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GROCCO Pietro

27 giugno 1856 - 12 febbraio 1916 Nominato il 03 dicembre 1905 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti parlamentari - Commemorazioni
Giuseppe Manfredi, Presidente

La celebrità, cui Pietro Grocco era salito vivente, ora circonda la tomba del clinico insigne, rapito alla cattedra, rapito alla scienza dalla morte, che lo colse in Courmayeur il 12 febbraio. Nativo era della provincia di Pavia, le luci al giorno avendo aperte il 28 giugno 1856 in Albonese. Fanciullo povero mostrò l'ingegno, che lo avrebbe arricchito, e la brama di apprendere, che gli procacciaron sussidio per gli studi. Nel ginnasio e nel liceo manifestò la mente acuta ed inclinata all'osservazione. Mirabilmente compì i corsi di medicina nella Università di Pavia e dai professori ebbe incarichi anche prima d'essere laureato. Meritò la pubblicazione a cura dell'Università, e posto ne' suoi archivi, la tesi con cui prese la laurea il 10 luglio 1879; ed appena laureato, fu scelto primo assistente della Clinica medica. Apprezzatissimo a 27 anni ottenne d'insegnare Propedeutica. Anche la sua tesi per la libera docenza fu lavoro di tale importanza, che ne andò la stampa a tutte le biblioteche mediche delle nostre università. Prese assenza nel 1881, ed a Parigi si levò sopra gli altri allievi del Charcot. Tornato al suo insegnamento, raccolsero il plauso del Congresso di medicina di Genova le sue ricerche sulla metallo-terapia.Stato nel 1892 alla clinica di Rosenthal in Vienna, si diede poi alla scienza in patria; e divenne maestro e consulente di quel grido, che tutti sanno; dei primi, non che d'Italia, di Europa, dando lustro alle cliniche di Perugia, di Pisa e di Firenze.
Fondò in Firenze l'Istituto per la cura antirabbica, uno de' meglio ordinati e diretti. Immanchevole alla direzione delle terme di Montecatini, per lui era lo accorrervi. Il suo nome e la sua opera han cresciuto all'Italia onore sin presso i lontani. Lavoratore indefesso, visse per la scienza, per le istituzioni umanitarie, per il prossimo infermo. Il primo fu dei semeiologi in Italia. Del Grocco rimane una ricca serie di pubblicazioni scientifiche, tutte preziose. Lo piangono le università, le accademie e società mediche. Il Senato, che acquistò sì preclaro collega il 3 dicembre 1905, sente pur esso grande la sua parte di duolo nel lutto generale. (Benissimo).[...]
[...]
BERGAMASCO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERGAMASCO. Consenta il Senato che anche a nome del collega Annaratone io mi associ alle nobili parole testé dette dal venerando nostro Presidente, e mandi da questa tribuna un ultimo saluto pieno di affetto e di mestizia alla memoria del compianto collega professor Pietro Grocco, che fu il figlio più illustre di quella nobile e patriottica terra Lomellina, alla quale noi pure apparteniamo.
Nato da famiglia poverissima di Albonese Lomellina, Pietro Grocco cominciò fino dalla prima adolescenza a maturare lo spirito di riflessione e di sacrificio e ad educare la sua volontà alla rude scuola delle strettezze e del bisogno; quella volontà che divenne poi temperata come l'acciaio.
Egli, con pochi aiuti di uno zio sacerdote, e con angustie inenarrabili sue e della famiglia e col provento delle ripetizioni, che dava ai suoi compagni più tardi sulle materie che giorno per giorno apprendeva, riuscì, poco più che ventenne, a laurearsi medico; e fu assunto subito come primo assistente dal celebre clinico Orsi.
Vinse a ventinove anni per concorso la cattedra di medicina propedeutica all'Università di Perugia, poscia quella di clinica generale all'Università di Pisa, e fu assunto ancora giovane come clinico generale all'Istituto degli studi superiori di Firenze.
Il nostro illustre Presidente ha già detto, altri qui con competenza che a me manca dirà di Pietro Grocco scienziato, di Pietro Grocco clinico, di Pietro Grocco professore, e delle sue ricerche originali nel campo della scienza; a me basti di ricordare le più spiccate doti dell'ingegno e della persona, per le quali gli fu aperta, e poté percorrere la luminosa sua carriera, vale a dire la vasta cultura scientifica, il diligente e acuto spirito di osservazione, e il senso pratico per le cose. Se a questo aggiungiamo i sensi squisiti, finissimi e la larga esperienza clinica, ben si comprende come Pietro Grocco abbia potuto assurgere al posto altissimo, di un vero maestro sì da essere considerato, uno fra i primissimi clinici del Regno.
