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ERRANTE Vincenzo

17 luglio 1813 - 29 aprile 1891 Nominato il 06 febbraio 1870 per la categoria 12 - I consiglieri del Magistrato di cassazione e della Camera dei conti dopo cinque anni di funzioni provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori.
Un altro degli uomini che colle audacie del 1848 gettarono il seme della risurrezione italiana, scuotendo i malvagi governi che concordia, valore e fortuna dodici anni dopo rovesciarono, Vincenzo Errante, moriva il 29 di aprile.
Avvocato, letterato di bel nome, cittadino purissimo, Vincenzo Errante, fu degli insorti di Palermo il 12 di gennaio. Non sbigottito dalle alterne vicende della lotta lunga e micidiale stette impavido nel Comitato generale che la diresse. Mutatosi questo in Governo provvisorio, fu segretario del terzo Comitato speciale assunto alla direzione degli affari della giustizia del culto e della sicurezza interna.
Rappresentante di Palermo alla Camera siciliana tenacia di convincimenti, fermo volere, facondo ed elegante parlare, nelle frequenti mutazioni di quei giorni agitati, lui, uomo della rivoluzione, innalzarono prima a direttore, poi a ministro della giustizia, infine a ministro della istruzione.
Restaurato il Borbone batté la mesta via dell'esilio, pensoso più delle miserie dell'isola infelice che di se stesso. E nella ospitale Genova cercò pace e libertà, e vi ebbe onorevole collocamento di insegnante di belle lettere.
Partecipò col consiglio all'impresa dei Mille, e, rientrato in Palermo redenta, Garibaldi lo volle segretario di Stato della giustizia. Abbandonato dopo due mesi l'eminente ufficio, fu insignito del grado di consigliere della Corte suprema di giustizia, nella quale qualità raccolse e proclamò il plebiscito del 21 di ottobre con cui il popolo siciliano, come già sollevandosi nel 1848 aveva data la spinta al risorgimento, iniziava ora proclamandola, l'unità d'Italia.
Deputato al Parlamento nazionale da collegi dell'isola per l'ottava e la nona legislatura, attorno al nome suo onorato si raccolse nuova reputazione.
E nel Consiglio di Stato, cui appartenne per oltre ventidue anni, quale consigliere e presidente di sezione ogni pubblico interesse caldamente tutelò. Imperocché buono quale egli era, operava in ogni cosa da buono e nel servizio pubblico recava la somma delle nobili energie, degli squisiti sentimenti, delle intellettuali facoltà onde natura prodiga lo aveva fornito.
Di queste energie, di questi sentimenti, di tanta virtù anche il Senato, cui il defunto fu ascritto il febbraio 1870, andò spesso ammirato. Con ardore, con amore, partecipando egli alle nostre discussioni, crebbe il grido dell'alta sua competenza giuridica ed amministrativa: alla stregua della ragione, della verità, della giustizia vagliando giudizi, attutendo le sensazioni subitanee, non dando mai corpo ai torbidi bagliori della fantasia, emerse in mezzo a noi per fama di savio (Bene).
Il gelo della età grave di 78 anni quasi compiuti non aveva spento in lui gli entusiasmi della giovinezza; le delusioni, le amarezze, i travagli della vita non ne avevano intorpidito il cuore sensibile ed affettuoso: ma alla scuola dell'esperienza aveva appreso a fuggire le parvenze fallaci; a vegliare con sguardo geloso affinché le sorti della patria, a caro prezzo conquistata, non fossero messe a repentaglio.
Era nato a Palermo, morì a Roma. Ed in Palermo ed in Roma, cui consacrò eloquenza ridondante di affetto, in quest'Assemblea affermando qui chiamarci, volerci qui "Dio ed il nostro diritto", ed ai cui destini sciolse un ispirato carme, la novella della morte sua fu accolta con vivissimo rammarico, con tributo di lagrime e di lodi. Perché con Vincenzo Errante sono scomparsi un aureo cuore, un animo integro, un ottimo; al Senato è stato tolto un operoso, un autorevole: è cessata una vita degna di plauso, degnissima di memoria! (Benissimo. Approvazioni generali).
CHIMIRRI, ministro di agricoltura, industria e commercio. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
CHIMIRRI, ministro di agricoltura, industria e commercio. In nome del Governo unisco una parola di sentito compianto all'elogio Mobilissimo fatto dall'onorevole Presidente del Senato alle memoria dell'illustre senatore Errante.
Egli apparteneva a quella schiera troppo assottigliata dalla morte, di quegli uomini egregi, che colla virtù dell'ingegno, dell'animo, del patriottismo, illustrarono l'isola nativa.
Deputato, sentore, magistrato, egli dette prova d'ingegno acutissimo, zelante del proprio dovere, virtuoso tra i virtuosi, la sua memoria vivrà sempre cara per coloro che lo conobbero, e per tutti quanti hanno in pregio la virtù e il patriottismo. (Bene, bravo).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 4 maggio 1891.