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DORIA Giacomo

01 novembre 1840 - 19 settembre 1913 Nominato il 04 dicembre 1890 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Liguria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Anche Genova piange uno de' suoi più illustri; il munifico marchese Giovanni [sic!] Doria, trapassato il 19 settembre nella sua villa di Bozzoli alle falde della collina di Coronata. Genova, che si gloriava del degno custode delle tradizioni insigni della gentilizia antica famiglia, che le diede splendore, ora lo venera nella tomba de' suoi avi. Il Senato è unito alla città nel culto a quella tomba, in cui le spoglie del collega ora perduto son scese a posare accanto a quelle del padre, marchese Giorgio, che fu nel 1848 dei primi senatori, e del fratello marchese Ambrogio, nominato senatore nel gennaio 1889.
Fu il marchese Giacomo uno scienziato, il cui nome sopravvive nella riverenza de' naturalisti; la cui fama oltrepassò gli oceani. Nato in Spezia il 1° novembre 1840, giovanissimo prese amore alle scienze naturali, vi progredì sotto la guida degli eminenti in queste; vi attese tutta la vita; vi spese della cospicua sua fortuna. Sua prima passione fu la botanica. La prima educazione ebbe da Ferdinando Bosellini, e fra i compagni di gite, uno che doveva diventare un lustro delle scienze geologiche, il nostro chiarissimo Giovanni Capellini.
Organizzatore di spedizioni, viaggiatore ed esploratore ei stesso, prestò aiuto agli altri, soccorso agli studiosi. Nel 1861 fondò a sue spese, con il Lessona ed il De Filippi collaboratori, l'Archivio per la zoologia, l'anatomia e la fisiologia. Nel 1862 fece con loro il primo viaggio, aggregato alla missione diplomatica dell'Italia per lo scià di Persia, condotta dal ministro Marcello Cerruti; e, rimpatriati i compagni, conoscendo la lingua persiana, esplorò da solo le regioni meridionali della Persia, spingendosi all'interno e percorrendo regioni pressoché ignote e che non avevano prima veduto altro europeo. Raccolse tesori scientifici, che trasportò nella fine del 1863 a Genova, ove furon bentosto oggetto di studio e di ammirazione. Stretta amicizia con il chiaro botanico Odoardo Beccari, che stava ideando un viaggio nell'Indonesia, partì con lui nel 1865 per l'isola di Borneo, nello Stato di Sarawak, ed in quelle foreste lavorò un anno a far collezioni con risultati, che superarono l'aspettazione: ma da cagione di salute fu costretto a tornare in patria al principio dell'anno seguente. Nel 1879 andò in Assab; e negli anni 1881 e 1882 nella Reggenza di Tunisi. Fu alcun tempo nell'isola del Giglio per estendere all'arcipelago toscano le sue raccolte zoologiche e botaniche, ultima sua fatica.
Fondò a sue spese, e regalò al municipio, il Museo civico di storia naturale, vanto di Genova; cui affluirono ben tosto materiali ammirabili da ogni parte del mondo. Vi dedicò 25 anni di lavoro, lo arricchì di sempre nuove collezioni e rari esemplari, e vi spese quasi mezzo milione. Quel Museo, del quale fu il primo direttore, oggi porta il suo nome. Ad illustrarlo fuori di Genova, pubblicò a sue spese gli Annali, bel monumento di storia patria, ne' quali comparvero de' suoi lavori esimii. Altre sue pubblicazioni di preziose memorie di storia naturale, specialmente zoologica, quanto le pur preziose collezioni formate, comprovano la sua profondità scientifica e l'acume filosofico.
Fu de' fondatori della Società geografica italiana, che presiedé per quasi due lustri, ed alla quale mantennesi unito con l'anima e con l'opera, anche dopo ceduto il seggio presidenziale; onde sulla sua tomba ha versato il pianto memore tutta la famiglia sociale, e la Società stessa lo ha ieri solennemente commemorato. Quando tenne la presidenza della Società, a meglio attendervi si trasferì alcun tempo in Roma, ove iniziò l'erbario della provincia romana. Fu membro di molte accademie; lo accolse degnamente quella de' Lincei. Ricevette giustamente, fra d'altre onoranze, la croce dell'Ordine civile di Savoia. Fu sindaco di Genova breve tempo, con l'amministrazione progressista.
La città e gli studiosi gli debbono grande riconoscenza. Onoriamo la memoria del collega, che fu il mecenate della scienza. (Approvazioni). [...]
ROLANDI-RICCI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROLANDI-RICCI. Della vita, della attività scientifica di Giacomo Doria degnamente ci ha parlato il nostro Presidente. Non mi resta quindi altro compito, come uno dei liguri qui presenti, che quello di esprimere al Presidente ed al Senato che ne ascoltò reverentemente le parole, la gratitudine della Liguria alla memoria di Giacomo Doria, ed il compianto di Genova madre, di lui degnamente superba. (Approvazioni).
CANEVARO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CANEVARO. In nome di alcuni colleghi e mio, propongo e prego il nostro caro Presidente di voler trasmettere alle rispettive famiglie i sensi di ammirazione del Senato per le opere compiute quali cittadini dal senatore Giacomo Doria e dal senatore Tiepolo, ed insieme il profondo nostro compianto per la loro dipartita. [...]
COLOSIMO, ministro delle poste e dei telegrafi. Mi associo in nome del Governo, alle nobili ed eloquenti parole pronunziate dal Presidente dell'Assemblea e dagli onorevoli senatori Molmenti, Rolandi-Ricci, Canevaro, Cadolini, Gatti-Casazza, Tittoni, Colonna e Santini, commemorando i senatori Tiepolo, Doria, Boncompagni, Cucchi e Roux. [...]
PRESIDENTE. La Presidenza, certa di aver consenzienti tutti i senatori, si farà un dovere di dare esecuzione alle varie proposte, che sono state fatte per l'invio di condoglianze alle famiglie e alle città natali dei colleghi, che abbiamo oggi commemorato. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 1° dicembre 1913.