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GRENET Francesco

23 giugno 1846 - 22 maggio 1915 Nominato il 03 giugno 1911 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Nel tempo, in cui sono state chiuse le nostre sedute, abbiamo perduto i senatori Fergola, D'Alì, Grenet, Masi, Calvi, Massabò, Villa Tommaso, Campo, Balestra, Tournon, San Donnino, Di Martino, Florena, Salvarezza Cesare. [...]
Prima che per la morte l'Armata fu dolente, che per l'età dell'ammiraglio Grenet dovesse nel 23 giugno 1911 esser privata di uno dei suoi migliori. La Maestà del re, che l'aveva elevato al Senato per decreto del 3 giugno stesso, lo encomiò con suo autografo, manifestandogli la sovrana riconoscenza. Dopo l'ultima sua ora, che fu nel 22 maggio in Napoli, sonosi celebrate nel lutto le virtù del perfetto marinaro, ed apparsi sono maggiormente all'ammirazione i pregi di tal uomo, che fu onore della marina, ed i meriti di una vita tutta consacrata al dovere. Nato Francesco Grenet in Napoli il 23 giugno 1846, nel 1860 dalla scuola di marina con entusiasmo giovanile si offrì a Garibaldi. A soli 14 anni nominato guardia marina ed imbarcato sulla fregata Garibaldi, nell'assedio di Gaeta guadagnò la medaglia d'argento al valore militare. Finita quella campagna, lo costrinse a ritirarsi la nuova legge, per attendere il compimento della prefissa età degli anni 17: ma del tempo si giovò alla coltura dell'ingegno; e vivacemente continuò ad allenarsi al mare. Ripigliato il servizio, vi pose una ferrea volontà ed una energia appassionata, sia a terra, sia a bordo, e da subalterno e da comandante. Vi contò più di mezzo secolo, ed oltre 23 anni di navigazione. Nel 1866 tenente di vascello allo Stato maggiore sulla principe di Carignano, nella battaglia di Lissa, altra medaglia al valore meritò. Varie navi comandò; la Doria fra d'esse, a bordo della quale fu promosso contrammiraglio nel 1896, che era ricordata nave modello. Adempì importanti incarichi. Capitano di vascello dal 1888 al 1891, fu addetto navale a Londra. Comandò due volte la squadra italiana all'estremo Oriente. Fu comandante superiore del Corpo de' reali equipaggi: direttore instancabile dell'Arsenale di Napoli; l'ebbe comandante apprezzatissimo, sebbene brevemente, l'Accademia; fu alcun altro breve tempo ispettore delle torpediniere. Viceammiraglio nel 1905, tenne il comando delle piazze navali di Taranto, di Napoli, di Spezia, ed oltre due anni comandò le forze del Mediterraneo mirabilmente; finì presidente del Consiglio superiore di marina in alta autorità anche nella posizione ausiliaria. Di Francesco Grenet vivente, alla patria, dopo l'opera, valse il consiglio; di lui estinto, rimane prezioso l'esempio. (Benissimo). [...]
CANEVARO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CANEVARO. Permetta il Senato che alle elevate parole con le quali il nostro venerando Presidente ha commemorato il collega nostro ammiraglio Grenet, io poche altre ne aggiunga per sentimento personale di amicizia, per sentimento verso il compagno d'armi, ed anche per desiderio dei colleghi nostri ammiragli, qui presenti in Senato, i quali furono tutti estimatori ed amici del perduto nostro collega.
Io ho avuto la fortuna di conoscere il Grenet quando egli era ancora giovanissimo aspirante. L'ho poi seguito in tutti i gradi della sua carriera, avendo avuto occasione di navigare con lui nella stessa nave, in lunghi viaggi attraverso l'oceano, al tempo della vela.
L'ebbi poi in varie occasioni sotto i miei ordini sulla corazzata Italia,nel primo armamento di questa importantissima nave. Più tardi ancora, quale comandante di nave nelle varie squadre che ho avuto l'onore di comandare.
Gli è dunque con piena conoscenza dell'uomo e per la lunga estimazione che ho avuto di lui, che oggi sono lieto di potere affermare che egli, sempre ed in ogni tempo, è stato un distinto ufficiale di marina; particolarmente versato nella tecnica marinaresca, di cui ha lasciato anche pubblicazioni notevoli, che al presente sono spesso consultate dai giovani ufficiali.
Egli ha servito sempre la marina e il paese con grande amore e con grande abilità.
La sua dipartita è dunque una vera lacuna per la famiglia marinara, così come lo è per il Senato.
Vadano queste mie parole alla vedova sconsolata, che è pure in gravissime condizioni di salute; vadano, se è possibile, a lenire il dolore dei figli, essi pure ufficiali di marina e che in queste momento, sulle nostre navi, combattono nella santa guerra d'Italia (bene, approvazioni vivissime);servano esse d'incoraggiamento e di sprone a questi ufficiali perché seguano l'esempio onorando lasciato dal loro padre! (Approvazioni vivissime, applausi).[...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Domando di parlare.
PRESIDENTE, Ne ha facoltà,
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Assolvo il compito altrettanto onorevole quanto doloroso di esprimere a nome del Governo tutta la simpatia riverente, che esso prova innanzi ai gravi lutti, che quest'alto consesso ha subiti; e in questa simpatia si contiene il pieno consenso al tributo di riconoscenza e di lode, che le inspirate parole del Presidente illustre e degli altri senatori hanno apprestato alla memoria degl'insigni uomini, di cui piangiamo la perdita.
Ascoltando quelle parole, la mia mente quasi astraeva dalle persone singole, e al di sopra degli uomini commemorati, io vedevo passare innanzi ai miei occhi tutta una serie di vite nobilmente spese nei campi più diversi: dall'esercito all'amministrazione civile, dal Parlamento alle amministrazioni locali, dalle aule della giustizia alla cattedra della scuola e così via via - forme di attività diverse, ma congiunte tra loro da quest' unica idea e da quest'unica fede: il servizio reso alla patria (Bene! Bravo!).
E pensavo a quanti tesori di sapienza e di patriottismo in quest'Aula nobilissima si racchiudono. Né io nulla aggiungerei a quanto così egregiamente è stato detto; ma concederà il Senato che trovi qui un'eco la vibrazione di talune note particolari, che o per ragioni personali o per ragioni di ufficio più vivamente palpitano nell'animo mio, a proposito, della dipartita di alcuni valentuomini.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 15 dicembre 1915.