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FALCONI Nicola

06 dicembre 1834 - 28 dicembre 1916 Nominato il 04 aprile 1909 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Molise

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Morì il 28 dicembre in Roma il senatore Nicola Falconi, ch'era nato in Capracotta del Molise il 6 dicembre 1834. Laureato in Napoli nel diritto, diede l'esame di patrocinatore alla gran corte civile, e concorse all'alunnato di giurisprudenza nel 1855. Al sorgere della libertà, di lui si valse il nuovo Governo nel Ministero della giustizia, dal quale passò ne' tribunali civili giudicante, poi al pubblico ministero, salendovi procuratore del Re e presso la procura generale. Nel 1873 nominato consigliere di Corte d'appello, quindi addetto alla Cassazione, divennevi consigliere e vi fu promosso presidente di sezione; nel qual grado fu collocato ad onorato riposo nel 2 dicembre 1909. Amministrò giustizia sapientemente e specchiatamente, lasciando nome integro ed amato ovunque risiedé.
Fu Nicola Falconi di que' magistrati, che la fiducia degli elettori politici prende dalle Corti giudiziarie; e deputato alla Camera nel 1876, vi rimase fino al 1908 per dieci consecutive legislature, rappresentante del collegio di Agnone, e, nel tempo dello scrutinio di lista, fra i rappresentanti di quello di Campobasso. Modestamente alla Camera operoso, vi acquistò reputazione. Portò lume alle discussioni di argomento giuridico e d'ordinamento giudiziario; attività alle commissioni; nella Giunta del bilancio fu relatore di quello di Grazia e giustizia e dei culti.
Campobasso lo teneva in grande conto e di averlo presidente degnissimo si pregiò quel Consiglio provinciale. Meritò di prender parte al Governo dello Stato nel gabinetto Pelloux del 14 maggio 1899, sottosegretario di Stato per la giustizia. Al Senato venne per nomina del 4 aprile 1909; lo avemmo assiduo e profittevole, e ce ne rimane ricordo carissimo. (Vive approvazioni). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Bonasi.
BONASI. (segni di attenzioni).Conceda il Senato a me, che di Nicola Falconi fui collega per più legislature nell'altro ramo del Parlamento, e poscia in questo dal giorno che venne chiamato a farne parte, ed ebbi anche la fortuna della preziosa sua collaborazione nel Ministero della giustizia, nell'alto ufficio di sottosegretario di Stato, mi sia concesso, dicevo, di aggiungere brevi parole di vivo, sentito compianto a quelle nobilissime pronunziate dal venerando nostro Presidente, per la perdita amarissima del collega egregio, dell'amico dilettissimo.
Con Nicola Falconi è scomparsa una di quelle rare modeste figure di schietto galantuomo, che, ancora più che nella memoria, rimangono incancellabilmente impresse nel cuore di quanti ebbero la ventura di incontrarlo su la loro via.
Sortito da quella nobile regione del Molise, che a schiere ha dato all'Italia uomini insigni in tutti i rami del pensiero e dell'azione, dei quali taluno è tuttora ornamento e decoro del Senato, il Falconi, dotato di censo avito abbastanza largo, rifuggendo dagli ozi che abbassano e avviliscono gli infingardi che si abbandonano alle loro fallaci attrattive, entrò giovanissimo nella magistratura, alla quale lo chiamavano onorevoli tradizioni di famiglia; e nella lunga sua carriera ne percorse con onore tutti i gradi dall'imo al vertice, e con quella austera dignità e alto sentimento dell'augusta funzione che rendono il magistrato degno della tremenda prerogativa di farsi giudice di altri uomini.
Ma i suoi concittadini, che ne sapevano le virtù intime, non vollero che la sua attività fosse tutta consacrata all'amministrazione della giustizia, e non tardarono a reclamarlo a loro rappresentante nel Parlamento.
Ed egli, che nulla mai domandò per sé, ma che a nessuna fatica si rifiutava quando avesse a scopo il pubblico interesse, sebbene per modestia esitante, si piegò ad accettare l'alto mandato con tanta cordiale spontaneità offerto; e lo tenne con sì grande soddisfazione de' suoi devoti elettori, che senza interruzione, e senza contrasti, glielo rinnovarono per 33 anni consecutivi, e non è azzardato il ritenere che glielo avrebbero confermato a vita, se egli, ormai grave di anni, non avesse preferito di passare in questa più serena e tranquilla Assemblea, e di rinunziare il mandato in favore della giovane promettente energia di un suo diletto congiunto.
