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FONTANELLI Camillo

23 luglio 1823 - 11 marzo 1891 Nominato il 13 marzo 1864 per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Emilia-Romagna

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Mi duole di dovere oggi pure annunciarvi la morte di un collega.
Ieri all'improvviso cessava di vivere in Modena il marchese Camillo Fontanelli, terzo figlio di Achille che, generale e ministro, fu dei più valorosi, dei più sagaci soldati del primo Regno italico.
Erede di un nome storico, a cui il padre e l'avo avevano aggiunta fama colle armi, il senatore Fontanelli rinverdì le forti e libere tradizioni della sua casa che, alla calata dei francesi sullo scorcio del secolo passato, alla parte popolare si era accostata.
Alle armi lo chiamavano i fasti paterni; alle armi, per l'indipendenza, lo spinse il fremito di libertà che, nei primi mesi del 1848, trascinava a trattarle, la gioventù balda di fede e di ardimenti. Ufficiale nell'esercito piemontese non venne meno al suo nome; da valoroso combatté e fu decorato al valore militare.
Andata a male ogni speranza si ridusse alla nativa Modena e vi rimase, in condizione di privato, fino al 1859. Allora egli fu tutto a quelle audacie che, in mezzo allo sbigottimento dei preliminari di Villafranca, senza soldati, contennero le soldatesche estensi; senz'armi, senza capi, senza danaro scrissero un esercito, organarono uno Stato, sventarono ogni diplomatico male ordito (Bene).
All'Assemblea modenese propose riciso: si dichiarasse decaduta la dinastia austro-estense, escluso dallo Stato ogni principe di Ausburgo e di Lorena: e la proposta unanimemente vinta, coll'aiuto volenteroso, impavido, concorde di tutti i cittadini fu coronata da lieto fine. Per raggiungerlo spese il Fontanelli nome, credito, autorità a prò della causa cui si era votato; in casa, a capo della Guardia nazionale, rappresentante dell'Emilia presso il Boncompagni governatore generale dell'Italia centrale; fuori, oratore delle aspirazioni, dei diritti, del voto popolare a Parigi ed a Londra (Benissimo).
E il patrio municipio dichiarandolo benemerito, i concittadini, eleggendolo deputato alla prima legislatura dopo l'annessione, attestarono quanto efficacemente egli l'avesse promossa.
Il Re ed il Senato lo confermarono quando nel 1864, appena raggiunta l'età, egli fu per servizi e meriti eminenti nominato ed ammesso in quest'Assemblea.
I quali fatti e giudizi de' contemporanei, intorno alla parte che egli ebbe in tempi e cimenti che rapidamente si dileguano nella memoria dei vivi, suonano, meglio d'ogni parola, alta e degna commemorazione del patrizio egregio, del cittadino onorando di cui rimpiangiamo la morte (Approvazioni generali).
DI RUDINÌ, presidente del Consiglio, ministro degli esteri. Domando la parola.
PRESIDENTE. Il signor presidente del Consiglio Ha facoltà di parlare.
DI RUDINÌ, presidente del Consiglio, ministro degli esteri. In nome del Governo mi associo alle nobili parole pronunciate dall'onorevolissimo signor Presidente in commemorazione del senatore Fontanelli.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 12 marzo 1891.