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FAINA Zeffirino

09 febbraio 1826 - 17 giugno 1917 Nominato il 07 giugno 1886 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Umbria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Altro uomo del risorgimento fu il conte Zeffirino Faina, morto in Perugia il 17 testé scorso. Era nato in San Venanzo di Orvieto addì 9 febbraio 1826. Giovane ardente d'italiani sensi nel 1848 prese l'armi per combattere in Lombardia, che portò di là alla difesa di Venezia. Sotto la reazione pontificia non dissimulò i suoi principii, onde soffrì. Lungo il decennio cospirò con il programma della società nazionale; e fu del Comitato promotore dell'insurrezione di Perugia del 14 giugno 1859; uno del Governo provvisorio, e de' sottoscritti al proclama del 15 al popolo. Riprese Perugia dai pontifici, il Faina esulò e fu condannato a morte in contumacia con gli altri del caduto Governo provvisorio. Rivide Perugia libera, quando le Marche e l'Umbria furono occupate dalle regie truppe. Il municipio di Perugia conserva documenti importanti di quella prima riscossa dal Faina donatagli. Annessa l'Umbria al Regno di Vittorio Emanuele II, fu il primo eletto di Perugia al Parlamento, e deputato alla Camera al 2° collegio dalla XI alla XIV legislatura, e fra i rappresentanti del 1° nella XV. In città e provincia diede senno e zelo alle amministrazioni; con reputazione di somma integrità ed illibatezza. Fu nominato senatore per regio decreto 7 giugno 1886. Dolente il Senato della perdita, si conduole in particolar modo con il conte Eugenio nipote del defunto parimenti nostro amato e pregiato collega. (Bene). [...]
TITTONI TOMMASO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TITTONI TOMMASO. [...] A questa schiera apparteneva anche un altro venerando patriota, che seguì Giovanni Cadolini poco tempo dopo nella tomba: Zeffirino Faina. Mio padre Vincenzo, inviato dal conte di Cavour nell'Umbria presso il generale Fanti, trovò il Faina alla testa del movimento nazionale e si legò a lui di amicizia fraterna. Molti anni dopo, andato io a reggere quella nobilissima provincia, trovai la sua canizie consolata dall'amore e dalla venerazione di tutti i suoi concittadini.
Egregi colleghi, uniamo in un solo pensiero mesto e riverente coloro che già combatterono per l'indipendenza d'Italia e coloro che combattono oggi per la sua grandezza. (Bravo).
Ben possiamo dire in questo momento solenne della nostra vita nazionale che in tutti i campi di battaglia, nei più antichi e nei più recenti, da Legnano all'Isonzo, le ossa dei caduti "fremono amor di [LACUNA]". (Bene; applausi). [...]
PRESIDENTE. Darò pronta esecuzione alle proposte fatte dai singoli oratori e nelle quali è certo consenziente il Senato.
Do ora facoltà di parlare all'onorevole ministro della pubblica istruzione.
RUFFINI, ministro della pubblica istruzione.Unisco in nome del Governo alla degna commemorazione, che è stata fatta degli illustri senatori scomparsi nel breve tratto di tempo che è intercorso dalle nostre ultime adunanze, una parola di sincero cordoglio, di profondo rimpianto e di vivissima ammirazione.
Sono fra questi scomparsi figure di molto diversa significazione, di molto diversa forza rappresentativa. Da una parte due figure già appartenenti alla storia del nostro riscatto: i senatori Cadolini e Faina. Due figure, le quali già in vita avevano oramai un loro posto incontrastabile nella nostra storia, e si ergevano di già con l'aureola dell'eroismo, nello sfondo più puro del nostro risorgimento nazionale. E questo per un miracolo di longevità che era non ultimo segno della loro eccezionale e rigogliosa personalità. [...]
PRESIDENTE. Darò pronta esecuzione alle proposte fatte dai singoli oratori e nelle quali è certo consenziente il Senato.
Do ora facoltà di parlare all'onorevole ministro della pubblica istruzione.
RUFFINI, ministro della pubblica istruzione.Unisco in nome del Governo alla degna commemorazione, che è stata fatta degli illustri senatori scomparsi nel breve tratto di tempo che è intercorso dalle nostre ultime adunanze, una parola di sincero cordoglio, di profondo rimpianto e di vivissima ammirazione. [...]
Ma con questo vorremmo dire noi, che è riserbato il sentimento del rimpianto per queste ancor giovani, ancor vigorose figure anzitempo scomparse, e non si debba tributare invece se non un pensiero di semplice ammirazione verso quelle grandi figure storiche? No, certamente. In questa prova immane, in cui il paese ha trasfuso tutte le sue energie, materiali, spirituali e morali, in questa prova suprema, da cui il paese nostro uscirà o più grande di prima o con destini limitati, tutto è stato tratto in mezzo, tutto è stato invocato; e il nostro passato è stato chiamato esso pure alla riscossa, per farne una forza morale: così gli insegnamenti dei nostri antichi scrittori e pensatori, come l'esempio dei nostri grandi uomini di Stato e di guerra. Per questo il permanere in mezzo a noi di figure quali quelle del Cadolini e del Faina rappresentava non soltanto un argomento d'orgoglio, ma anche di rinvigorimento e di incitamento all'imperterrita prosecuzione della nostra patriottica impresa.
Perché, se è cosa che conforta e che incuora il vedere i giovani dare tutto il loro entusiasmo a questa nostra grande gesta nazionale, certamente è spettacolo ancora più mirabile il vedere un eguale entusiasmo permanere nei vecchi, il vedere in chi l'impresa iniziò fin dal suo più remoto prologo, mantenersi intatta e sempre vivida, ad onta degli anni e degli eventi, la fede che aveva ispirato i giovanili ardimenti. Questo ci è garanzia della giustizia e della santità della nostra grande prova presente; poiché a quelle anime superiori questa prova appariva come il fatale e provvidenziale coronamento, l'epilogo necessario del nostro risorgimento nazionale.
E noi possiamo immaginare che queste anime nobilissime ricevettero, nello affacciarsi alla soglia dell'oltretomba, il più ambito premio della loro fede incrollabile nei destini della patria, vedendosi venire incontro tante e così nobili anime giovinette che, devote al loro esempio, fecero sacrifizio di sé alla patria, vedendosi venire incontro i vostri figli eroici, o colleghi Di Prampero, Niccolini, Torrigiani, con su le bocche ancora il grido dell'ora loro suprema, il santo grido: Italia! Italia! (Vivissime approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 20 giugno 1917.