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FILOMUSI GUELFI Francesco

21 novembre 1842 - 22 ottobre 1922 Nominato il 26 gennaio 1910 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Abruzzo

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Nel riprendere i nostri lavori, inviamo anzitutto un mesto pensiero ai cari colleghi scomparsi durante il periodo delle vacanze parlamentari. [...]
Improvvisamente spegnevasi il 22 ottobre in Tocco Casauria dov'era nato il 21 novembre 1842, il professore Francesco Filomusi-Guelfi. Aveva compiuti i suoi studi nell'ateneo napoletano dove si formò soda e varia cultura seguendo, prima dei corsi di giurisprudenza, quelli di lettere e di matematica. Laureatosi in legge nel 1869, si dette con ardore ad approfondire le discipline giuridiche e, mentre veniva affermandosi con pregevoli pubblicazioni, nel 1873 saliva alla Cattedra di filosofia del diritto nell'Università di Roma, passando poi nel 1884, per unanime designazione di quella facoltà giuridica, alla Cattedra di diritto civile.
Lontana dalle lotte forensi, la vita di Filomusi Guelfi fu tutta consacrata agli studi e all'insegnamento che dalla sua illuminata e fervida opera ricevettero un vitale impulso.
Nella scuola egli fu sommo maestro e seppe sopratutto infondere nei suoi discepoli, tra i quali ho avuto anch'io l'onore di essere, il senso della maggiore dignità negli studi. Le sue lezioni erano sempre pervase da una nota originale che anche gli argomenti più aridi ed oscuri rendeva attraenti e di una limpidità cristallina, che le menti dei giovani non lasciava intorpidire ma costringeva a severe riflessioni e animava di fervida passione.
Nei suoi numerosi scritti egli rivelò un altissimo ingegno di giurista. Ebbe famigliari molti campi del diritto e con uguale padronanza e profondità di pensiero trattò il diritto civile e il diritto penale, la filosofia e la storia del diritto. Egli possedeva sopratutto una mirabile Facoltà di analisi e di sintesi giuridica che gli faceva penetrare con la maggiore prontezza le questioni più intricate, che lo portava alla più esatta determinazione logica dei concetti ed istituti, resi così dalla sua sicura indagine di una chiarezza impareggiabile. È qui impossibile mettere in rilievo tutta la vasta produzione scientifica del Filomusi.
Le più importanti riviste giuridiche abbondano di sue monografie, articoli e note sulle questioni più importanti, sopratutto di diritto civile che hanno ricevuto da lui nuova luce. Innumerevoli sono pure i suoi discorsi, conferenze e prolusioni in cui non si sa che cosa più ammirare, se la profondità del pensiero scientifico o la chiarezza dell'esposizione; ma fra tutti i suoi lavori primeggia quel monumento di sapienza costruttiva che è la” Enciclopedia giuridica”, giunta alla settima edizione, e con la quale può ben dirsi aver egli dato un contributo poderoso al rinnovamento del metodo unitario negli studi giuridici.
La larga fama da lui acquistata, che nel 1889 gli meritò l'altissimo onore di essere scelto dal compianto Re Umberto ad impartire l'insegnamento delle discipline giuridiche al nostro Sovrano, più tardi, nel 1902, gli procurò la nomina a membro della Società reale di Napoli e nel 1906 dell'Accademia dei Lincei. E quale accademico, il 26 gennaio 1910 fu nominato senatore.
Come era stato decoro dell'università e degli studi, fu onore del Parlamento. Continuatore del pensiero filosofico e politico dello Spaventa, nella concezione di uno stato libero, civile e giuridico, ad esso informò la sua attività parlamentare. Ai nostri lavori partecipò sempre con la maggiore assiduità e con amore; e non mancò mai la sua lucida parola nelle discussioni più importanti sopratutto nelle materie che egli profondamente conosceva. Strenuo difensore del nostro sano patrimonio giuridico, egli propugnò opportune riforme degli studi di diritto e della legislazione civile e fu altresì relatore di importantissimi disegni di legge.
Nel 1917, compiendo il 75° anno, lasciò l'insegnamento col più vivo dolore di discepoli e colleghi che per lui avevano una infinita venerazione e fu nominato professore emerito; ma ai lavori del Senato fu sempre di una assiduità religiosa fino all'ultima seduta prima delle vacanze.
Il senatore Filomusi-Guelfi era circondato dalle universali simpatie poiché alle altissime doti di ingegno e di coltura aggiungeva una innata modestia e rettitudine, una elevata nobiltà di pensieri e di modi, una integrità purissima di costumi e una fede incrollabile nei valori spirituali.
Con lui scompare uno dei più forti rappresentanti del nostro pensiero giuridico e la sua perdita è perciò lutto amaro dell'Italia.
Vada alla memoria di lui il nostro affettuoso ricordo e alla famiglia desolata l'espressione del nostro profondo cordoglio. (Bene).
FEDERZONI, ministro delle colonie.Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERZONI, ministro delle colonie.[...]
Porgo un reverente saluto alla memoria di Francesco Filomusi Guelfi, l'insigne maestro di diritto dell'ateneo romano, esempio memorando di sapienza giuridica e di dirittura morale. [...]
Alla memoria di tutti cotesti uomini savi e insigni, che furono onore di questa Assemblea, il Governo rivolge il suo omaggio e compianto. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 16 novembre 1922.