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FORNONI Antonio

18 settembre 1825 - 07 aprile 1897 Nominato il 15 novembre 1874 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Veneto

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Due colleghi ci furono ieri rapiti. [...]
Nel pomeriggio, per morte quasi repentina, mancava a Venezia il senatore Antonio Fornoni, che vi era nato il 18 settembre 1825. Non appena le provincie venete furono ai rappresentanti delle tre maggiori città nel 1866 restituite, il nostro con gli altri egregi cittadini della Congregazione municipale, la cui scelta era stata nel maggio precedente dal Governo straniero cassata, fu invitato dal commissario del Re ad assumere la civica amministrazione. Da allora alle cose del comune non mancò mai l'opera sua; la quale si svolse pure nel Consiglio provinciale, per lunghi anni presieduto, e nella sua Deputazione, e contribuì al buon andamento delle maggiori pubbliche amministrazioni.
Sindaco dal 1872 a tutto il 1877, in quei sei anni laboriosissimi, mercé la preziosa sua operosità e perizia, ogni ramo di pubblico servizio ricevette incremento, e gl'interessi della regina dell'Adriatico efficace tutela. E fu appunto in quel tempo che, quasi a suggello del merito procacciatosi, a metà del novembre l'anno 1874 venne ascritto al Senato.
Era Antonio Fornoni uno dei prudenti e vasi uomini che il solo zelo del pubblico bene suscita ed ispira; la mente calma e l'avveduto consiglio dei quali sono soltanto dalla più schietta dirittura superati. Uomini d'antico stampo questi maggiorenti che, quantunque cresciuti fra gli agi e la ricchezza, gli ottimi studi e l'animo buono facevano atti ad intendere e giovare alla cosa pubblica.
Venezia, memore e grata, per un pezzo non scorderà l'amministratore, il sindaco che le condizioni igieniche ed edilizie migliorò; l'acquedotto, il cimitero, la navigazione orientale, le ferrovie locali promosse, iniziò, o scorse a compimento; che gli istituti di beneficenza e d'istruzione riguardò quale uno dei più urgenti doveri sociali; che la scuola d'arte applicata all'industria, la scuola superiore commerciale considerò con affetto ed aiutò perché alla diletta città ed alla nazione insieme recherebbero vantaggio e decoro.
Del quale e delle antiche memorie e delle patriottiche benemerenze tenerissimo, ad onorare i due maggiori concittadini del tempo, il Paleocapa ed il Manin, si adoperò; intese a serbare incolume da iattura il patrimonio artistico e le glorie della insigne città. Amor figliale gliela rendeva cara: disagi o vigilie non curò: affrontò i rimbrotti, le censure e se occorresse l'impopolarità, cercando, nella sicura coscienza dell'onesto fine proseguito, la sola soddisfazione, il fermo presidio: virtù operativa piuttosto unica che rara.
In memoria della quale io esprimo il rammarico di tutti noi per la perdita del collega egregio. (Benissimo). [...]
MESSEDAGLIA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MESSEDAGLIA. Io non ho nulla da aggiungere (e non mi sentieri di farlo per l'emozione da cui sono compreso in questo momento) alle degne e commoventi parole con cui il nostro Presidente ha commemorato i due compianti nostri colleghi Camuzzoni e Forconi; mi restringo soltanto a proporre che il Senato voglia esprimere per mezzo della presidenza alle famiglie le sue condoglianze, che per le benemerenze speciali di questi due compianti colleghi, potranno suonare ad un tempo siccome rivolte alle insigni e patriottiche città che oggi ne piangono la perdita.
LAMPERTICO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAMPERTICO. Io, a dir il vero, devo resistere a me stesso, dacché mi sentirei tratto a parlare, e del senatore Camuzzoni e del senatore Forconi, con impeto di affetto (commosso) con quei sentimenti che riannodano la regione alla nazione. Ma in verità io credo che non potrei che attenuare, se mai fosse possibile, la impressione delle parole nobili a ed alte, come sempre, del nostro Presidente, ed però mi associo al collega Messedaglia nel pregare il Senato che le parole del nostro Presidente siano trasmesse testualmente alle famiglie dei senatori Forconi e Camuzzoni. Il Senato perdoni la mia commozione, perché si riannoda ai primi e più bei momenti della nostra indipendenza nazionale. (Bene).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro di grazia e giustizia.
COSTA, ministro di grazia e giustizia.I senatori Forconi e Camuzzoni appartennero alla schiera di quegli uomini, pur troppo, non numerosa, nei quali la virtù si accompagna a vera modestia; ma questo non tolse che essi, notissimi nella loro città, abbiano col loro nome e colla attività spiegata nella loro regione, illustrato il Senato di cui furono ornamento.
A nome del Governo, mi associo quindi alle onoranze che il Senato vorrà decretare a questi due benemeriti cittadini e senatori.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,8 aprile 1897.