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FABRIZI Paolo

01 maggio 1843 - 01 gennaio 1917 Nominato il 21 novembre 1901 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Estero

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Amaro al Senato, amarissimo a me ed ai colleghi della Presidenza è il pianto per la scomparsa del nostro Paolo Fabrizi, che qui sedeva al suo posto di segretario il 22 dicembre, e fu spento nel 1° gennaio da rapido male in Modena, dove soleva di que' giorni festivi ogni anno andare alle care memorie. Non è ritornato questa volta: vi è rimasto sepolto accanto ai maggiori suoi.
Nato in Bastia il 1° maggio 1843 dal modenese Luigi, uno degli esuli politici del 1831; nipote di Nicola, quel fido del Garibaldi, la gioventù alimentò al bollente sangue italiano ed ai liberi sensi, fu soldato garibaldino ei stesso, ufficiale delle Guide combatté nel 1866, e fu a Mentana. Non trascurati gli studi, prese laurea in medicina.
Il nome, il merito patrio tradizionale in famiglia e la coltura della mente, lo impossessarono de' voti per la rappresentanza al parlamento; e vi fu deputato nelle legislature 13ª e 14ª del collegio di Castelnuovo di Garfagnana; nelle legislature 15ª, 16ª e 17ª del collegio di Massa Carrara a scrutinio di lista. La stima de' colleghi alla Camera non gli tardò: fu tosto eletto e rieletto continuamente segretario. Immancabile all'ufficio, appartenne anche a commissioni, ed intervenne con senno a discussioni. Nominato senatore il 2 novembre 1901 [sic], è stato qui pure apprezzato ed amato, e nostro segretario sempre. L'animo equo, il retto senso e l'esperienza parlamentare ne rendevano prezioso il consiglio. Fu liberale puro, severo, costante, leale ai partiti ed alle amicizie.
Semplice per il voler suo si fece il funerale; ma ne formò la solennità il concorso di Modena intiera, onorante il concittadino diletto, spirato nel suo amplesso, e le avite virtù scritte nel libro d'oro del nazionale risorgimento e delle patrie battaglie. La camicia rossa, solo ornamento voluto della bara, fu l'eloquenza funebre in tutti i cuori penetrata. Addio tacito per obbedienza, ma devoto, fu dato dalla sua terra a Paolo Fabrizi nel suo ricongiungersi al padre ed allo zio fra gli spiriti benemeriti della patria: oggi l'addio gli pronuncia caldamente il Senato, e gli sale più volte ripetuto da questo banco addolorato della sedia di lui deserta. (Vive approvazioni). [...]
PELLERANO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PELLERANO. Permettetemi, onorevoli colleghi, che come antico amico ed elettore politico del compianto Paolo Fabrizi, io porga alla sua venerata memoria un tributo di commossa gratitudine, anche a nome della Provincia di Massa Carrara e del collegio di Castelnuovo di Garfagnana, che egli, con tanto onore, per ben cinque legislature rappresentò in Parlamento.
Nato da un famiglia che tutto fece per il risorgimento e l'indipendenza della nostra patria, Paolo Fabrizi, come bene ha ricordato il nostro illustre Presidente, fu nelle guide garibaldine nel 1866, e tenente nello Stato maggiore di Garibaldi a Mentana.
La sua famiglia, perseguitata dai tirannelli d'Italia, e specialmente dal duca di Modena, ebbe a soffrire anche molti danni materiali, ma egli non volle mai nessun compenso e per ben due volte rifiutò la nomina di prefetto offertagli da Francesco Crispi, che, amico intimo del valoroso generale Nicola, ben sapeva quanto il patriottismo era costato alla famiglia Fabrizi.
Il nostro collega Paolino, come amorevolmente solevamo chiamarlo, era di una integrità adamantina e di una onestà a tutta prova. Tutti quelli che lo conobbero un po' intimamente lo stimarono, lo amarono. Per la sua invincibile modestia, pochi hanno potuto sapere quanto egli, colla sua grande anima, operò per il bene della patria. La Garfagnana, che ebbe da lui tanti benefici, piange oggi la perdita di un sì grande benefattore.
Io prego il Senato che voglia esprimere alla famiglia Fabrizi, ed alla città di Modena e di Castelnuovo di Garfagnana il dolore nostro per la perdita di un integerrimo cittadino. (Approvazioni).
TRIANI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TRIANI. Modesta, onorevoli colleghi, è la virtù di Paolo Fabrizi e tale che non si discopre se non agli occhi degli intimi e di coloro che furono osservatori costanti delle sue opere. Allora solo, conoscendolo così intimamente e pienamente, si raccoglie il pensiero, che ha guidato tutte le sue energie, per tutto il tempo di sua vita.
Io non ripeterò quanto splendidamente è stato detto dal nostro venerato Presidente e dall'onorevole collega che ha avuto prima di me la parola; ma non posso non tornare sulla nota delle relazioni civili e patriottiche, che corsero tra la famiglia Fabrizi ed il sentimento di Modena.
