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FIORELLI Giuseppe

08 giugno 1823 - 29 gennaio 1896 Nominato il 08 ottobre 1865 per la categoria 20 - Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrata la Patria provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazioni.
Domenico Farini, Presidente

Poiché il Senato volle per sua grazia aspettare la mia presenza, perché gli fossero comunicate le necrologie dei colleghi defunti nell'intervallo dalle ultime sedute ad oggi, così io obbedisco al doloroso incarico, procedendo alla lettura di esse.
Signori senatori! [...]
Il professore Giuseppe Fiorelli, che il giorno 26 gennaio morì in Napoli era stato ascritto a quest'Assemblea per avere con servizi e meriti eminenti illustrata la patria.
Nel superbo titolo per il quale pochi furono, in ogni tempo, qui accolti; nel ricordo della non postuma lode che voi, da oltre trent'anni, sanzionaste, potrebbe oggi restringersi la più degna commemorazione di lui.
Tuttavia accennerò come, nato addì 8 di giugno dell'anno 1823, non appena egli ebbe trovata la vocazione della vita sua, questa diventasse a un tratto operosa e assai promettente. A ventitrè anni, laureato già in legge, da poco addetto alla Sopraintendenza degli scavi in Napoli, alcune memorie numismatiche gli procacciavano rinomanza precoce che lo designò a vicepresidente del Congresso degli scienziati in Genova. La sfrenata reazione, seguita agli avvenimenti del 1848, nelle inique spire travolse pure lui al quale, fra i ruderi della deserta Pompei, neppure era giunta politico rumore: il carcere lo afflisse; fu cassato.
Il conte di Siracusa, assuntolo a privato ufficio, lo svincolò da compassionevoli angustie; riebbe occasione, riprese lena agli studi prediletti: dotto senza sicumera; natura geniale; cultura rivestita di gentilezza lo fecero non dai soli scienziati, ma da ogni eletto ritrovo ricercare, apprezzare, accarezzare. Venuto il Governo del Borbone nei termini che ognuno ricorda, la cronaca registrò essere egli stato ispiratore delle lettere con che il suo patrono consigliava liberali provvisioni al nipote nuovo re, e, più tardi, lasciasse ai popoli balia di decidere delle sorti loro: in quel torno, dovette esulare. (Benissimo).
In Napoli liberata ebbe, durante quindici anni, varie incumbenze, professò archeologia, fu cancelliere della Facoltà di filosofia e lettere, consultore sulle belle arti: ispettore, poi sopraintendente del Museo nazionale e degli scavi nelle provincie meridionali, molte cose riordinò; dappertutto tolse abusi.
Agli scavi di Pompei fu per lui dato nuovo indirizzo. Lasciare, lì sul sito, utensili, pitture, mosaici, scheletri disseppelliti; tutto che lì, meglio parlando agli occhi della mente, agevolasse il figurarne le case, le masserizie, le usanze: riprodurre la forma dei cadaveri onde dalle contratte fattezze, apparsi gli strazi della fine miseranda, si immaginasse la spaventevole catastrofe: trarre fuori, fare rivivere negli ultimi giorni di Pompei la vita romana di diciotto secoli addietro, fu suo merito. Il metodo, la continuità, l'ordine delle ricerche; la scuola fondata rischiarono, novelle faci, la buia caliggine addensata dal tempo; della morta città fu svelato il mistero: ecco l'opera cui il Fiorelli donò la miglior parte di sé e congiunse per sempre il suo nome.
Chiamato, fanno vent'anni, alla Direzione generale dei musei, delle gallerie e degli scavi nel Ministero dell'istruzione pubblica, abbracciò con largo disegno, coll'innato sentimento del bello diede impulso a completare e conservare tutto il tesoro artistico nazionale. Un'infermità inesorabile lo costrinse, da cinque anni, a lasciare l'ufficio; in ultimo la cecità ridusse in melanconica solitudine l'uomo dall'animo, un tempo, soavemente aperto e giocondo: persino la consolazione degli studi coi quali aveva onorato sé e la patria gli mancò.
Per decreto del Comune, Napoli, dove era nato addì 8 di giugno nell'anno 1823, fece un solenne funerale all'illustre che il buono ed il bello avidamente bramò, ricercò, volle. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 marzo 1896.