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GAMBA Ippolito

08 luglio 1806 - 29 luglio 1890 Nominato il 18 marzo 1860 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Domenico Farini, Presidente
[...] Moriva ai Bagni di Lucca il 29 di luglio il conte Ippolito Gamba, in età di anni ottantacinque.
Nato di illustre famiglia, il padre, uno dei tre patrizi che nel 1831 governarono Ravenna sollevata, e fu dannato al carcere ed all'esiglio; il fratello Pietro, che esule del 1821 perdette la vita soldato della greca indipendenza, gli furono esempio di patriottismo gagliardo. Ed Ippolito fu soldato anch'esso a Rimini, nel 1831.
Più tardi amministratore della provincia natale ne favorì i miglioramenti civili ed economici; avviamento e scala al viver libero. Tanto v'intese e tanta rinomanza ne trasse che nel 1848 fu gonfaloniere della città, rappresentante di essa nel Parlamento romano, segretario di quel Consiglio de' deputati, incaricato dal Governo costituzionale di difficili missioni.
Membro della Giunta di Governo ravennate nel 1859; gerente, indi ministro dei lavori pubblici e del commercio a Bologna, nell'ultimo semestre dell'anno stesso; deputato della città natale all'Assemblea delle Romagne; onorato nel frattempo di delicata rappresentanza a Firenze, diede saggio dovunque di sagacia ed avvedutezza. Intendente, poi prefetto per oltre tre anni; consigliere della Corte dei conti intorno a quindici, fu caro ai colleghi, si accattivò i dipendenti, gli amministrati, la pubblica estimazione.
Imperocché egli ebbe rettitudine somma, un considerare calmo, un giudicare equo, una ineffabile bontà che, nello schietto e piacevole sorriso, gli spirava sul volto, rasserenando tutta la persona, ogni atto abbellendone.
Il che fu cagione che egli, vissuto in tempi e luoghi di passioni bollenti, attraversasse il mareggiare di tre rivoluzioni e le asprezze di due restaurazioni senza ispirare un rancore, senza svegliare un odio.
Dei primi senatori dell'Emilia, finché il peso degli anni non lo ruppe, il Senato ne apprezzò la esperienza nelle faccende dell'Amministrazione e del Governo, la saviezza, la nobiltà dell'animo.
Sicché oggi, deplorando io la morte del conte Ippolito Gamba colla effusione dei sentimenti che voi per lui aveste, nel nome vostro mi associo al rimpianto con che fu accompagnato nella tomba da tutti; tanto era vivace la stima che, nelle lunghe vicissitudini della onorata vita, intorno al collega egregio si era raccolta. (Approvazioni).
Senatore PASOLINI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
Senatore PASOLINI. Il Senato consentirà che alle parole che il nostro presidente ha tributato alla memoria del senatore conte Ippolito Gamba di Ravenna si unisca e faccia eco la voce di un suo concittadino, il quale può attestare di quanto prestigio fosse circondato il suo nome, grazie alla memoria del padre e del fratello così benemeriti della causa della libertà.
A questa nobile tradizione egli non venne mai meno, e cominciò dal prendere parte al moto di Rimini sin dal 1831.
La sua gioventù fu operosa e feconda, ed io posso assicurare che essa fu di utilissimo esempio a molti suoi coetanei che riuscirono poi, ottimi cittadini.
Tutti i suoi concittadini senza distinzione di parte lo videro con compiacenza assunto agli alti uffici che il nostro presidente vi ha enumerati; tutti erano fieri del suo ingegno, tutti andavano superbi della sua fama e della sua rettitudine sempre indiscussa. E come oggi lo piangono, così ne conserveranno sempre la più cara e riverente memoria.
Senatore FABRI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
Senatore FABRI. In seguito alle parole pronunziate dal collega conte Pasolini, proporrei che il Senato, per mezzo della sua Presidenza, presentasse alla famiglia le sue condoglianze per la perdita di sì illustre cittadino.
Voci...A tutte, a tutte.
FINALI, ministro dei lavori pubblici. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
FINALI, ministro dei lavori pubblici. Il Governo si associa di gran cuore alle commoventi lodi pronunziate dall'onorevolissimo nostro presidente alla memoria dei cinque nostri colleghi defunti.
Alle sue necrologie ispirate da tanto affetto, espresse con frase così evidente ed efficace, nulla vi è da aggiungere.
II Senato anche in questo deve essere grato al suo presidente pel modo nobilissimo col quale adempie al suo alto ufficio.
Io udendo così eloquentemente commemorare le virtù dei cinque nostri colleghi defunti, mi compiaceva sopratutto in un pensiero, cioè che in tutti i compianti senatori ad ogni altro pregio prevalse il sentimento e la devozione costante verso la libertà e verso la patria, che è il pregio più desiderato in questo alto Consesso.
Voci: Benissimo.
PRESIDENTE. Il signor senatore Fabri ha fatto la proposta, che il Senato incarichi la Presidenza di presentare alla famiglia del senatore Gamba, che ho testé ricordato, le sue condoglianze.
Mi pare poi che sia unanime desiderio dell'Assemblea, di estendere questa nostra manifestazione di cordoglio a tutte le famiglie dei senatori estinti.
Pongo ai voti questa proposta. Chi l'approva è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 11 dicembre 1890.