La famiglia Fabrizi era legata a Modena da una tradizione secolare. Prima un insigne giurista, che lasciò prove ed esempi di somma integrità e di dottrina, in un momento, nel quale il nostro ambiente giuridico risorgeva per rifarsi dalle accuse contenute nel libro di Ludovico Muratori, sui difetti della giurisprudenza; rivincita bella e gloriosa da parte di magistrati e di avvocati; e tra questi ha un posto eminente il Fabrizi avvocato, del quale oggi possono leggersi ancora allegazioni splendide, quasi trattati scientifici.
Venne l'ora delle congiure e nella congiura di Ciro Menotti si trovò commisto il nome dei Fabrizi.
Venne l'ora delle persecuzioni e la famiglia Fabrizi fu dispersa nel mondo, cercando ospitalità in diversi paesi. Sempre però codesti esuli ebbero il cuore rivolto alla patria: sempre, anche nell'esilio, Nicola Fabrizi in specie, trattò le cose d'Italia con gli altri patrioti, con una costanza, con una fede, con una attività, che doveva avere ed ebbe il successo.
Nel giorno in cui fu possibile agl'italiani di tornare alle loro case, Modena rivide Nicola Fabrizi e lo volle suo rappresentante per parecchie legislature e gli fu larga di rispetto e di amore come per cittadino e figlio prediletto.
Paolo Fabrizi passò tutta la sua giovinezza nei trambusti dell'esilio e fra gli esempi di invitto patriottismo, raccogliendo dallo zio il pensiero che ne guidò l'anima per tutta la vita.
Ed a Modena egli tornò in tutti quei momenti, nei quali è più cara l'espansione dello spirito intimo. Nell'ultimo atto di sua volontà, dotò la Congregazione di Modena di tutto il suo patriottismo, ogni qualvolta si estinguessero le linee ereditarie a lui predilette della famiglia.
Evidentemente questa disposizione, agli occhi dei giuristi, risultava come un fidecommesso; e i nipoti, primi eredi, compresi del pensiero suo generoso, vollero che non si parlasse di nullità della disposizione, e che sin da ora venisse dotata una delle istituzioni della Congregazione di carità di un patrimonio che la rendesse tosto atta a funzionare, in modo quale fino ad ora non era mai avvenuto.
Tutti questi vincoli di affetto sono stati consolidati dando il comune la tomba monumentale a Nicola Fabrizi e collocando ivi presso l'amata salma del nipote.
Ricordando tutto questo e segnalando tanto patriottismo operoso, viene fatto di osservare che pochi allora furono codesti eroi che diedero tutte le loro energie per la libertà e per l'unità d'Italia; ma lo spirito loro pervase l'anima della nazione ed i pochi oggi sono divenuti falange. Sia dunque in onore la virtù integra, modesta, semplice e sovrana di Paolo Fabrizi; la quale, se perdurerà nei superstiti, custodi dell'unità d'Italia, starà come base granitica per i futuri destini della patria. (Approvazioni vivissime).
CEFALY. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CEFALY. Il nostro illustre Presidente e gli onorevoli senatori Pellerano e Triani nei loro bellissimo discorsi hanno detto ciò che si doveva di Paolo Fabrizi. A me quindi non resta che di associarmi alle lodi da essi tributate, e limitarmi a rilevare con poche parole un altro lato della vita dell'estinto, non così come quelli dianzi cennati, ma essenziale, forse, per completare la singolare figura di Paolo Fabrizi.
Questi era il centro della vita cubista di Palazzo Madama; conoscitore assai esperto di geografia, ricercatore diligentissimo a modo suo di notizie; bastava avvicinarsi a lui per essere informati degli avvenimenti più importanti e della situazione politica quotidiana. Riferiva le notizie, che egli raccoglieva da tutti i bollettini, da molte riviste e da una quantità di giornali italiani ed esteri, con criteri sagacissimi, con osservazioni acute e con un linguaggio fino e simpatico, che appassionava.
Dotato di memoria non comune, oltre a quarant'anni di vita intensa parlamentare aveva precedentemente vissuto la vita garibaldina, di cui ha fatto cenno l'onorevole Pellerano; era cresciuto nell'ambiente di sua famiglia, ove convenivano tutti i cospiratori ed i maggiori patrioti, che prepararono il risorgimento del nostro paese; basti dire che Paolo Fabrizi ebbe a precettore Luigi Zappetta, il quale cominciò dall'insegnarli a sillabare. I suoi maggiori avevano combattuto col grande Bonaparte le famose campagne; qualcuno lo aveva seguito anche in esilio e parlavano dell'epopea napoleonica e dell'epopea italiana e garibaldina come di cose di casa propria. Egli quindi rappresentava in Senato un conoscitore perfetto di uomini e cose per circa un secolo della nostra storia politica contemporanea; e spesso cavava fuori qualche documento inedito, storico, importantissimo.
Dedicò tutta la sua esistenza alla vita pubblica parlamentare; preferì le cariche non retribuite, anzi, come ha ben detto l'onorevole Pellerano, rifiutò quelle lucrose; fu adempientissimo dei suoi doveri e non è stato mai lodato dalle gazzette. (Bravo! Benissimo!).
Lascia un vuoto in Senato, che non si colma, ma la sua memoria resterà viva e cara fra noi, almeno finché noi vivremo. (Vivissime approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni6 marzo 1917.