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FORLANINI Carlo

11 giugno 1847 - 25 maggio 1918 Nominato il 24 novembre 1913 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Il 24 maggio in Nervi mancò ai vivi il senatore Carlo Forlanini, il direttore illustre della Clinica medica dell'Università di Pavia, che a quel clima soleva nel verno ristorare la decadente salute.
Nato in Milano l'11 giugno 1847, studiata medicina nell'Università di Pavia, vi prese laurea nel 1870, ed entrò nell'Ospedale maggiore di quella città divenendovi specialista per le malattie cutanee. Nominato nel 1884 professore di propedeutica medica nell'Università di Torino, vi fondò il policlinico generale per la cura gratuita dei poveri. Nel 1900 sali in Pavia sulla Cattedra di clinica medica, tenuta fino alla morte. Gli si da merito dai cultori della scienza medica di avere applicato il metodo sperimentale alla terapia con originalità geniale, e di avere nella aeroterapia perfezionato i metodi d'applicazione, così dell'aria compressa, come dell'aria rarefatta. Specialista della tisi polmonare, fu levato principalmente in fama dalla introduzione del metodo della cura della tubercolosi con il pneumotorace artificiale; metodo del quale il Forlanini portò anche la tecnica strumentale ad alto grado di perfezione, che fu argomento di un congresso, e, rivelatosi utilissimo, è applicato generalmente. Si contano innumerevoli sue ricerche di anatomia, d'istologia, di patologia sperimentale, di dermatologia, di clinica medica. Divulgò la scienza nella Gazzetta medicadi Torino, da lui trasformata in Gazzetta medica Italiana.
Fu nominato senatore il 24 novembre 1913; ma la condizione della sua salute non diede al Senato che di goder del chiaro nome scritto fra i suoi, al quale rende pur oggi onore (Bene).[...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Bonasi.
BONASI. Onorevoli senatori. Quando l'angoscia opprime l'animo e il dolore vela gli occhi di lagrime, assai più caro sarebbe il meditare in silenzio su la sciagura che ci ha colpiti, che il parlare.
Ma come amico del cuore del non mai abbastanza compianto collega senatore professore Carlo Forlanini, mi vince il dovere di porgere grazie commosse al venerando nostro Presidente per l'alto tributo di onore e di affetto, che, con calda elevata parola, ha reso alla cara memoria dell'illustre estinto.
Non ultimo tributo, dirò io: imperocché la memoria del Forlanini non è di quelle destinate ad affievolirsi prima, ed a spegnersi poi nell'oblio: che anzi il decorso degli anni non farà che renderla sempre più vivida e fulgida.
Il Forlanini passando da questa vita, ha, senza interruzione di continuità preso posto eminente nella storia della scienza medica che egli illustrò con una geniale scoperta, che colloca il suo nome tra quelli dei grandi benefattori dell'umanità sofferente, accanto a quelli, per non accennare che ai più recenti, del Jenner, del Pasteur e del Behring.
Dotato di vivacissimo alato ingegno, contemperato da finissimo acuto spirito di osservazione, e di un incomparabile ardore di animo, sino dagli anni che il più dei giovani trascorrono tra le snervanti incertezze, della via da segnare alla propria attività, il Forlanini, attratto dalle difficoltà e dagli oscuri problemi che subito si affacciano a chi si consacra allo studio della scienza medica, inspirandosi alle gloriose tradizioni della Scuola italiana, sentì che solo col metodo sperimentale, rigorosamente praticato, erano possibili nuove conquiste positive nei campo della terapia, e vi si applicò con una tenacia di propositi ed originalità di vedute da avvincere anche i profani, come sono io, per l'arditezza e genialità delle sue intuizioni.
Prima a richiamare la di lui particolare attenzione, anche per la novità della sua introduzione nella cura di certe affezioni, fu l'aeroterapia, perfezionando, con opportuni ingegnosi trovati meccanici da lui suggeriti, l'applicazione cosi, dell'aria compressa, come dell'aria rarefatta.
