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GRIMANI Filippo

04 giugno 1850 - 05 dicembre 1921 Nominato il 23 febbraio 1917 per la categoria 16 - I membri dei Consigli di divisione dopo tre elezioni alla loro presidenza provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Prego l'onorevole senatore, segretario, Sili di dar lettura di un telegramma pervenuto all'Ufficio di Presidenza.
SILI, segretario, legge:.
"Venezia, 5 dicembre 1921.
Venezia apprende con profondo, vivissimo cordoglio tristissima notizia morte senatore Grimani che per venticinque anni fu suo sindaco profondendo a vantaggio della città i tesori dell'animo suo nobilissimo, della sua mente eletta, della sua incomparabile rettitudine.
Porgo a V.E. espressioni sentite condoglianze.
Sindaco: GIORDANO".
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi. Già nella seduta di ieri il Senato ha appreso con grande concorde tristezza la scomparsa dell'amato collega, conte Filippo Grimani, morto ieri dopo una breve malattia, che sembrava già vinta, qui in Roma, lungi dalla sua diletta Venezia.
Ivi era nato il 4 giugno 1850, da una delle più antiche ed illustri famiglie patrizie che alla gloriosa Repubblica di San Marco aveva dato generali, ammiragli, ambasciatori, cardinali e dogi celebri nei fasti veneti; una di quelle famiglie dell'aristocrazia veneziana, in cui servire sempre e sovratutto la patria era il primo e più santo dovere, e l'antica stirpe si rivelava nel carattere e nell'aspetto del conte Grimani.
Giovanissimo si laureò in legge a Padova, ma non esercitò quasi affatto la professione legale, poiché il desiderio di bene oprare a favore della terra natia lo rese presto partecipe alle lotte amministrative. Fu dapprima consigliere e sindaco del Comune di Mirano: nel 1893 fu eletto consigliere comunale di Venezia; nel 1895 divenne prosindaco e poi sindaco. E tutta l'opera sua per lunghi anni dedicò al bene della diletta città natia, a capo della cui amministrazione restò, esempio unico in Italia, per ben 25 anni, superando difficoltà d'ogni sorta, vincendo continue ed anche aspre battaglie contro minoranze sempre più aggressive, e risolvendo problemi importantissimi per la vita di Venezia. Il suo nome era divenuto simbolo di amministrazione illuminata ed amorosa; la sua fama era uscita dai confini della sua città ed il suo esempio era additato ovunque.
I suoi concittadini di tutte le classi sociali, anzi particolarmente i popolani, lo adoravano, anche se in questi ultimi tempi la lotta amministrativa era stata per la prima volta dopo tanti anni sfavorevole alla Alleanza che egli guidava: dagli stessi avversari era stimato ed ammirato.
L'affetto dei veneziani si è rivelato incessante anche in questa sua ultima malattia, che essi seguirono trepidanti, mai stanchi di chiedere sue nuove.
E certo immenso deve essere in questi momenti il lutto della sua città (di cui si è fatto interprete il sindaco col telegramma del quale si è dato testé lettura), in pro della quale l'illustre scomparso ha preferito spendere sì gran parte della sua vita, mentre forse la sua profonda cultura ed il suo alto intelletto lo avrebbero chiamato a combattere nel campo più vasto della politica.
Egli fu anche per lungo tempo consigliere e per otto anni presidente del Consiglio provinciale, con tre successive rielezioni e per tal titolo ebbe la nomina a senatore.
Non piccolo merito suo fu l'impulso dato alla Esposizione internazionale d'arte da lui sorretta ed ampliata, sì da farne una delle più cospicue manifestazioni artistiche del mondo.
Ma dove l'opera sua sopratutto rifulse fu nel periodo bellico, durante le tristissime ore che Venezia ebbe a sopportare così eroicamente, esposta fin dai primi giorni e tante offese nemiche, stretta come in un assedio, colpita nei suoi commerci, nella sua vita stessa. Il conte Grimani fu instancabile di operosità, fervido di iniziative dirette a rinsaldare la organizzazione civile, inflessibile nell'incuorare al coraggio ed alla speranza, pronto a tutti i sacrifici e a tutte le previdenze. Il cuore gli sanguinava nel vedere i monumenti insigni della sua città, le vite dei suoi concittadini minacciati continuamente ed offesi dalle codarde imprese nemiche: ma l'animo non gli mancò mai e seppe incitare, con tempra degna dei suoi maggiori, alla resistenza contro ogni scoraggiamento, contro ogni debolezza, finché la vittoria delle nostre armi venne a premiare il sacrifizio e la incrollabile fede. (Benissimo).
Le sue insigni benemerenze gli valsero la nomina a senatore il 23 febbraio 1917 e, pur tra le molteplici cure del suo ufficio, fu assiduo ai nostri lavori, e fu a noi tutti carissimo anche per le sue squisite doti di gentiluomo, per la sua grande cordialità di modi.
La stima di cui era circondato appare pure nella sua nomina a membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle terre liberate, di cui era autorevole e attivo presidente.
Scompare in lui un milite fervido ed operoso del dovere e del patriottismo sinceramente congiunto a profonda fede religiosa; la sua figura sarà rimpianta non solo dal Senato e dalla sua città, ma da tutta l'Italia.
Piangiamo il caro collega così inopinatamente perduto ed inviamo alla illustre famiglia di lui tanto duramente colpita, alla nobile città di Venezia orbata del suo del suo più amato figlio, l'espressione del nostro dolore e del nostro profondo cordoglio. (Approvazioni generali).
BERGAMASCO, ministro della marina. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERGAMASCO, ministro della marina.Del compianto e caro nostro collega Filippo Grimani, delle sue doti e virtù, della sua devozione alla cosa pubblica e del suo patriottismo, ha detto l'illustre Presidente nostro parole così alte e degne che l'aggiungerne altre sarebbe opera vana e forse dannosa. La memoria di lui permarrà in questo Alto consesso come nella sua città natale e fra tutti coloro che lo conobbero quale quella di un uomo di una serenità grande, di una mitezza immensa e di infinita bontà. Il Governo partecipa al lutto dell'Assemblea e si unisce pure alle condoglianze, che l'Assemblea vorrà mandare alla famiglia di lui e alla sua città natale. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti Parlamentari. Discussioni, 6 dicembre 1921.