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GUIDI Ignazio

31 luglio 1844 - 18 aprile 1935 Nominato il 30 dicembre 1914 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazione
Luigi Federzoni, presidente

PRESIDENTE. Fino all'ultima seduta che conchiuse il periodo antecedente delle nostre discussioni, avevamo veduto Ignazio Guidi fra noi, partecipare ancora esemplarmente assiduo ai lavori del Senato, portando con ammirabile serenità il peso dei suoi più che novant'anni. Le energie fisiche affievolite erano dominate dalla forte volontà: e la mente serbava quella chiarezza, quella vigoria, quella penetrazione che si erano rispecchiate in tante opere di sommo pregio. Ora l'Assemblea non avrà più l'onore della presenza del grande scienziato; e noi non avremo più la gioia di poter guardare a quella gloriosa e lieta vecchiezza come al termine ideale di una lunga operosa giornata. Il nome di lui era fino a ieri uno dei vanti maggiori del Senato, poiché egli poteva ben essere chiamato il Principe degli orientalisti.
Nello studio delle lingue semitiche, fino allora coltivato quasi soltanto da religiosi e per fini esclusivamente pratici, Ignazio Guidi aveva portato per primo lo stesso severo abito scientifico che già aveva rinnovato la filologia classica e la critica dei testi. Egli aveva acquistato una così piena padronanza di quelle lingue, da poter comporre versi in arabo ed in siriano e tenere un corso in arabo all'Università del Cairo. Ma un contributo particolarmente nuovo ed originale era stato da lui recato nello studio dell'aramaico e dell'etiopico antico. Né i suoi studi erano rimasti circoscritti al campo glottologico, poiché dall'analisi delle lingue egli era trascorso alle ricerche su le tradizioni, i costumi, le religioni, la cultura dei popoli, sicché non vi fu questione, anche di interesse politico, riguardante i popoli orientali, nella quale egli non potesse portare il contributo illuminante della sua dottrina.
Per molti anni insegnante di ebraico e di filologia semitica alla Sapienza, ha lasciato una eletta schiera di eccellenti allievi, che sono divenuti alla loro volta maestri. Massimo elogio dell'italiano insigne, che la Patria ha perduto, è ricordare che nelle opere come sulla cattedra egli fu sempre guidato dal senso augusto della missione di Roma creatrice e mediatrice provvidenziale di civiltà tra le stirpi. [...]
Alla memoria [...] rivolgiamo il nostro reverente saluto.
MUSSOLINI, Capo del Governo. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSSOLINI, Capo del Governo. Il Governo si associa alle parole di rimpianto pronunciate dal Presidente di questa Assemblea.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 14 maggio 1935.