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GINORI LISCI Lorenzo

23 maggio 1823 - 13 febbraio 1878 Nominato il 13 marzo 1864 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Sebastiano Tecchio, Presidente

Prego i signori senatori a ripigliare il loro posto per udire le meste letture delle quali son debitore all'Assemblea.
Signori, [...] nell'intervallo di circa un mese, tra la prima e la seconda sessione della presente legislatura, scesero nel sepolcro cinque senatori: [...] la vita e i meriti di ciascheduno di codesti nostri colleghi vengo oggi a commemorarvi per sommi capi, come vuole la consuetudine, come comporta il dolore.
Il marchese Lorenzo Ginori-Lisci è nato in Firenze addì 23 gennaio 1823.
La schiatta dei Ginori era già ilustre per assai nomi di Priori, di Magistrati, di Ambasciatori.
Nel secondo XVIII il marchese Carlo, fatto senatore da Giangastone, avea cercato una nuova nobiltà nel lavoro. Bonificatore di maremme: ausiliatore della navigazione, e massime della pesca de' coralli, alla quale nel 1744 inviava una squadra di dieciasette feluche: fondatore della fabbrica di porcellane a Doccia.
Niuno non sa che ab anticole porcellane provenivano tutte dalla Cina e dal Giappone; e l'Europa le pagava a prezzi tragrandi [sic]. La fabbrica Medicèa presso Firenze era vissuta poco e senza splendore.
La nave di Carlo Ginori, spedita nelle Indie orientali l'anno 1735, era stata la prima a portare in Italia i saggi delle terre che servivano alla composizione delle porcellane cinesi. E allora emerse a Doccia la fabbrica toscana, contemporanea alla francese di Sèvres.
Ma il maggior disegno di Carlo, che fu di instituire a Doccia una colonia industriale, non attecchiva, se non fosse arditamente venuto a incarnarlo il nostro marchese Lorenzo.
Questi, in età giovanile, s'era dato agli studi che meglio conferiscono all'arte ceramica; e specialmente aveva udite le lezioni di chimica del Dumas e del Pelouse alla Sorbona e nel Collegio di Francia. Tornata a Doccia, vi chiamò maestri, artisti, scienziati; tra gli altri lo scultore Bruschi, il pittore Aureiter, il chimico Vundhelein. Provvide alla istruzione dei lavoratori e dei figluoli loro. Mantenne del proprio alla scuola di Firenze quanti ragazzi aspiravano alle sezioni chimica e artistica dell'officina. Per sopperire al difetto di terre fine nostrali, aperse un museo di ben tre mila esemplari di terre e di minerali. E a lui si devono le porcellane di rilievo e colorate, sul modello di quelle, un tempo celebri, di Capodimonte. A lui la scoperta di bellissimi lustri iridati. A lui la imitazione meravigliosa delle antiche maioliche italiane, che nei secoli XVI e XVII aveano dato fama alle fabbriche di Faenza, di Urbino, di Casterl Durante, e di Gubbio. Insomma se la manifattura di Doccia è salita in altissima estimazione; e i suoi stovigli competono con quei di Sèvres, di Dresda, di Stoccarda, di Berlino; e nel 1855 guadagnarono il premio alla Esposizione di Parigi, - nel 1861 alla esposizione italiana di Firenze, nel 1862 alla esposizione di Londra; il merito e il vanto ne spetta allo ingegno, al coraggio, alla perseveranza, al genio estetico di Lorenzo Ginori.
Né le tante e sì varie sollecitudini del valoroso industriale hanno renduto sterili o inerti i sensi del patriota.
Egli nel 1843 diventò cavaliere dell'Ordine di Malta; ma non volle mai saperne dell'Ordine di Santo Stefano, che obbligava i cavalieri a giurare obbedienza al Granduca. Ne' bei giorni di Pio IX, l'animo suo sollevavasi a molte speranze. Sopratutto lo inebbriava di gioia la stupenda benedizione del Papa all'Italia. Quando la Toscana raggiunse le libertà statutarie, il Municipio di Sesto se l'ebbe a capitano diligentissimo dei militi cittadini. Nel dolente decennio che susseguì alla incursione austriaca del '49, non volendo egli rifiutare a' compaesani il soccorso de' suoi lumi e della sua esperienza di amministratore, accettò dapprima l'ufficio di Gonfaloniere di Calenzano; poi, nel '53 di consigliere del Comune di Firenze; e nel '54 di Confaloniere di Sesto. Venute le glorie del '59 e dopo quelle, la paurosa pace di Villafranca, andò Legato del Governo toscano al Dittatore di Modena, Luigi Carlo Farini, per veder modo di stringere la Lega morale e politica cogli altri Governi provvisori dell'Italia centrale.
Poco appresso, nell'Assemblea dei rappresentanti della Toscana, metteva innanzi e vinceva con tutti i suffragi, il decreto di decadenza della Signoria Lorenese.
Frattanto il barone Ricasoli l'ha nominato maggiore della guardia nazionale di Firenze e Sindaco del Municipio di Sesto.
Nel 17 marzo 1860 gli elettori del collegio di Pellegrino, e nel 27 gennaio 1861 quei del Collegio III di Firenze, lo inviarono alla Camera dei deputati in Torino; nella quale rimase sino a che il reale decreto 13 marzo 1864 lo chiamò senatore del Regno.
Dal 5 marzo al 29 ottobre del 1868 fu Sindaco dell'augusta Firenze; periodo faustissimo e veramente solenne, per le feste nuziali dal quel Municipio dedicate ai principi Umberto e Margherita, che oggi l'Italia riverisce ed ammira sul trono del suo primo Re.
Nel Senato il marchese Ginori ebbe grado di segretario in cinque sessioni; quelle del 1865, del '66, 'del 67, del '69, del '71. E, specialmente quando si discuteva di provvedimenti finanziari, e di questioni attinenti alla pubblica economia, soleva recare gli avvisi della pratica e della prudenza, non senza mostrarsi devoto alla scuola dei liberisti.
Sennonchè le fatiche assidue, e lo studio pertinacissimo ch'ei poneva a sempre nuovi trovati che dessero perfezione alla sua dilettissima manifattura gli limarono la salute. Da qualche anno lo desiderammo indarno alle nostre Tornate. Addì 13 del passato febbraio, all'età di poco più che 55 anni, dovette cedere al morbo che gli insidiava la vita.
Tenterei l'impossibile se volessi dipingervi il lutto della sua dipartita. Lascio le pompe ufficiali. Ciò solo mi preme asserire, che le legioni della sua cara colonia, accompagnandone il feretro, piangevano (assai più che il padrone) il benefattore, il padre, il maestro, l'amico.
E qui non posso non ricordare che alla sua colonia avea dato (provvidissima dote) e Scuola e Asilo infantile e Cassa di risparmio per gli artisti e per gli operai; - che larghissima parte avea preso a instituire nel Comune di Sesto la Scuola di disegno industriale; e che il suo nome rifulge tra i primi e i più generosi oblatori al Consorzio nazionale, ideato e organato nel 1864 a Torino da un principe illustre, non meno devoto alla patria che alla dinastia e nelle prospere e nelle avverse fortune.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 15 maggio 1878.