FALDELLA Giovanni
26 settembre 1846 - 14 aprile 1928 Nominato il 25 ottobre 1896 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza PiemonteCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente
Onorevoli colleghi.. [...]
nella sua Saluggia, che l'aveva visto nascere il 26 settembre 1846 e che da lui si ebbe sempre premure filiali, il 14 aprile si è spento un nostro insigne collega, l'avv. Giovanni Faldella che, novelliere, storico, letterato, uomo politico, giornalista, in più campi segnò l'impronta del suo poderoso ingegno.
Ei venne crescendo mentre con l'eroismo sublime di tanti martiri si compiva l'unità della patria e nel suo nobile cuore dette alimento ai più fervidi sentimenti di italianità e di amore per il bene pubblico che poi lo guidarono in tutta la sua vita. Laureatosi in giurisprudenza nell'Università di Torino nel 1868, esordì brillantemente nell'esercizio della libera professione, ma presto lasciò l'agone forense per consacrarsi alle lettere, cui si sentiva particolarmente portato, e poi alla vita pubblica.
E fu scrittore di rara fecondità, sì che accennare particolarmente a tutta la sua produzione non mi è possibile: dalla novella e dal bozzetto al libro di viaggio, dal romanzo al giornale, dalla celebrazione di avvenimenti tristi e lieti allo studio della storia egli passa con infaticabile fervore e segnando orme che non possono essere cancellate. I suoi romanzi, fra cui ricorderò "Santo Isidoro", "Madonna di fuoco" e "Madonna di neve" e i suoi bozzetti sono un inno alla patria e al suo Piemonte, di cui esalta con scultorei tratti le bellezze e le armonie: i suoi scritti storici, come "La storia della Giovine Italia", "Piemonte e Italia", diffondono luce vivissima su fatti e periodi di particolare importanza, e soprattutto sul nostro risorgimento di cui fu devoto studioso e profondo conoscitore, i suoi innumerevoli discorsi commemorativi - ché si può dir non vi sia stato avvenimento patriottico di un qualche rilievo che egli non abbia illustrato - destarono spesso fremiti di entusiasmo. In lui scrittore fu sempre nobile, coraggioso e robusto il pensiero, grande la potenza di rappresentazione, squisito il senso poetico, familiare e fine l'arguzia, e soprattutto originale e ardita la tendenza ad un rinnovamento linguistico degno delle nostre tradizioni classiche, onde osservava di lui il Carducci che egli dal fondo del dialetto aveva saputo cercare e trovare l'accento e il colorito della grande lingua popolare e classica.
Dal suo romitaggio di Saluggia egli non si dipartì che per assolvere il suo mandato allorché dalla fiducia degli elettori fu inviato alla Camera dei deputati nel 1881. Ivi restò nelle legislature 14, 16, 17 e 18, entrando poi nel Senato il 25 ottobre 1896 ed in entrambi i rami del Parlamento, come nelle innumerevoli cariche pubbliche tenute sopratutto nella sua regione - fra l'altro nel Consiglio provinciale di Novara, di cui fu per lungo tempo Presidente -, egli portò sempre il suo ardente sentimento del bene e della giustizia ed auspicò ognora il rinnovamento morale del popolo in uno con quello materiale. Per la nobiltà della sua vita unita a grande bontà e modestia, si era procurate larghissime simpatie; onde, quando nel 1908 volle appartarsi di nuovo nella sua Saluggia, solenni onoranze gli furono tributate, cui parteciparono le più insigni personalità, e non meno solenni furono quelle che gli furono rese a Torino nel 1913 in occasione dell'alta onorificenza di cavaliere dell'Ordine civile di Savoia che Sua Maestà il Re si degnò concedergli.
Egli bene meritò della patria, poiché coll'esaltare gli eroi e gli artefici della sua grandezza, col ritrarne e diffonderne le bellezze e la poesia, egli compì opera di alto civismo.
Volgiamo un mesto e reverente pensiero alla sua memoria ed inviamo alla famiglia l'espressione del nostro cordoglio. (Benissimo).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 maggio 1928.