Il Falconi, entrato nella Camera quando la Destra liberale ancora teneva il Governo del paese, per meditata convinzione, e per temperamento alieno da ogni estremo, ne accettò il programma, e non lo rinnegò allorché, al succedervi il Governo della Sinistra, il mantenersi fedele alla vecchia gloriosa bandiera diveniva ragione di sospetto e di mal celate partigiane avversioni. (Approvazioni).
Ciò che dimostra, onorevole Colleghi, come certa naturale sua phiegevolezza, che lo inclinava, a condiscendere con facilità alle altrui richieste, penoso riuscendogli ogni rifiuto, non dipendesse già da debolezza, come leggermente qualcuno mostrò credere, o da mancanza di carattere, ma da quella sua innata ingenuità e bontà d'animo, e da quel desiderio di non far scontento nessuno, in che riponeva ogni sua compiacenza ed orgoglio: sentimento che lo rendeva a tutti caro e ricercato senza distinzione di parti politiche, sebbene lui stesso mescolato nella politica militante; mantenendosi però sempre tetragono ad ogni bieca influenza che contrastasse alla retta ed illibata sua coscienza. (Bene).
Ed di questa felice sua tempra, duttile e rigida ad un tempo, diede solenne irrefregabile prova nel tempo non breve che, chiamato a reggere il sottosegretariato di Stato nel Ministero della giustizia, non si ricordò che di essere magistrato; dolcemente ma inflessibilmente, non piegandosi mai a nessuna di quelle proterve inframmettenze che disgraziatamente nel nostro paese stringono e assediano ogni importante funzione di carattere politico; e che pur troppo non pochi secondano, reputandola buona e legittima arte di Governo, mentre è arte vituperevole ed insidiosa che coi favori inquina ed ammorba la vita pubblica e corrompe il costume. (Approvazioni vivissime).
Così pure avendo il Falconi sincere e ferme convinzioni religiose non si ristette mai dal praticarne i doveri, senza vistose ostentazioni, ma anche senza pavidi riguardi, incurante delle intolleranze, dei giudizi e pregiudizi partigiani che non fanno torto che a chi se ne fa banditore, accusando in essi un falso concetto della libertà, della quale la religiosa è parte sì essenziale. (Approvazioni).
Non contenti poi gli elettori del Falconi, a lui non meno fedeli che esso a' suoi principî, di averlo rappresentante nella sovrana Assemblea nazionale, da molti lo vollero a capo eziandio della maggiore Assemblea amministrativa della loro importante provincia: carica nella quale durò con indefessa, indomita e fruttuoso alacrità finché una violenta malattia in pochi giorni fiaccò ed abbatté il forte organismo di questo mirabile vecchio, sino all'ultimo giovanilmente fiducioso negli alti destini della patria, cui consacrò tutte le migliori sue energie, e lo rapì all'affetto di quanti ne avevano seguita ed apprezzata l'instancabile, modesta sua opera, che tanto bene seminò tutto attorno alla lunga via da lui percorsa.
Tanta benignità perpetua non mai smentita, non mai turbata da nessuna specie di invidia o di rancore, scevra sempre da ogni calcolo volgare od egoistico, sempre pietose e soccorritrice di ogni umana miseria spiega la universalità del compianto suscitato da una morte che a tutti sembrò immatura, perché non mai esausta apparve la virtù dell'uomo nel profondere i benefizi che ancora si attendevano dalla grande bontà di un animo, di cui gli anni non avevano fatto che rinvigorire il sentimenti e moltiplicare i frutti. (Bene).
Sia dunque benedetta e custodita ad esempio la memoria di Nicola Falconi, e voglia il Senato, interprete del sentimento comune, inviare alla famiglia e alla provincia nativa l'espressione del suo vivo cordoglio per la perdita dell'uomo giusto e del cittadino benemerito, che tutta la sua lunga vita spese servendo sempre modestamente, sempre nobilmente e serenamente sempre, il suo paese da lui tanto amato. (Approvazioni vivissime, applausi. - Molti senatori si recano a congratularsi coll'oratore).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Putrella.
PUTRELLA. Io prendo la parola in questo momento non solo per conto mio, ma per mandato or ora ricevuto da tutti i senatori della natia Provincia di Campobasso per associarmi a tutto ciò che è stato detto; ma mi si deve consentire che aggiunga qualche parola.
