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FABRETTI Ariodante

01 ottobre 1816 - 15 settembre 1894 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Umbria

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Dal giorno ventitré del mese di luglio ad oggi noi avemmo a lamentare la morte dei senatori La Porta, Pernati di Momo, Durando, Fabretti, Lauri, Amore, Pavese, D'Ancona, De Crecchio. [...]
Il senatore Ariodante Fabretti valicati gli anni settantotto dell'età sua, essendo nato in Perugia il 1° ottobre 1816, moriva di morte subitanea il 15 di settembre a Monteu da Po su quel di Torino.
Pieno d'ingegno, a Perugia e a Bologna studiò le lingue classiche, l'archeologia e le scienze naturali. Già chiaro fra i cultori di codeste discipline, professando l'archeologia nell'università nativa, l'ardore nazionale, i liberi e purissimi intenti lo designarono ai concittadini per rappresentarli all'Assemblea costituente romana, della quale fu segretario; tanto il nome di lui a più d'un titolo si era disteso fuori.
Esule, riparò a Torino, dove il conoscerlo, il pregiarne la dottrina, l'ammirarne l'animo eletto fu un punto solo. Addetto al Museo d'antichità ed egizio nel 1858, poi assistente, indi direttore dello stesso, ne ordinò, descrisse e bellamente illustrò la ricca suppellettile. Insegnò pure con grido l'archeologia greco-latina in quella università dalla quale non si scostò se non per alcuni mesi, del 1860, dedicati allo insegnamento delle lingue italiche antiche a Bologna. Nemmeno dopo che liberata l'Umbria, Perugia lo ebbe eletto per suo deputato, egli non abbandonò la città già ospitale rifugio, sempre poi prediletta dimora. Benvoluto dall'universale, vi ebbe gli onori ed uffici i più ambiti: Torino lo aveva per suo, altrettanto affetto vi tratteneva lui: gratitudine scambievole li avvinceva. Non ultimi nel consenso singolare i colleghi ed i dotti i quali lo vollero dell'Accademia delle scienze, di essa presidente per due anni, per sei vicepresidente, e finalmente direttore della classe di scienze morali, storiche e filosofiche, come era quando passò di vita. Codesta qualità d'accademico fu il titolo per il quale il 26 gennaio 1869 divenne senatore. I Lincei, la Crusca, l'Istituto di Francia e l'imperiale archeologico germanico, ascrivendolo fra i soci, gli mostrarono assieme a molti altri sodalizi scientifici italiani e forestieri il gran conto in cui lo tenevano. Che se la molta dottrina e la erudizione di lui apparvero e rifulsero, oltreché dalla cattedra, da opere di lunga lena, quali, a dir solo delle maggiori, la raccolta delle antichissime iscrizioni italiche, le cronache ed i documenti di storia perugina, le vite dei capitani di ventura umbri, il sunto di grammatica Osco-Sannita, l'analogia delle antiche lingue italiche colla greca, la latina e i dialetti viventi, ogni atto della vita di lui incontaminata e pura tramandò memoria dell'alto carattere e del gran cuore ch'egli ebbe.
Lo pianse Torino, lo pianse Perugia che nel grembo materno ne raccolse pietosamente le ceneri: folla di popolo, il fiore della cittadinanza là e qua ne accompagnarono, ne onorarono la bara. perché l'austero uomo, il patriotta, lo scienziato esimio visse di studio, e d'integrità, operando sempre agli intenti più alti ai quali, in sua sentenza, l'umanità di grado in grado salirebbe tanto più sollecita, quanto più tutti e ciascuno si imponessero lo stretto dovere di affrettarvela. (Benissimo). [...]
PRESIDENTE. Il senatore Sprovieri Francesco propone di far pervenire le condoglianze del Senato alle famiglie degli estinti testé commemorati.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1894.