Non farò neppure cenno delle svariate benemerenze e dei molti altri contributi scientifici del Forlanini, che per sé soli sarebbero bastati a procacciargli egregia durevole fama; né del sapiente indirizzo da lui impresso all'insegnamento, costituendo una vera e propria scuola, che ha formato una serie di altri illustri maestri, e che ebbe il vanto di richiamare frequentatori anche dall'estero, come già ai bei tempi dei classici studi italiani: lascerò ai competenti l'attraente compito di scegliere: il meglio tra la ricca messe che loro appartiene. Io mi permetterò soltanto d'intrattenere un momento il Senato su la scoperta che assicura fama imperitura al Forlanini, ed alla quale rimarrà indissolubilmente legato il suo nome; quella cioè dell'applicazione del pneumotorace artificiale alla cura della tubercolosi polmonare anche avanzata.
Partendo dalla osservazione elementare che nessuna ferita si rimargina se non è tenuta in istato di perfetta immobilità, egli pensò che le lesioni prodotte nel polmone dai bacilli della tisi, erano fatalmente condannate a produrre la completa lacerazione e distruzione di quel delicato tessuto, se non si trovava il modo di mettere in riposo l'organo che, per le funzioni della; respirazione è costretto ad un continuo movimento.
Il problema si presentava di assai ardua soluzione, ma l'ingegno del Forlanini dalle difficoltà non faceva che trarre vigorie nuove e nuove energie per superarle, e tentando e ritentando, senza posa e senza sgomenti, con la costanza, di chi sente che alla fine la vittoria sarà sua, riuscì ad elaborare il suo metodo, consistente nella introduzione tra le pleure che involgono il polmone entro la cassa toracica un gas innocuo (l'azoto) che comprimendolo lo immobilizzasse, mediante periodiche successive insufflazioni, sino alla completa rimarginazione delle ferite.
Ora questo metodo è applicato in tutto il mondo, e non si può non rammentare con legittimo orgoglio per l'Italia nostra, come l'ultimo Congresso medico internazionale contro la tubercolosi adunatosi in Roma, al quale intervennero le maggiori notabilità medico-chirurgiche dei due emisferi, si risolvesse per il Forlanini in una grandiosa magnifica apoteosi, che fu suggello al suo metodo che vinse tutte le opposizioni, e lo risarcì di tutti i dolori, che sono retaggio comune a tutti i grandi innovatori.
Fu allora che l'Accademia dei Lincei in riconoscimento dell'eccezionale benemerenza, gli decretò il suo maggior premio, e che il Governo lo elevò all'onore del laticlavio.
Mirabile è anche la perfezione cui il Forlanini portò la finissima tecnica strumentale degli apparecchi, da lui stesso ideati e disegnati, per la introduzione del gas, onde dirimere i pericoli che accompagnano la delicata operazione, pericoli che, non eliminati, avrebbero irrimediabilmente compromesso l'avvenire pratico del suo metodo.
Tanta perfezione di così esili complicati congegni dimostra come il Forlanini, dallo studio del meraviglioso meccanismo del corpo umano, traesse anche la ispirazione per la meccanica chirurgica destinata ad operare sopra di esso.
Voglia il Senato essermi indulgente se contro il precetto ne sutor ultra crepidam, io, modesto cultore delle scienze giuridiche, ho avuto l'ardimento di intrattenerlo un istante di un argomento di materia affatto estranea, alla mia già scarsa competenza.
Ma legato al Forlanini da antica fraterna amicizia e da dolcissime frequenti consuetudini di intima vita comune, ebbi la invidiabile fortuna di poter seguire, e direi quasi di assistere giorno per giorno alle ansie delle sue ricerche nei lunghi anni che prepararono la definitiva conquista della sua meravigliosa invenzione, per riscontrare nella clinica universitaria i postulati delle sue intuizioni coi risultati della esperienza, che dovevano consacrarne il trionfo, e vincere le prevenzioni, non sempre disinteressate, degli antagonisti e degli increduli: ed è a questo solo titolo che mi è parso dovere di testimone il prendere la parola in quest'alta Assemblea nel momento in cui si commemorano le virtù dell'insigne scienziato, alla cui memoria reverente oggi si inchina chiunque tenga più in pregio le arti che mirano a salvaguardare la vita gli uomini, di quelle che tutta la loro potenza spiegano nel distruggerli. (Vive approvazioni).