L'illustre nostro Presidente ha tratteggiato la figura di Nicola Falconi in tutta la sua interezza, seguendolo nella lunga vita da lui percorsa a servigio del paese. Cittadino esemplare, patriota, deputato assiduo, aveva saputo guadagnare la stima e l'affetto di tutti i suoi colleghi: operoso, desideroso del pubblico bene, che cercava di attuare sempre che fosse stato possibile; appassionato degli interessi del suo collegio elettorale, dal quale ebbe un premio, che non tutti possono avere, o hanno avuto, cioè una serie di elezioni plebiscitarie sempre, e che egli poi non volle più conseguire, per riposarsi, e perché sopra di un suo diletto congiunto fossero accentrati i voti del collegio Agnone, che è ora tanto bene e con lode rappresentato dall'attuale deputato.
L'onorevole Presidente lo ha seguito come amministratore della cosa pubblica nella provincia nativa, e difatti Nicola Falconi è stato per circa quaranta anni consigliere provinciale e per dieci anni presidente del Consiglio, espertissimo in tutta quella congerie - mi si permetta la parola - di leggi che riguardano i comuni e la provincie. Egli dirigeva il consiglio con plauso, con accortezza, con avvedutezza straordinaria.
È poi venuto in Senato; e il nostro illustre Presidente ha detto quale messe di affetto, di benevolenza, di stima egli ha raccolto in questo consesso. E la prova, la manifestazione di questi sentimenti dei colleghi, si è avuta nei tanti incarichi che al Falconi furono dati, nella piena sicurezza che l'esperienza da lui posseduta della vita parlamentare lo avrebbe fatto riuscii bene in tutte le imprese, alle quali egli si sarebbe accinto.
Il Falconi poi è stato nella carriera della magistratura, ed il nostro Presidente ha detto come là egli ascese ai massimi gradi; e vi ascese con la stima universale, per la sua rettitudine, per la sua indipendenza, per la sua franchezza di carattere, non scompagnata mai dal sentimento della giustizia.
Così di Nicola Falconi, l'onorevole nostro Presidente e l'onorevole Vicepresidente Bonasi han detto quello che della sua vita politica si poteva dire; ma a me suo comprovinciale, suo compagno di carriera, suo quasi coetaneo, suo amico vecchio e sempre costante e sincero, si conceda che da questo stallo mandi un ultimo saluto alla sua memoria.
Io non ricorderò qui, perché già sono state tanto bene ricordate dall'illustre nostro Presidente e dal senatore Bonasi, quelle virtù fulgide che splendono e che nella carriera amministrativa, in quella politica e nella magistratura il Falconi fece palese. Dirò solamente di quelle virtù intime, segrete e modeste, che, quasi pudibonde si nascondono, ma a larga mano spandono i beneficii, come la mammola profonde il suo delicato profumo nei prati primaverili quasi non vista. Il Falconi era ricco di queste virtù. Animo buono, carattere leale, modesto, servizievole. Io qui non posso particolareggiare: altri lo farà in altro tempo; dirò soltanto che tutti gl'immegliamenti materiali e morali che si sono verificati nel suo collegio elettorale da quarant'anni in qua portano l'impronta dell'attività del Falconi, e anche il contributo del suo peculio particolare, che, me lo permetta l'illustre oratore che mi ha preceduto, non era largo, il che accresce il merito del Falconi.
La prova della gratitudine, che tutti hanno sentito, per Nicola Falconi, prova irrefragabile, sincera, spontanea l'ha data tutta la cittadinanza quando le spoglie mortali di lui furono condotte alla tomba di famiglia in Capracotta. E non poteva essere diversamente. Non v'era un diritto da difendere, non un interesse legittimo da caldeggiare, non un atto d'umanità da chieder, non un favore da legittimamente impetrare, che non trovasse nel Falconi il difensore sollecito, disinteressato, attivo. E di questa sua attività abbiamo avuto prova fino alla vigilia della sua morte, e nell'alterna vicenda della sua ultima malattia, che egli non ebbe che un dolore e un desiderio, il dolore di non poter più spendere la sua attività in pro dei suoi concittadini, e il desiderio che sempre ogni di più grandeggiava in lui, di veder annunziata la vittoria completa, finale delle nostre armi gloriose. E forse in quest'ultimo raggio di pensiero, che illumina la mente quando dalla vita si passa alla morte, ebbe la radiosa visione che gli fece pregustare la nostra vittoria finale. Così egli chiuse serenamente gli occhi alla luce. Vada alla sua memoria il nostro saluto estremo.
Alle proposte che ha fatto l'illustre Vicepresidente senatore Binasi, io aggiungo anche quella di mandare le condoglianze del Senato al deputato Mosca Tommaso, che è stato il prediletto di Nicola Falconi. (Approvazioni vivissime).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,6 marzo 1917.