Dotato di carattere buono e leale, egli ebbe un animo mite, che racchiudeva tesori di bontà. Al letto dei sofferenti egli sapeva presto conquistarne la fiducia e diventarne l'amico ed il consolatore.
Organismo esile, egli seppe trarne, con la sua inflessibile volontà, una somma tale di energie e di lavoro che ha qualche cosa del mirabile. La bella fama di medico insigne, la voce di clinico dall'occhio rapido e sicuro, gli procurò una clientela vastissima, specialmente una clientela consultiva di una vastità eccezionale. Egli nella rapida ascesa della sua carriera raggiunse presto onori e ricchezze: ma queste nuove condizioni nulla mutarono alla sua vita, poiché egli conservò le sane e rudi qualità della sua giovinezza, quali la semplicità e la sobrietà della vita e il ritmo intenso del lavoro ed a queste virtù austere, lungi da ogni mollezza, egli educò la sua numerosa famiglia, alla quale ed al comune nativo di Albonese prego il Senato di voler consentire che sia mandata l'espressione del nostro cordoglio. (Approvazioni).
TORRIGIANI FILIPPO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TORRIGIANI FILIPPO. Dopo quanto è stato detto così eloquentemente dall'illustre nostro Presidente e del senatore Bergamasco in onore e memoria di Pietro Grocco a me non resta che associarmi in nome del Consiglio direttivo e del Consiglio accademico dell'Istituto di studi superiori di Firenze e personalmente come amico devoto e riconoscente.
Quanti conobbero Pietro Grocco sanno quali eminenti doti egli possedesse come scienziato, come medico, e quanto grande fosse la bontà dell'animo suo.
E tanto sicuro era ed appariva il suo giudizio medico che quasi per virtù suggestive l'ammalato, dal solo suo sguardo e dalla dolcezza e della soave persuasione della sua parola e del suo atteggiamento, traeva conforto e speranza.
Mi unisco all'onorevole senatore Bergamasco proponendo che in nome del Senato sieno inviate alla famiglia Grocco le più vive condoglianze. (Approvazioni).
MARAGLIANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARAGLIANO. L'onorevole collega Bergamasco ha detto del compianto nostro Pietro Grocco a nome dei suoi conterranei, l'onorevole Torrigiani ne ha detto a nome dell'Istituto di studi superiori di Firenze; concedetemi che io esprima qui il cordoglio vivo e profondo che hanno provato le università italiane innanzi alla sua perdita. Pietro Grocco per l'università fu un esempio, perché curò sopratutto nel suo insegnamento l'educazione pratica dei giovani. Non perdette mai di vista l'obbietto della scuola, il dovere del maestro, che è quello di preparare i giovani medici all'esercizio dell'arte benefica che devono professare. A tutto questo egli sacrificò le sue migliori energie e dalla sua scuola uscirono legioni di giovani medici che col valore loro fanno oggi onore alla sua memoria.
Il Grocco fu anche esempio di insegnante diligente, perché malgrado la sua malferma salute, che fu per molti anni cosi, non dimenticò mai la sua scuola, ed attese all'esercizio del suo nobile ministero, tanto che forse la diligenza sua ha abbreviato la sua fragile esistenza. Io con tristezza rivolgo il pensiero alla sua memoria, io che non mi aspettavo di tessere qui l'elogio a lui, che ebbi l'onore di scorgere nel cammino dell'insegnamento, avendolo come giudice in un pubblico concorso designato alla cattedra di Pisa che poi illustrò.
Non ripeterò qui tutti i titoli che Pietro Grocco ebbe dalla nazionale estimazione. Lo hanno detto l'onorevole Presidente e gli onorevoli colleghi che mi precedettero. Tengo però a ripetere che le università italiane hanno, fatto con la sua morte una gravissima perdita. (Vive approvazioni).