Gloria pura per il Forlanini, che splenderà di tanto più intenso fulgore quando sarà cessato il terribile fragore d'armi e di stragi che ora desolano il mondo, per la tracotanza di chi non ha altro culto che della forza bruta, altra legge che il libito senza freni. (Vivissime approvazioni).
In questi rapidi accenni non vi ho parlato che del sommo cultore delle mediche discipline, ma tutto è detto affermando che nel Forlanini il valore dell'uomo era pari a quello del grande scienziato.
Austera e benigna figura signorile di gentiluomo; severo per sé, indulgente verso gli altri, fiero flagellatore soltanto d'ogni viltà e di ogni bassezza, e dei profanatori che della scienza medica, anziché farsene apostoli, facevano mercato: retto nei giudizi, improntati sempre di serena bontà: non verboso, ma limpido ed incisivo parlatore, che conquideva col serrato ragionamento, e incatenava l'attenzione de' suoi uditori, e specialmente dei discepoli, che dell'amato maestro erano entusiasti ammiratori: devoto e pronto sempre al dovere, anche se con sacrifizio proprio: gracile di costituzione e spesso sofferente, sotto forme in apparenza robuste, non ristette mai dal lavoro; e quando alla patria occorsero combattenti, non esitò a correre ad arruolarsi volontario nelle schiere garibaldine senza poi menarne mai vanto: scevro d'ambizioni e di ogni specie di vanità, percorse modestamente la sua vita fruttuosa e intemerata fra il rispetto che parimente onora chi lo raccoglie e chi lo tributa.
Il Forlanini conobbe anche il dolore, da cui il suo animo buono non trasse che stimoli a lenire quelli degli altri, non soltanto coi presîdi della sua arte sovrana, una con tutte le industri accortezze del più gentile e squisito sentimento di amorevole compassione.
L'ultimo periodo della travagliata sua esistenza fu amareggiato anche dai rammarico di non potere, come avrebbe voluto, dedicare le rimanenti sue energie ai lavori del Senato. Ma il progressivo decadimento della sua salute, anticipatamente logorata dal lungo non mai intermesso lavoro per la scienza, gli tolse la soddisfazione di compiere anche questo alto dovere.
Sia dunque la vita del Forlanini esempio incitatore di nuove virtù a chi tuttora combatte, ed a chi combatterà in avvenire, le incruenti umane battaglie.
Voglia il Senato per una tanto dolorosa inviare alla famiglia ed alla Università di Pavia, per la quale così gran luce di intelletto si è spenta, le sue amarissime condoglianze (Applausi vivissimi; molte congratulazioni).
FOÀ. Domando, di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FOÀ. Voglia il Senato concedere anche a me di unirmi al rimpianto fatto per la perdita di Carlo Forlanini, mio antico amico di giovinezza, mio compagno negli studi liceali e negli studi universitari, mio collega all'Università di Torino e del quale io ho potuto seguire tutte le fasi degli studi e della carriera. Io l'ho seguito con l'affetto di un amico non ha variato mai, come egli, stesso non variato mai, perché egli aveva la virtù sapersi fare degli amici e quella ancora grande di saperli conservare.
Tutti noi avevamo di lui un concetto reverente per il suo carattere morale, fermissimo. Anche in momenti di lotte difficili nel nostro mondo medico universitario, egli è rimasto dritto come antesignano delle risoluzioni più morali e più corrette.
Forlanini, l'ha già detto il senatore Bonasi, ebbe la virtù di applicare alla medicina le sue profonde, conoscenze di fisica: egli in un vecchio tempo della storia della medicina sarebbe stato chiamato jatrofisico per eccellenza per le molte applicazioni meccanico-fisiche da lui saggiate e vi riuscì con gloria per l'ultima trovata del pneumo-torace artificiale nella cura di alcune fasi della tisi. Egli dovette lottare sul principio contro lo scetticismo dei colleghi e contro difficoltà di varia natura, finché col costante lavoro di parecchi anni ottenne di essere conosciuto ed apprezzato all'estero e in Italia.
