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DORIA PAMPHILI Alfonso

25 settembre 1851 - 05 dicembre 1914 Nominato il 04 gennaio 1894 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lazio

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi. Anche oggi ho da rivolgervi parole di dolore. Il senatore Doria Pamphilj, che nella precedente seduta era fra noi, non è più! L'improvviso male, che lo assalì nel giorno dopo, rapidamente nel 5 l'estinse; ed ora riposa nei marmi sepolcrali preparatisi entro la sua villa gianicolense.
Della cospicua casa principesca, ond'era nato in Roma il 25 settembre 1851, mantenne la grandezza e lo splendore antico. Il tesoro artistico raccolto dagli antenati arricchì al maggiore ornamento di Roma, all'ammirazione degli stranieri. Le gloriose tradizioni della famiglia custodì ed onorò con la munificenza. Amatore delle belle arti, ne fu il mecenate. Liberale con sensi di patria e cittadino affezionato alla città, il Comune gratamente lo ricorda consigliere. Della vita e de' diporti pubblici fu l'anima ne' giorni suoi più floridi. Uno dei primi aderenti alla Società dei Romani, n'è stato sempre il presidente eletto a voti unanimi. Portando nobilmente la dignità del romano patriziato, a maniere di gran signore, fu buono, equanime e benigno. Ebbe cuore benefico e caritatevole. Lo benedicono più di cento ammalati nel Ricovero di Santa Maria in Cappellada lui mantenuto; lo benedicono i coloni suoi viterbesi, fra i quali fece distribuzione di terre da acquistare con il lavoro; lo piangono i molti da lui soccorsi. Fu capo del Comitato per la fondazione dell'Istituto nazionale per gli orfani degli operai, deliberato in quel festeggiamento de' Sovrani d'Italia, nel quale ad essi ed all'ospite imperiale i saloni di palazzo Doria si aprirono stupendi.
Il principe Don Alfonso entrò per nomina del 4 gennaio 1894 in questo Senato, dove era stato accolto nel 1870 il padre suo principe Filippo Andrea, il primo sindaco della nuova capitale, a niuno secondo nelle prove di devozione al Re ed alla patria. Come di lui è giunta ad oggi la grata e venerata memoria, tale durerà quella del figlio, che testé si è a lui riunito nell'eterno riposo. (Benissimo).
LEVI ULDERICO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEVI ULDERICO. Con sentimento di amico, per varî motivi riconoscente, chieggo di poter manifestare un affettuoso pensiero in omaggio alla memoria del collega Alfonso Doria-Pamphilj, che fu tanto buono e squisitamente gentile.
Coloro che ebbero l'avventura di avvicinarlo poterono apprezzare le alte doti del suo nobile cuore e innumerevoli sono le persone che della sua delicata generosità sperimentarono le manifestazioni.
Del suo grande amore per le belle arti, del culto che ad esse professava, egli lascia traccie evidenti e artisti, artefici e semplici operai che, in molte circostanze a me note, si valsero delle sue indicazioni, ebbero per lui non pochi elogi.
Anche in diversa sede altri disse e dirà del compianto estinto meglio che io non saprei; mi limito quindi ad associarmi alle degne parole che in onor suo pronunciò l'illustre nostro Presidente e propongo che alla sconsolata. famiglia vengano inviate le condoglianze del Senato. (Approvazioni).
SANTINI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANTINI. Non per altro titolo che quello derivantemi dalla coscienza di rispecchiare l'animo e di esprimere il pensiero di Roma, e securo interprete dei miei illustri colleghi della capitale del Regno, mi prendo, con sua venia cortese, licenza di pregare il Senato consentirmi l'onore di cordialmente associarmi alla commemorazione, che del compianto senatore Doria ha degnamente pronunciato il nostro illustre ed amato Presidente, ed alle nobili, affettuose parole, che ne riflettono l'animo gentile, del mio carissimo amico senatore Levi. Mi appagherò di aggiungere come egli, di nobilissima prosapia, liberale della vigilia, così che il suo degno genitore, principe don Filippo, fu nominato dal gran Re prefetto di palazzo, e sedette capo della rappresentanza civica in Campidoglio, abbia alle nostre gloriose istituzioni tenuto ognora salda fede, ai sentimento religioso genialmente disposando gli alti e santi ideali.
Gran signore, nella più simpatica espressione, per guisa che pochi lo abbiano agguagliato, nessuno lo abbia superato, di ogni più squisita manifestazione dell'arte munifico mecenate, ne curò con assiduo amore, e ne ampliò il magnifico tempio, onde si adorna il suo splendido palazzo che, accogliendo Guglielmo II di Germania, come ha rammentato il nostro illustre Presidente, nostro provato amico e potente alleato (commenti, mormorii),fece esclamare all'imperatore, come egli non avrebbe potuto ricambiare nella sua reggia ospitalità così radiosa.
Alfonso Doria, con la giusta visione delle esigenze dei tempi, e delle necessità sociali, comprese che la nobiltà dei natali non può meglio illustrarsi che col volgere parte dell'avita fortuna al sollievo dei miseri e dei derelitti. E questa filantropica santa missione egli esplicò a larga mano, siccome luminosamente attestano le tante opere di beneficenza, che prendono nome da lui, e che sono tra le più belle esplicazioni della tradizionale carità romana. Onde è che il suo nome benemerito figurerà ognora cospicuo nell'aureo libro dei fasti della beneficenza.
Il Senato, sollecito sempre, e giustamente orgoglioso delle nobili azioni dei suoi membri, profondamente dolora con la famiglia e con la cittadinanza di Roma la scomparsa di questo squisito gentiluomo, di questo simpatico protettore dell'arte, di questo fervido amico degli umili e dei poveri. (Bene).
CAVASOLA, ministro di agricoltura, industria e commercio.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAVASOLA, ministro di agricoltura, industria e commercio.A nome del Governo mi associo con profondo cordoglio alle parole di compianto e di lode tributate dal Presidente nostro e dagli onorevoli senatori Levi e Santini, alla memoria del principe Alfonso Doria Pamphilj. E mi permetto di aggiungere alle espressioni del compianto in nome del Governo, anche le mie personali, perché io ebbi occasione, non soltanto come collega in Senato, ma per ragione degli uffici da me esercitati, di conoscere da presso e di altamente valutare le insigni doti dell'illustre defunto.
Prefetto di Potenza io vidi la generosità del principe Doria verso i coloni di Lagopesole; prefetto di Roma conobbi da vicino il suo largo cuore benefico. Salito al posto di ministro di agricoltura io ricordo con animo grato l'opera da lui data nei Consigli del Ministero, particolarmente per l'ippica; ricordo quanto egli si sia in altre occasioni prestato come proprietario e come coltivatore.
Io stesso posso pure associarmi per ricordi personali all'elogio che occasionalmente è stato fatto dal nostro illustre Presidente e dai colleghi della memoria del padre di don Alfonso Doria, che io conobbi a Roma nel 1870; a lui primo sindaco di Roma mi trovai vicino nei giorni durissimi dell'inondazione del dicembre di quell'anno.
Sia onore all'uomo ed al collega che abbiamo perduto! Piaccia al Senato di tener conto dell'associazione che il Governo fa al suo lutto. (Vive approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,14 dicembre 1914.