TAMASSIA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TAMASSIA. Mi associo di tutto cuore alle nobili parole ed al rimpianto dei colleghi nostri verso il collega Grocco ; e mi vi associo tanto come medico, che come quegli che lo ebbe a Pavia fra i primi suoi scolari d lui, fino d'allora, io presentivo, conoscendone l'ingegno e l'amore agli studi, la carriera più felice, non certo la morte immatura, che priva la scienza di uno dei suoi più illustri cultori; e ricordo ora con tenerezza quasi paterna il giovane studioso.
Inutile quindi soggiungere che mi unisco, commosso, alle proposte presentate dagli altri colleghi, di spedir le nostre condoglianze, a nome del Senato, al suo paese natale ed all'Istituto di studi superiori di Firenze, di cui era sì autorevole ed infaticato ornamento negli studi così vasti del campo della clinica medica. (Approvazioni).
MURATORI. Legato da vincoli di fraterna e riconoscente amicizia a Pietro Grocco, vada alla di lui memoria il mio memore pensiero, anche a nome del collega Lamberti, assente, che me ne ha dato espresso incarico.
Io non ho la competente autorità di parlare del grande scienziato, acclamato per consentimento universale del mondo intellettuale e scientifico, quale uno dei sommi clinici d'Italia, mentre altri dirà del grande clinico, del medico insigne, a me preme rilevare che fu un'anima buona, generosa, filantropica. Molti ignorano tutto il bene che egli faceva per le classi povere e l'assistenza gratuita prestata a tutti coloro che fidenti ricorrevano a lui e da lui erano strappati alla morte.
Fondò a Firenze l'istituto antirabbico, riconosciuto universalmente come uno dei migliori istituti del genere in Europa.
Di origini assai modeste, seppe col suo lavoro indefesso crearsi un'altissima posizione, mai inorgoglito dal crescente successo, modesto sempre.
Nominato senatore nel 1905, acclamato ed onorato dai suoi colleghi, in un banchetto che gli fu dato dalla classe medica toscana, pronunziò queste parole che rivelarono il nobile sentire, la grande modestia dell'animo suo e vorrei che fossero scolpite sulla sua tomba: «Voi onorate non forse le mie opere, ma le mie intenzioni, che, come sapete, sono le intenzioni di un galantuomo, e onorandomi come tale, voi onorate il mio genitore che fu povero, ma seppe essermi esempio di illibatezza».
Associandomi alla proposta dei colleghi che mi hanno preceduto, prego il Presidente di inviare le condoglianze del Senato alla città di Firenze che perde con Pietro Grocco uno dei più preclari maestri dell'Istituto di studi superiori, uno dei più illustri cittadini di adozione.
[...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.I lutti numerosi e profondi che hanno colpito il Senato, affermano per cosi dire una solidarietà di dolorosa simpatia con l'altro ramo del Parlamento, anch'esso di recente assai duramente provato; e quasi per una fatale simmetria, mentre la Camera elettiva rimpiangeva la perdita di Guido Baccelli, piange il Senato la perdita di Pietro Grocco, grande clinico, che alla profondità della scienza e alla esperienza acquistata con tenace e infaticata cura congiungeva quella genialità d'intuito, senza la quale non si può esser grandi in nessun arringo. Se la gloriosa longevità di Guido Baccelli fa sì ch'egli compendi nel suo nome come un ciclo della storia della medicina italiana, l'immatura scomparsa di Pietro Grocco fa quasi pensare ad una sottile vendetta della morte verso colui che tante vite le aveva energicamente contese e vittoriosamente sottratte. (Approvazioni).
[...]
Onorevoli senatori, io non so adeguatamente esprimere un sentimento complesso, che in questo momento mi grava sull'animo; ma io vorrei dir questo: che sembra quasi un triste destino la scomparsa di uomini cosi insigni in questo e in quell'altro ramo del Parlamento, in un'ora in cui alla patria più che mai occorrono le forze e le virtù di tutti i suoi figli, e specialmente dei suoi figli maggiori. (Approvazioni).Ma quanto in questo sentimento può esservi di ansia patriottica, si tramuta in un argomento di conforto, se pensiamo che da queste illustri tombe, testé dischiuse, sorge a noi, come sacro retaggio, l'ammonimento che c'incita sempre più ad una devozione piena verso la patria: quella patria cui essi, gl'insigni nostri morti, diedero tanta opera e apprestarono tanto onore nei campi del pensiero e della politica, per le virtù domestiche e per le virtù pubbliche. (Approvazioni vivissime - Applausi).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 marzo 1916.