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FÈ D'OSTIANI Alessandro

12 giugno 1825 - 04 giugno 1905 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 07 - Gli inviati straordinari dopo tre anni di tali funzioni provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti parlamentari – Commemorazione
Canonico Tancredi, Presidente

Signori senatori!
Di rado pur troppo avviene che si sospendano per alcun tempo le nostre sedute, senza che abbiamo a lamentare la perdita di qualche collega.
Noi perdemmo in questi giorni il senatore Alessandro Fè d'Ostiani.
Figlio della forte Brescia, egli vi nacque il 12 giugno 1825. Laureatosi a Vienna nel 1847, venne addetto bentosto alla legazione lombarda presso il Re Carlo Alberto: e fece parte del suo Stato Maggiore, durante la campagna del 1848, come ufficiale del 7° reggimento di cavalleria.
Dal 1849 in poi percorse tutti i gradi della carriera diplomatica, da quello di segretario di legazione fino a quello di inviato straordinario e ministro plenipotenziario: passando successivamente a Rio-Janeiro, a Parigi, in China, nel Giappone, poi di nuovo a Rio-Janeiro, a Bruxelles, a Berna, ad Atene. Nel 1861 fu primo segretario della missione italiana in Persia: fu commissario del Governo giapponese alla esposizione di Vienna: e nel 1886 venne incaricato di una missione speciale nel Cile.
Nominato senatore il 4 dicembre 1890, si ritirò dal servizio nel 1894, coprendo tuttavia importanti uffici nella nativa sua Brescia, dove era grandemente stimato ed amato per le sue doti di mente e di cuore.
Ed aveva invero un cuore eccellente. Affettuoso, benefico, di umore costantemente gioviale e di una vivacità straordinaria per l'età sua, egli era sempre in moto.
Non è molto, egli giunse difilato da Parigi e Roma: e volgeva in animo di fare ancora un viaggio nell'Estremo Oriente.
Ma un morbo improvviso, aggravatosi rapidamente, lo spense qui i 4 di questo mese.
La vedova contessa di Montholon, sua figlia, che stava facendo una cura a Plombières, avvertita per telegrafo, giunse precipitosamente la sera del 3 ed ebbe quasi appena il tempo di raccoglierne l'estremo respiro.
Sono pochi giorni soltanto che lo vedevamo tra noi con florido aspetto e con l'abituale sua festività: ed ora giace nella tomba!...Ecco la vita.
Sinceramente devoto al Re ed alla Patria, servì l'uno e l'altra per tutta la sua lunga esistenza con assennato zelo, e – sotto la semplice bonarietà dei modi – con singolare tatto pratico nella trattazione degli affari.
Egli lascia un vuoto doloroso nei nostri cuori. A lui il nostro affettuoso saluto: all'angosciata figlia, agli egregi fratelli e congiunti, le cordiali nostre condoglianze. (Approvazioni)
BETTONI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
BETTONI. Dopo le parole che il nostro venerato ed amatissimo Presidente ha voluto pronunciare in memoria del collega Fè d'Ostiani, che la morte ci ha rapito in questi giorni, nessuna cosa io potrò dire che aggiunga decoro al ricordo di lui perché troppo modesto è il mio dire, troppo esigua l'autorità mia, in confronto di quella che tutti rispettiamo nel gran nome di Tancredi Canonico.
Ma brevi cenni mi impone di esprimere il mio cuore, e son dettati da sentimento d'amicizia di tanti anni quanti ne conta la mia vita, da sentimenti di concittadino e di congiunto.
Niun più di me conobbe il buon collega che abbiamo perduto, poiché da lungo tempo io seguiva le diverse fasi della sua vita dedicata ad un lavoro prodigioso per intensità e per scrupoloso rispetto ai propri doveri.
Rimasto orfano ed a capo di numerosa famiglia fu pei fratelli padre amoroso. Tenne alto il decoro del suo casato e diede largo tributo della propria devozione alla patria combattendo sui campi ove l'Italia trasse la propria indipendenza. Poi servì il paese durante una lunga carriera diplomatica, che tutta assorbiva la sua esistenza, alla quale concedeva brevi riposi per correre alla sua Brescia ove non trovava che amici, che l'amavano, e beneficati, che l'adoravano.
L'adoravano, ho detto i molti ch'ebbero da lui sollievo, perché faceva il bene quanto largamente poteva, quasi ringraziando colui che gli stendeva la mano, per il piacere che gli procurava di poter far cosa utile al suo simile.
Anima buona e serena, anima coraggiosa assieme e semplice era quella del conte Alessandro Fè d'Ostiani. Ma non meno acuta era la sua perspicace visione. E per tacere d'altro basti a provarlo la sicurtà costante e precisa colla quale da epoca lontana egli giudicava quel Giappone (ove tenne alto il nome italiano), nazione chiamata ad un grande avvenire per la tenacia, il valore, l'intelligenza ed il patriottismo del suo popolo.
Giunto a tarda età non aveva capitolato innanzi agli inevitabili acciacchi a cui gli anni inesorabilmente condannano anche le fibbre più resistenti; ed ancora tutto il suo tempo dedicava alla pubblica cosa. E collo stesso fervore, che si era dato a disimpegnare delicate missioni all'estero, ora curava gli interessi di un modesto comune della provincia bresciana ove più che sindaco era chiamato padre affettuoso.
Una figlia lo piange con noi: una figliuola degna di lui, e che aveva congiunto il bel nome paterno a quello di un egregio diplomatico francese, nome che esprime fedeltà fino alla morte alla causa dei Bonaparte, a quello, dico, del conte di Montholon. A lei vada il nostro rimpianto per la sventura, che l'ha colpita e che toglie, alla patria ed al Re, uno dei campioni più fidi (Bene).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Casana.
CASANA. All'autorità delle parole che ha pronunciato l'eccellentissimo nostro Presidente in commemorazione del compianto collega Fè d'Ostiani, alla cognizione intima dell'estinto che inspirò le parole del senatore Bettoni, suo concittadino, nulla può aggiungere certamente il mio dire; ma di fronte alla memoria di un'individualità che raccoglieva in sé tante qualità preziose, una perspicacia non comune, un'operosità che la farebbe degna di lode fra le generazioni che sono trascorse e di esempio per i presenti e per quanti succederanno, una squisita gentilezza di animo che il nostro collega rendeva a tutti noi così caro, mi pare doveroso che, anche a nome di coloro che meno lo accostarono, si dica una parola di compianto. Io credo che sarà sempre impresso nella nostra memoria l'affabile suo sorriso, il gioviale suo contegno, sia quando ritornava dalla sua Brescia, sia quando veniva dalle frequenti gite che, per affetto di padre, faceva a Parigi; egli era sempre arzillo e contento, come se ancora fosse uno scolaro che venisse dalle vacanze anziché persona che tanto opera ha dato pel bene del paese, da lui per molti anni servito devotamente. La bontà di animo che inspirava questo contegno è certo la spiegazione della simpatia profonda che ora lo fa compiangere amaramente da tutti. (Bene).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole ministro degli esteri.
TITTONI, ministro degli affari esteri. Il Presidente e i colleghi Bettoni e Casana hanno ricordato con parole commosse i servigi resi al paese dal conte Fè d'Ostiani. A nome del Governo, io mi associo con tutto l'animo al rimpianto unanime del Senato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 8 giugno 1905.