Il Forlanini fu qui in Roma nell'epoca in cui fu tenuto il Congresso internazionale della tubercolosi, e vi ottenne il pubblico riconoscimento dell'opera sua. Egli ebbe la felicità di udire dai medici forestieri che essi erano anche venuti in Roma a dichiarare in pieno consesso di avere ricevuto la missione dai loro clienti di portare al Forlanini l'attestato della loro profonda riconoscenza, e la notizia che in talune città s'era provveduto a costituire delle cliniche per la cura del pneumo-torace. Io ebbi la sorte di redigere l'ordine del giorno che ha riassunto tutto il movimento di quel segnalato Congresso internazionale della tubercolosi, e ne seguì una vera apoteosi del nostro Forlanini, portato in trionfo per la sua scoperta.
Più tardi l'Accademia dei Lincei gli ha conferito il premio Santoro, che è il premio per scoperte scientifiche, di cui sia stata riconosciuta la pratica applicabilità e l'utilità che ne deriva; premio che egli ebbe per consenso unanime dalla Commissione e dalla Accademia,
Forlanini avrebbe potuto godere un'ultima soddisfazione: giusto ieri in seduta dell'opera nazionale per gli invalidi della guerra fu espresso il voto che la Direzione della sanità militare istituisca negli ospedali territoriali un reparto speciale per la cura del pneumo-torace artificiale secondo il metodo Forlanini.
Io non ho nulla da aggiungere alle belle parole del signor Presidente e del collega Bonasi. Io ho voluto parlare per un debito di antica, tenera amicizia fraterna, verso un uomo che rappresentava un avanzo dell'antico tipo ambrosiano per il suo carattere bonario, semplice e onesto; uomo di acuto ingegno e d'animo benefico. Quando la salute glielo consentiva il suo eloquio era ad un tempo arguto e giocondo, e infiorato di una mite benevola ironia che non offende e che fa pensare; elemento questo che insieme con altri costituiva lo spirito manzoniano ben noto alla nostra generazione.
Ringrazio il Senato di avermi concesso di esprimere questi miei sentimenti di compianto verso il mio tenero amico. (Approvazioni vivissime, applausi).[...]
BERENINI, ministro della pubblica istruzione.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERENINI, ministro della pubblica istruzione.Mi associo alle nobili parole con le quali l'illustre nostro Presidente, il senatore Bonasi, il senatore Foà, vollero rendere omaggio alla memoria del senatore Carlo Forlanini: mi associo con tutta l'anima devoto verso i luminari della scienza che volsero la loro arte mirabile al pubblico bene. Disse il senatore Bonasi, disse il senatore Foà che in questa ora, nella quale la scienza si è industriata con tutte le sue arti a trovare i mezzi più abili, più pronti, più insidiosi per uccidere, bello è tributare la nostra riverenza agli uomini che volsero il loro spirito a cercare le vie di tutela della vita.
Ed oggi più che mai a questi uomini dobbiamo reverenda. L'Italia per quelle vie luminose si pose da gran tempo, interrotta nel suo corso dal ciclone, che ha l'Europa devastato per rinnovarla. Noi ci apprestiamo a riprendere il cammino con nuova lena ed il nome di Carlo Forlanini segnerà in questa via una delle tappe più gloriose. Ricordo ora il senatore Foà come della sua scoperta per la cura della tubercolosi, si sia in ogni maniera cercato di dare non soltanto diffusione astratta e teorica, ma pratica ed intensa applicazione: ed io sono lieto di poter dire che compito urgente del Governo è di provvedere alla difesa contro questa, che è un'altra guerra micidiale, forse più micidiale di quella che in Europa si combatte. Nessuno sa quanta strage semini la tubercolosi, niuno sa (e dovrebbe sapere se questo sapesse), di quanta gloria si circonderà la fronte di chi saprà porre un argine al dilagare di questo male, che uccide insidiosamente le giovani vite.
Il Senato può star certo che questo tributo d'omaggio a Carlo Forlanini sarà reso con ogni più viva e vigorosa intenzione dal Governo, mentre proprio in quest'ora si stanno studiando i mezzi più abili a che la generazione che verrà sia difesa, anche nelle sue prime ore, contro l'insidia di ogni male che ne minacci precocemente la vita. Credo che migliore omaggio alla memoria di Carlo Forlanini non si possa fare.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 13 giugno 1918.