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ENGEL Adolfo

09 giugno 1851 - 28 aprile 1913 Nominato il 03 giugno 1908 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Estero

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Pietro Blaserna, Vicepresidente

L'onorevole nostro Presidente, essendo leggermente indisposto, mi ha incaricato di sostituirlo nel presiedere l'adunanza di oggi, e ha messo a mia disposizione le commemorazioni già da lui preparate.
Ne do lettura, aggiungendone due, che si riferiscono a nostri colleghi morti recentemente, per i quali il nostro illustre Presidente non ha avuto il tempo di preparare le commemorazioni.
Sono mancati ai vivi, nell'intervallo delle sedute, i senatori [...] Engel [...] [...]
Il senatore ing. Adolfo Engel nacque a Vicosoprano (Cantone Grigioni) il 19 giugno 1851, di famiglia agiata. Fece i primi studi a Bergamo, poi frequentò l'Università di Padova, indi l'Istituto tecnico superiore di Milano, dal quale uscì laureato ingegnere con plauso, ed ebbe a conseguire il premio Maccarani per le scienze fisiche. Si stabilì a Caravaggio ove diede prova della grande sua attività e del suo talento amministratore nella Congregazione locale di carità, nel Monte di pietà, nell'Orfanotrofio, nell'Istituto elemosiniero e nell'Ospedale modello. Anche a Treviglio, ove poi si trasferì, seppe portare a grande floridezza l'amministrazione di quell'ospedale.
Se la sua età non gli permise di prender parte alle guerre dell'indipendenza, non gli mancò il modo di dar prova di coraggio e di intrepidezza in altre battaglie non meno pericolose. Nel 1884, quando infierì il colera a Caravaggio, egli si diede a tutto corpo a combatterne le tristi conseguenze. Nell'anno seguente si unì a Cavallotti e ad altri generosi, per accorrere a Palermo, ove il triste morbo imperversava e quivi, come ingegnere, provvide alla costruzione delle baracche. Per queste due campagne e per aver a Caravaggio salvato una donna che stava per annegare, egli si meritò tre medaglie al valor civile.
Fu eletto deputato per sei legislature successive, prima a Bergamo e poscia a Treviglio, e si mostrò alla Camera molto assiduo e competente, specialmente in materia di lavori pubblici e di agricoltura. In Senato, ove entrò nel 1908, come pure nella Camera elettiva, egli si mostrò francamente liberale, e seppe farsi amare per la franchezza dei suoi modi, per la semplicità della sua vita e per il suo animo largamente caritatevole. Una morte improvvisa lo ha tolto ieri l'altro all'affetto dei numerosi suoi amici e dei conterranei d'adozione. (Benissimo). [...]
CALDESI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CALDESI. Onorevoli colleghi, consentite anche a me, che come vecchio amico e antico costante compagno di fede politica del nostro compianto collega Adolfo Engel, aggiunga brevi parole alla nobile, alta e diffusa commemorazione che di lui ha fatto il nostro illustre Presidente.
Adolfo Engel, nato al di là del confine politico del Regno, ma in terra italiana, anzi italianissima, nella Val Bregaglia, sentì, amò, operò, sempre da vero italiano, coll'ardore e la foga del suo temperamento battagliero; seguì con costanza i suoi principii, sostenendo per essi gravi lotte, fiere battaglie: quei principî altamente democratici, che si possono riassumere nella formula: laicità assoluta dello Stato, e libertà completa di tutti i cittadini nell'ambito della legge.
Adolfo Engel non fu soltanto un uomo politico di rara dirittura, di spirito e larghezza di mente, ma fu anche un uomo di cuore e di coraggio, come già ha accennato il nostro egregio Presidente, ricordando che si guadagnò tre medaglie al valore civile. E tutti ricordano l'episodio saliente della sua vita quando, compagno di Felice Cavallotti, corse a Palermo, miseramente travagliata dal colera, e fu posto nel luogo del maggior pericolo e della più grave responsabilità, al ricovero dei Porazzi.
Quest'uomo ancora vegeto e forte, benefico e coltissimo, come solo sanno quei pochi intimi che con lui avevano maggior consuetudine di vita, perché la sua squisita sensibilità, aperta alla contemplazione di tutte le bellezze dell'arte, e la sua non comune erudizione nei più svariati campi dello scibile, e persino la sua liberalità verso i bisognosi, seppe sempre nascondere sotto una certa scorza rude, massiccia come l'Alpe da cui veniva, quest'uomo è morto ieri improvvisamente, quando ancora tanto bene poteva fare al nostro paese e tanto utile essere alla causa democratica.
Alla sua memoria mando da questo scanno l'estremo saluto e prego il nostro Presidente ed il Senato di volere inviare condoglianze alla famiglia sua, e particolarmente al suo degno figliuolo Emilio, professore libero docente alla Università di Palermo, e alla città di Treviglio, dove egli spiegò, come ben disse l'illustre nostro Presidente, la maggior parte della sua attività amministrativa, e al Borgo di Vico Soprano che lo vide nascere e ne accoglierà fra poco le ceneri.
Non dubito che il Senato vorrà accogliere queste proposte. (Approvazioni).
PRESIDENTE. L'onorevole Caldesi ha fatto la proposta che si invii un telegramma di condoglianze alla famiglia del compianto senatore Engel.
Voci.Alle famiglie di tutti i senatori defunti.
PRESIDENTE. È abitudine della Presidenza di inviare le condoglianze del Senato alle famiglie di tutti i senatori defunti; nel caso attuale, terremo speciale conto delle particolari indicazioni fornite dal senatore Caldesi. [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Paternò.
PATERNÒ. In verità, illustri colleghi, dopo la commemorazione del nostro Presidente e le parole del senatore Caldesi io potrei tacere, se non temessi di mancare a un debito di gratitudine, come palermitano, verso la memoria di Adolfo Engel.
Io l'ho conosciuto appunto nel 1885 quando Palermo, invasa rapidamente dall'epidemia colerica, che assumeva delle forme spaventevoli, in pochissimi giorni, si trovava gettata nel lutto.
Da ogni parte d'Italia accorsero i nostri fratelli a recarci aiuto; e fra questi non temo di errare dicendo che nessuno ha prestato l'opera sua con tanta abnegazione, con tanta modestia, con tanta calma, quanto Adolfo Engel.
Ripeto quindi che io avrei creduto di mancare ad un dovere di gratitudine, se non mi fossi associato, in nome della città di Palermo, al dolore che prova il Senato per la morte di un uomo tanto virtuoso. (Approvazioni).[...]
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Purtroppo, durante la breve sospensione dei lavori, il Senato è stato colpito da gravi lutti.
Il Presidente del Senato e gli onorevoli senatori che hanno parlato hanno ricordato le grandi virtù degli estinti colleghi di quanti seggono in quest'Aula. [...]
Come deputato, ricordo in modo particolare i compianti [...] Engel [...], coi quali ebbi l'onore di trovarmi per molti anni in assidua collaborazione nell'altro ramo del Parlamento. [...]
A nome del Governo, mi associo al rimpianto di quest'alta Assemblea, e mi associo del pari a tutte le condoglianze che il Senato crederà d'inviare alle famiglie ed ai comuni nativi di questi egregi senatori da tutti compianti. (Approvazioni vivissime).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 aprile 1913.