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GAGLIARDO Lazzaro

08 febbraio 1835 - 25 marzo 1899 Nominato il 05 giugno 1892 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Signori senatori! [...]
In Genova, dove era nato l'8 febbraio 1835, moriva nel giorno 25 del passato marzo il commendatore Lazzaro Gagliardo, ascritto all'albo dei senatori in virtù di Regio decreto 5 giugno 1892.
Lazzaro Gagliardo fu sovratutto un patriota di cuore e di azione. Cresciuto nel commercio, non tardò tuttavia ad arruolarsi nella falange dei volontari genovesi, che nel 1859 seguirono la fortuna e parteciparono alle audacie di Giuseppe Garibaldi. Con essi combatté a Milazzo, e combatté valorosamente sul Volturno, dove riportò una assai grave ferita che lo travagliò per il rimanente della sua vita. Posate le armi, rientrò in patria e si diè nuovamente al commercio. Ma nel 1866 corse a combattere ancora una volta, per la difesa e la grandezza d'Italia.
Poiché il Gagliardo poté dire a se stesso di aver pagato col sangue il suo tributo alla patria, fece ritorno al suo banco, e modesto quanto valoroso, pensò che l'ora era giunta anche per lui di applicarsi stabilmente agli affari, troppe volte interrotti, e già aveva ottenuto nome di commerciante intelligente, acuto e coscienzioso, quando nel gennaio 1881 gli elettori del terzo collegio di Genova gli diedero il mandato di rappresentare la Superba nel Parlamento nazionale.
Da quel giorno in appresso Lazzaro Gagliardo non cessò mai di appartenere alla Camera elettiva, sempre per la volontà dei cittadini genovesi, e solamente nel 23 febbraio 1892 i suoi colleghi consentirono a malincuore a prendere atto delle dimissioni presentate dal Gagliardo dalla qualità di deputato al parlamento nazionale.
Ed invero l'egregio uomo si era conquistata la stima e la benevolenza dei colleghi, i quali lo chiamarono spesse volte a partecipare ai lavori di commissioni le più delicate ed importanti, quelle, fra le altre, per l'abolizione del corso forzoso, e della riforma doganale. Ma rimangono particolarmente di lui i discorsi pronunziati nella dicussione delle convenzioni ferroviarie del 1885, nei quali si dimostrò avversario, starei per dire implacabile, certamente convinto, degli accordi intervenuti fra Governo e società, tanto che, approvate le convenzioni, presentò immediatamente le sue dimissioni, e sebbene la Camera non le avesse accettate, si tenne vincolato per dovere (com'egli diceva), a presentarlo una seconda volta, finché furono accolte. Manco a dire, che gli elettori genovesi mostrarono di dividere le opinioni del loro deputato e gli confermarono il mandato con grande larghezza di suffragi.
Di poi, cioè nel 1890, il Gagliardo tenne per breve tempo l'ufficio di sottosegretario di Stato nel Ministero delle finanze e solamente più tardi, ossia nel 24 maggio 1893, allorché già apparteneva al Senato, che fu assunto alla direzione di quel Ministero, che conservò soltanto per pochi mesi, perché potesse far prova dell'ingegno, e delle sue attitudini di uomo di Stato.
E neanco come senatore poté rendere alla patria gli alti servigi che si aspettavano da quel degno uomo, poiché la salute malferma non gli permise di prendere molta parte ai lavori del Senato.
Però, con regio decreto 30 luglio 1896 il senatore Gagliardo, il fiero avversario delle convenzioni ferroviarie approvate con la legge del 27 aprile 1885, fu chiamato a dirigere i lavori di una Commissione d'inchiesta, con incarico di riconoscere, in qual modo siensi svolti dal 1885 in poi, i rapporti fra le Società esercenti ed il loro personale, sia sotto l'aspetto dei reciproci diritti e doveri, quali risultano dai patti contrattuali, sia sotto quelli del pubblico servizio. Tanta era la stima e la fiducia, di cui godeva il senatore Gagliardo, che nessuno avrebbe mai osato dubitare della imparzialità e della rettitudine del giudizio dell'uomo onorando.
