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FERRIGNI Giuseppe

27 luglio 1797 - 30 dicembre 1864 Nominato il 20 gennaio 1861 per la categoria 12 - I consiglieri del Magistrato di cassazione e della Camera dei conti dopo cinque anni di funzioni provenienza Campania

Commemorazione

 

Giuseppe Manno, Presidente
Signori Senatori,
E' parte tristissima del mio ufficio l'annunziare o il rammentare a Voi lo spegnersi di vite illustri in questo onorando consesso. Durante i soli due mesi dacché mi tocca la sorte di parlarvi da questo rispettabile seggio, io devo oggi per la terza volta rivolgervi parole di cordoglio.
Voi accorreste già in ragguardevol numero attorno al feretro di Giuseppe Ferrigni, onde rendere alla sua salma l'estrema onoranza, ed implorare allo spirito suo la requie dei giusti. Due chiarissimi amici suoi furono allora interpreti del comun lutto: e gli accenti loro, pieni di eloquenza e di dolore, destarono sì profondo commovimento nel vostro animo, e tratteggiarono così fedelmente le parti migliori di una vita tanto operosa ed utile, che ogni mia parola giungerebbe ora impari alla vostra attenzione, e scemerebbe pregio al meritato encomio. Rimanga pertanto effigiata nel cuor vostro l'immagine da essi fissatavi, dell'uomo studioso e valente in ogni parte di alta letteratura; del Magistrato che nel più eccelso tribunale diede a ogni suo consiglio l'importanza di sicura dottrina; del cittadino che in tanta altezza di stato serbava incorrotte le libere sue aspirazioni, e preferiva l'estimazione pubblica al potere, salitovi e discesone con plauso eguale; del facondo patrono di cause, che poggiò sì sublime in quella cospicua Curia napoletana, nella quale tanti pur sono gli ottimi, che la precellenza è rarità. Ridivenuto egli poscia lume preclaro di quella stessa Corte di cassazione, onorato dal Governo italiano dell'aggregazione al nostro collegio e della distinzione di vostro Vicepresidente, poté porgere a me in tal sua condizione un argomento di encomio, non toccato da quei sommi oratori.
Sì, o Signori, Ferrigni in tal ultima qualità meritò grandemente d'Italia e del Senato; specialmente perché fiacco di forze vitali, e condannato a compressa respirazione, punto non paventò, per servire alla patria, i disagi e i pericoli di lontana periodica trasmigrazione. Volenteroso valicava egli la gran distanza che separavalo dai bei colli di Posillipo, e dalle fresche aure di Mergellina; e partecipando sollecito ai nostri lavori, cadde forse vittima di fatale coraggio.
Sia almeno proficuo l'esempio suo, se havvi, o se saravvi alcuno, pago meglio alla inscrizione del suo nome nell'albo Senatorio, che all'assegnamento fattogli della sua sedia curule. E così, mentre durerà perenne in Napoli la fama della sua sapienza e del suo patriottismo, duri anche utilmente fra noi la rimembranza del suo zelo. (Benissimo, molto bene).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni , 9 gennaio 1865.