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GARNERI Giuseppe

17 luglio 1823 - 24 agosto 1905 Nominato il 21 novembre 1892 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Piemonte

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori! Abbiamo chiuso, al principio di luglio, le nostre adunanze col rimpiangere la perdita di un nostro egregio collega; le riapriamo ora col rimpiangerne altri parecchi. [...]
Il giorno 24 del mese di agosto si spense in Roma il senatore Giuseppe Garneri, nato a Cavallermaggiore in Piemonte il 17 luglio 1823.
L'intera sua esistenza non fu che un continuo servizio alla patria ed al Re.
Laureato ingegnere civile nella Università di Torino, dopo l'armistizio Salasco volle entrare nell'esercito. Vi fu ricevuto col grado di luogotenente nel genio e nominato aiutante di campo del generale Olivero, comandante superiore di quell'arma nella breve e infelice campagna del 1849.
Capitano nel 1854, comandò una compagnia di zappatori del genio e diresse a Casale Monferrato le importanti fortificazioni sul Po.
Collaborò col Menabrea agli studi per la difesa militare dello Stato, richiesti dalla ricostituzione del nuovo Regno, ed alla direzione dei lavori per la difesa di Alessandria, Piacenza, Bologna, Pavia, Pizzighettone.
Promosso maggiore, fu capo di Stato maggiore del genio nell'esercito che combatté nelle Marche e nell'Umbria.
Sotto Ancona marciò all'assalto della lunetta di Monte Pelago e con mirabile rapidità rivolse tosto di là le operazioni contro la città - ciò che valse la medaglia d'argento - come la strenua e paziente opera sua a Gaeta gli meritò l'onorificenza dell'ordine militare di Savoia.
Colonnello nel 1863, fu di nuovo nel 1866 capo di Stato maggiore del genio.
segretario per più anni del Comitato di quell'Arma, nel 1871, fatto generale, fu destinato al comando territoriale del Genio a Roma: e nel 1872 mandato in Inghilterra a studiarvi le opere di fortificazione di quelle coste.
Nominato ispettore generale del genio nel 1888, tenne quell'ufficio fino al 1894, cioè fin quando passò in posizione ausiliaria e più tardi nella riserva.
Senatore dal 21 novembre 1892, era assiduo alle nostre sedute.
D'ingegno pronto, di larga istruzione, egli conosceva bene più lingue ed aveva una soda cultura letteraria.
Valente e perciò modesto come ogni vero soldato ed uomo d'azione, era sobrio di parole. Il silenzio e la riflessione erano la sua forza. Ma quando parlava la sua parole era netta, incisiva, efficace. Se poi il discorso volgeva sopra un atto virtuoso o biasimevole, vi lampeggiava, con tutto il fuoco della giovinezza, l'esaltazione e lo sdegno.
L'ultimo periodo della sua vita fu amareggiato da profondi dolori. In poco tempo, perdette uno dei figli già adulto, il suocero Giuseppe Bertoldi - a cui l'incomparabile modestia impedì di essere conosciuto ed apprezzato secondo il suo vero e grande valore - ed infine la moglie, angelica compagna della sua lunga e laboriosa carriera.
Amantissimo della famiglia, il suo cuore non poté reggere a tanto cordoglio: e l'opera del dolore, congiunta a quella degli anni, accelerarono la sua fine.
Il miglior saluto, o diletto collega, è l'augurio alla patria di avere molti figli che ti somiglino. (Bene).[...]
FORTIS, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FORTIS, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. A nome del Governo, mi associo con animo profondamente contristato alla mesta commemorazione testé fatta dall'illustre Presidente dei senatori perduti: e ne rimpiango amaramente la perdita, rendendo tributo di onore alla loro cara memoria. (Approvazioni).
PRESIDENDE. Ha facoltà di parlare l'onorevole ministro della guerra.
PEDOTTI, ministro della guerra. Consenta il Senato che in nome dell'esercito io aggiunga poche parole alle commemorazioni fatte dal nostro illustre Presidente dei compianti nostri colleghi generali Mezzacapo e Garneri. [...]
Il generale Garneri, spentosi il 24 agosto scorso, fu uno dei più distinti ufficiali del genio del nostro esercito e seppe tener alte le antiche gloriose tradizioni dell'ingegneria militare.
Nato nel luglio del 1823 a Cavallermaggiore presso Cuneo, egli compì gli studi nell'Università di Torino, ove fu laureato architetto nel 1845, e fu allievo di quel celebre ingegnere Carlo Promis, che tanta parte del suo forte ingegno aveva pur dedicato agli studi di architettura militare.
Da sì insigne maestro che ne aveva conosciute le spiccate attitudini in quest'arte, il Garneri veniva spinto ad entrare come ufficiale del genio nell'esercito piemontese, allora appunto quando, dopo i primi rovesci del 1848, questo esercito si preparava alle future riscosse; e così fu che in quel singolare periodo nel quale si compirono i destini d'Italia, egli ebbe largo campo di mettere a prova in servizio ed in difesa della patria i severi studi e l'alto intelletto.
Costruttore delle fortificazioni di Alessandria nel 1854, egli fu capo di Stato maggiore del Menabrea nella campagna del 1859, e la stessa carica tenne nella campagna di Ancona e della bassa Italia ed in quella ancora del 1866.
All'assedio di Ancona egli ebbe parte principale nell'organizzare l'attacco della piazza non solo, ma le ideate disposizioni seppe poi con tanta intrepidezza e sangue freddo attuare sotto il fuoco nemico, da meritarsi la medaglia d'argento al valore militare. Né parte meno importante gli toccò nell'assedio di Capua ed in quello di Gaeta, ove i suoi distinti servigi gli fruttarono le insigne dell'Ordine militare di Savoia.
Cessate le guerre dell'indipendenza e assurto al grado di generale, il compianto nostro collega, fu per molti anni membro del Comitato del genio ed ebbe poi la direzione degli studi e dei lavori di un grande numero delle nuove fortificazioni ed opere di difesa necessarie a presidiare la nuova Italia; ed è qui soprattutto che egli seppe ridestare ed accrescere di nuovo luce l'antica tradizione dell'architettura militare italiana.
Dell'opera sua quale membro di questo alto consesso, già vi disse l'illustre nostro Presidente. A me basti soggiungere che nell'esercito egli fu un maestro, maestro tanto più persuasivo ed efficace, perché all'indiscusso merito congiungeva una rara bontà d'animo ed una tale affabilità e familiarità nel tratto e nel discorso, che non era possibile avvicinarlo senza sentirsi presi di affetto per lui. E di questo affetto che largamente godeva tra gli ufficiali egli si valse per diffondere fra essi i suoi concetti e l'amore allo studio e per animarli ad una vita attiva ed operosa come la sua, tutta spesa nel lavoro e nel servire la patria.
Alla sua memoria, in nome dell'esercito ed in particolare in nome di tutto il Corpo dei nostri valenti ingegneri militari, io mando un mesto riverente tributo di sentito rimpianto. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1905.