GOIRAN Giovanni
03 giugno 1842 - 06 gennaio 1914 Nominato il 26 gennaio 1910 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza EsteroCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi! Nella seduta nostra del 30 dicembre era fra noi il senatore Goiran, e ne ascoltammo la voce premurosa della salute altrui: ma scritto stava nel libro del suo destino, che non gli fossero concessi più di altri otto giorni di vita! Ammalò di repente, aggravò rapidamente, e fu dalla morte rapito il settimo giorno del nuovo anno.
Nato in Nizza Marittima il 2 giugno 1842, aveva scelto la patria italiana, quando la sua terra nativa fu ceduta alla Francia; e la patria italiana amò e da figlio devoto servì nelle armi, nell'amministrazione ed in questa Assemblea legislativa, cui appartenne dal 26 gennaio 1910.
Il giovane allievo della Regia Accademia militare fu nell'esercito sottotenente del genio nel luglio del 1863; e luogotenente fece la campagna del 1866. Addetto nell'ottobre 1871 al comando generale dello Stato maggiore, salì meritamente in questo corpo ai più alti gradi e vi adempì importanti incarichi. La mente perspicua fornì di studi; la scienza militare acquistò e dell'arte della guerra divenne maestro. Capitano fu alla Scuola di guerra insegnante oltre due anni; dal marzo 1878 all'agosto 1880; nel corso de' quali fu promosso maggiore. Dei servizi amministrativi tenne la direzione nel Ministero della guerra dal febbraio 1895 al marzo 1896, nel passare da colonnello a maggiore generale, e vi mostrò la sua sagacità e rettitudine. Tenente generale nel gennaio 1901, ebbe il comando del II corpo d'Armata nel luglio 1906; e, fregiato della croce d'oro per anzianità di servizio fin dal dicembre 1900, passò al sevizio ausiliario nel 3 giugno 1910. La sua utilità qui portò con la frequenza di presenza e di opera, e con la parola apprezzatissima. Della attività, adempito il dovere, gli avanzò da impiegarne allo scrivere e pubblicare soprattutto delle cose militari.
Del generale Giovanni Goiran rimane amata e pregiata memoria nell'esercito, cui tutto il cuore aveva dato e tutto il pensiero della sua esistenza. Si rammentano le belle doti militari ed umane del suo carattere; se ne loda particolarmente la bontà verso i sottoposti, integra la disciplina, ed il bene, che ai meritevoli procurava, potendo, fuori dei ranghi: esemplare di quella virtù di comando, che dell'esercito, ad onore e fortuna d'Italia, ha formato l'educazione talmente, che sui campi di battaglia, come si è ammirato nei fatti d'armi della Libia, conduce alla vittoria la fratellanza e la gara affettuosa tra ufficiali e soldati nell'offrire il sangue per la bandiera. (Benissimo). [...]
LAMBERTI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAMBERTI. Ben altra voce dovrebbe elevarsi in questo momento, non dirò per corroborare, ma per integrare, quanto splendidamente ha detto di lui, delle sue benemerenze il nostro amato e venerato Presidente. Tuttavia credo potermi fare interprete dei miei colleghi dell'esercito qui dentro e fuori di qui, prendendo la parola ed essenzialmente tengo ad essere interprete dell'animo mio che fu vivamente e profondamente legato di amicizia verso il nostro compianto collega Goiran.
Ebbi frequenti relazioni con lui, in specie quando, lui direttore dei servizi amministrativi al Ministero della guerra, io in Africa, più specialmente impegnato nella parte amministrativa della campagna di quel tempo, e non posso dimenticare come non poche delle questioni importantissime sorte in allora sieno state risolute con molta sollecitudine e convenienza, appunto per le intime relazioni che correvano fra noi e per le cortesi, cordiali intelligenze mantenute con lui e vivificate dal pronto suo intuito e dalla costante e non comune sua attività.
Lo ebbi poi più di una volta alle dipendenze e nei comandi di brigata e nei comandi di divisione, ed ebbi campo anche nelle conversazioni famigliari, di apprezzarne il vasto sapere, non solo in questioni di competenza militare, ma anche su scibile estraneo alle nostre speciali discipline.
Tenni ad onore, e ricorderò sempre con grande affetto, l'amicizia deferente e devota che egli ebbe per me. Credo che profondo sia stato il dolore ed il danno per la famiglia di lui, di cui tre membri, militano due nell'esercito ed uno nella marina, e non dubito, sapranno inspirarsi alle virtù del padre.
Nato in territorio, oggi francese, ma ai suoi tempi italiano, preferì subito di rimanere nella patria italiana, abbandonando qualsiasi diritto e forse maggiori prospettive di carriera che gli avrebbe offerto l'altro Stato: anche questo è un titolo che gli deve la nostra riconoscenza ed il nostro affetto e che gli valse forse una quantità maggiore di stima e di affetto nell'esercito, di cui fu ornamento.
Propongo che alla famiglia sia mandata l'espressione nel nostro compianto ed aggiungo che anche il senatore Pedotti, che non è presente mi ha pregato d'interpretarne in Senato il profondo e vivissimo suo compianto per questa nostra amara perdita. (Vive approvazioni).
DE SONNAZ. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE SONNAZ. Mi permetta il Senato di associarmi agii encomii, che il nostro illustre Presidente diede alla memoria del rimpianto senatore generale Giovanni Goiran.
Il senatore Goiran fu per molti anni il mio compagno di seggio al Senato, e così ho avuto l'occasione di ammirare la sua bella e nobile indole.
Il senatore Goiran era un lavoratore indefesso al Senato, come lo provò la parte attiva che prese all'inchiesta del Palazzo di giustizia; inoltre era scrittore esimio di studii militari e passando citeremo gli articoli nella Nuova Antologia sulla guerra libica. Il senatore Goiran sempre si occupò con amore e con grande competenza dell'esercito e della marina, e quindi della grandezza d'Italia.
Il senatore Goiran era inoltre un uomo giusto, mite, buono e molto servizievole: sempre guardava di essere utile a chi lo meritava. Esso concentrava in sé le belle e nobili doti che tanto brillano fra gli ufficiali del valoroso esercito italiano.
Si permetta a me, che ho l'onore di essere nato nella stessa sua bella e nobile città, di inviargli un ultimo e ben sincero compianto, come ricordo della terra natia. E mi permetta il Senato di chiedere che si inviino a nome del Senato le condoglianze alla desolata famiglia Goiran, ove tre dei suoi giovani figli, già in Libia, emularono il valore e le virtù militari del padre. (Approvazioni).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 26 febbraio 1914.