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DUDAN Alessandro

29 gennaio 1883 - 31 marzo 1957 Nominato il 01 marzo 1934 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Estero

Commemorazione

 

CESARE MERZAGORA, Presidente
[...]
FERRETTI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERRETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri l'altro è improvvisamente deceduto in Roma Alessandro Dudan, la cui opera e la cui memoria, oltre e più che a una famiglia e a un partito, appartengono a tutta la Nazione.
Dàlmata, egli cospirò sin dall'adolescenza contro l'oppressione straniera per la redenzione della sua terra. A vent'anni, nel 1903, studente all'Università di Vienna, partecipa ai moti per la creazione di un'Università italiana a Trieste: è condannato al carcere e poi perseguitato dalla polizia austro-ungarica sino a quando la guerra del 1915 lo trova volontario in prima linea. Sfuggito allora al capestro, che consacrò al martirologio della causa italiana Cesare Battisti, come trent'anni più tardi alle foibe, ove scomparvero i suoi fratelli dàlmati Icilio Bacci e Riccardo Gigante, Alessandro Dudan fu, nel primo dopoguerra, con gli scritti e con l'azione, tenace assertore dei diritti dell'Italia sull'altra sponda adriatica, contro ogni incomprensione, rinuncia o viltà.
Eletto deputato a Roma nel 1921 e poi, con le elezioni del 1924, confermato nel mandato parlamentare coi voti di Zara, riconoscente verso chi tanto aveva collaborato per la ricongiunzione di questa italianissima città alla Patria, venne infine nominato senatore nel 1929.
L'attività politica e parlamentare non distolse Alessandro Dudan dai suoi studi, frutto dei quali furono, tra le altre, due opere particolarmente notevoli: «La monarchia austriaca: origini, grandezza, decadenza» e «La Dalmazia nell'arte italiana».
Le alterne vicende della seconda guerra mondiale lo portano ad esultare, con i propri concittadini, allorché Spalato, la sua Spalato, occupata dalle truppe italiane, fu tutta un palpito di bandiere tricolori. Ma egli seppe anche, con intrepido animo, sopportare la disfatta ed affrontare, già ormai sulle soglie della vecchiezza, - come già a vent'anni, il carcere asburgico -, i lunghi mesi di prigionia in un campo di concentramento dove lo relegò, quale elemento «pericoloso», il comando delle truppe vittoriose all'indomani del 4 giugno 1944.
In questi ultimi anni la sua nobile vita fu, ancora e sempre, dedicata allo studio, nella inestinguibile fede in un'Italia pacificata fra tutti i suoi cittadini, ritornata, non per forza d'armi ma di giustizia riparatrice, madre dei propri figli ancora una volta languenti sotto il giogo straniero.
Perciò, ripetiamo, per l'opera eroicamente compiuta, per la fede italianamente serbata, noi ricordiamo in Alessandro Dudan, al di sopra di ogni interpretazione di parte, il cittadino, lo studioso, il soldato della Patria. (Applausi dalla destra).
BRASCHI, Ministro delle poste e delle telecomunicazioni. Domando di parlare.
Presidente. Ne ha facoltà.
BRASCHI, Ministro delle poste e delle telecomunicazioni. Il Governo si associa alle nobili parole pronunciate dal senatore Ferretti per la morte di Alessandro Dudan.
PRESIDENTE. Il Senato si associa alle parole di cordoglio nobilmente espresse dal senatore Ferretti in occasione della morte di Alessandro Dudan.

Senato della Repubblica, Atti parlamentari. Resoconti stenografici, 2 aprile 1957.