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FAZIOLI Michele

19 agosto 1819 - 13 marzo 1904 Nominato il 16 novembre 1882 per la categoria 16 - I membri dei Consigli di divisione dopo tre elezioni alla loro presidenza provenienza Marche

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente

Signori senatori! Tristi giorni furono questi per il Senato, nei quali i nostri lavori sono rimasti per breve tempo interrotti. In soli otto giorni, quattro colleghi nostri sono scesi nel sepolcro: Michele Fazioli nel dì 13 marzo, [...]
Al semplice annunzio di questi nomi, giustamente meritevoli, per tanti e svariati titoli, di essere tramandati alla memoria di ogni buon italiano, il Senato intende già che la brevità dell'ora non mi consentirebbe di poterne dire le lodi, così degnamente come dovrei, se presumessi raccontarne la vita dinanzi a voi, che aveste opportunità ad apprezzarne le virtù, onde siamo maggiormente tratti a lamentare la dipartita di questi valentuomini, saliti ad un mondo migliore. Breve sarà pertanto il supremo elogio che per dovere di ufficio imprendo a fare di ciascuno dei colleghi perduti.
Il conte Michele Fazioli era nato in Ancona nel giorno 19 agosto 1819, cosicché aveva varcato gli 84 anni di vita, quando morte lo incolse nella sua patria diletta. Tipo di gentiluomo e fiore di patriota, il bravo Fazioli, insofferente fin dalla prima gioventù della dominazione che affliggeva la sua terra nativa, si adoperò come meglio seppe pigliando parte colle sante cospirazioni, e meglio ancora, con l'integrità della vita e con l'esercizio delle civili virtù, a diffondere nell'anima dei suoi compaesani il culto della libertà e della indipendenza nazionale. Con questi pensieri maturati nella mente di un uomo assennato e prudente quale Esso era, il nostro Fazioni non disdegnò di dedicare l'opera sua a servizio degli interessi locali, onde avvenne che, gonfaloniere nel 1855, quando il colera fece la sua prima apparizione in Ancona, diede tali prove di abnegazione personale, che in omaggio al sentimento pubblico, il Governo pontificio, pur sapendo di avere in lui un fiero, irriconciliabile nemico, si vide costretto ad encomiare la generosa, insuperabile condotta del primo magistrato di quella patriottica città.
Ma i tempi venivano ingrossando, e le cospirazioni pigliavano forma e consistenza non prima conosciuta; ed appena occorre dire che il conte Fazioli, antico e costante cospiratore, era in voce presso il Governo pontificio, di essere fra i primi ed i più arditi, che oggimai non giungevano più a nascondere e dissimulare le patriottiche aspirazioni. Così avvenne che in un conflitto fra la popolazione di Ancona ed i gendarmi pontifici che avevano spianati i moschetti contro i cittadini inermi e tumultuanti, il conte Fazioli si fece innanzi esponendo il petto al ferro nemico, pur di salvare la vita de' suoi compaesani che ne uscirono illesi.
Questo atto del gonfaloniere, che giustamente fu chiamato eroico, doveva naturalmente sollevare le ire di quel Governo, che condannò a morte il Fazioli per delitto di fellonia, con la confisca dei beni. Ma egli era giunto prodigiosamente a salvare la vita, ricoverando a Firenze, onde fra breve fece ritorno in patria in mezzo all'esercito liberatore.
Con quale entusiasmo, proprio di quei tempi che paiono tanto mutati, ma, per chi ben guardi, portano ancora la medesima impronta, il vecchio patriota fosse accolto dal popolo di Ancona, non è qui luogo che si dica. Il mio compito è semplicemente questo, di ricordare, che il conte Fazioli tornato dall'esilio rimase per altri 45 anni lo stesso uomo che si era mostrato negli anni della servitù, rimeritato sempre dalla benevolenza e dalla fiducia della cittadinanza anconitana che lo volle sindaco e presidente del Consiglio provinciale per molti anni, cosicché in questa qualità fu chiamato nel 1882 agli onori del Senato. Ma l'amore e la devozione del loco natìo, della quale diede novella e splendida prova nel 1885, quando Ancona fu visitata e funestata di bel nuovo, ed in modo anche più tremendo, dal colera, distolsero il Fazioli dal prendere larga parte ai nostri lavori, siccome lo aveano consigliato a rinunciare all'ufficio di deputato al Parlamento, che gli elettori di Ancona, appena ripatriato, gli avevano con slancio patriottico conferito.
Tale, e così degno della stima universale fu l'esimio collega che abbiamo perduto. Ben vengano, o signori, ben vengano altri di questi uomini di egual tempra a colmare il vuoto che lasciano dietro di sé gli ultimi gloriosi avanzi di una generazione che ci diede una patria! Questo è il voto più caro a quello spirito eletto che il Senato gradirà di deporre sulla tomba di Michele Fazioli. (Vive approvazioni).[...]
FINALI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINALI. Il nostro onorevolissimo Presidente con la sua eloquente parola ci ha anche oggi profondamente commossi, commemorando la virtù di colleghi recentemente perduti, tutti insigni per varie benemerenze verso la patria, la magistratura, la scienza e la pubblica amministrazione.
Egli ha cominciato da Michele Fazioli, uomo di antica nobiltà e che col fatto magnanimo da esso ricordato, rinnovò l'eroismo antico di un suo antenato Fazio Fazioli, il quale animò i suoi concittadini anconetani e li condusse a respingere le armi di Federico Barbarossa che assediava Ancona, condotte dall'arcivescovo di Magonza. [...]
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Ha ragione l'illustre Presidente del Senato, cominciando oggi, in modo tanto eloquente, le commemorazioni di colleghi defunti, ha osservato che di rado in così breve periodo di tempo il Senato ha dovuto deplorare tanti lutti. Si tratta di quattro personaggi egualmente eminenti e benemeriti della patria: il senatore Fazioli, patriota fervente; [...]
Mi associo quindi al dolore del Senato ed alle parole nobilissime proferite dall'onorevole Presidente e dagli altri oratori che hanno parlato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 21 marzo 1904.