Ed egli infatti non omise tempo e fatica per condurre innanzi i lavori della Commissione, che si protrassero per trenta mesi invece dei quattro preveduti nel decreto del 30 luglio 1896: tali e tante furono le indagini che la Commissione stimò di compiere per corrispondere nel miglior modo che seppe al ricevuto mandato.
Spetta adesso al Governo del Re, non a me né ad altri, di portare il giudizio sull'opera, e più ancora sulle conclusioni nelle quali è venuta la commissione.
Ancora in questi ultimi tempi il senatore Gagliardo aveva ricevuto l'arduo e delicatissimo incarico di presiedere ai lavori di una Commissione incaricata di esaminare gli effetti delle vigenti convenzioni colle tre Società ferroviarie, e proporre l'ordinamento il più opportuno da attuarsi a partire dal 1° luglio 1905; ma i giorni dell'uomo erano contati, ed egli si trovò costretto a declinare l'ufficio.
Così si spense una vita operosa, fra il compianto della cittadinanza genovese, dei congiunti ed amici, ed io posso ben dire dei colleghi, i quali per mezzo mio gli mandano quest'ultimo tributo d'affetto. (Vive approvazioni).
LANZARA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANZARA. Il nostro illustre Presidente ha commemorato le virtù del collega estinto, senatore Gagliardo. A me, suo collaboratore nell'alto ufficio che egli tenne nell direzione delle finanze dello Stato, sia concesso di aggiungere un tributo di affetto, che porgo alla sua memoria.
Valoroso sul campo di battaglia, fu soldato e duce valoroso sul campo del lavoro. Cittadino egregio, fu severo con se stesso, probo nello spirito, sincero nell'intelletto, imparziale nei giudizi, tollerante nelle opinioni, rigido nel rispetto altrui, buono con gli amici, caro a tutti: fu esempio di virtù.
Valga il ricordo delle doti eccelse a lenire il dolore nostro per la dipartita del collega, che tutti amammo.
Prego il Senato a volere, a mezzo del Presidente, a inviare ai congiunti di lui le nostre condoglianze, e alla rappresentanza municipale di Genova l'espressione del nostro dolore. (Bene).
SPROVIERI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
SPROVIERI. Il commemorare i morti credo sia una delle virtù principali.
Il Gagliardo fu mio compagno in tutte le patrie battaglie. Lo vidi ferito sotto le mura di Capua.
Uomo onesto e probo, fu amato da tutti i suoi concittadini.
Dopo quanto hanno detto in lode di lui il nostro Presidente e il senatore Lanzara, non sparei aggiungere altro. [...]
PELLOUX, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.A nome del Governo mi associo alle parole di rimpianto che l'onorevole nostro Presidente ha pronunziato in memoria dei nostri colleghi Gagliardo e Cencelli. Essi sono stati commemorati, tanto dall'egregio nostro Presidente, come dagli onorevoli colleghi Lanzara e Sprovieri, in modo così nobile e affettuoso che certamente non potrei aggiungere parola; soltanto, come senatore, mi associo alla proposta fatta dai nostri colleghi, di mandare cioè i nostri sentimenti di condoglianza ai congiunti e alle famiglie dei defunti. (Bene).
PRESIDENTE. Come il Senato ha udito, i senatori Lanzara e Sprovieri propongono che siano mandate le condoglianze del Senato alle famiglie dei defunti senatori Cencelli e Gagliardo.
Il senatore Lanzara propone che si mandino le condoglianze del Senato, per la morte del senatore Gagliardo, anche alla rappresentanza municipale di Genova. [...]
Chi approva le proposte dei senatori Lanzara e Sprovieri è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 8 aprile 1899.