DI MARTINO Girolamo
07 novembre 1860 - 04 ottobre 1915 Nominato il 21 gennaio 1906 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza SiciliaCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi! Nel tempo, in cui sono state chiuse le nostre sedute, abbiamo perduto i senatori Fergola, D'Alì, Grenet, Masi, Calvi, Massabò, Villa Tommaso, Campo, Balestra, Tournon, San Donnino, Di Martino, Florena, Salvarezza Cesare. [...]
Nel 4 ottobre la morte ha rapito in Palermo, non ancor grave d'anni, Girolamo Di Martino, che vi era nato il 7 novembre 1860. L'affetto alla città nativa lo tenne ad essa intieramente dedito. Entrò al comune giovane, nel 1889, e vi fu consigliere di continuo; più volte assessore ed assessore delegato; meritando due volte di essere eletto sindaco. Nella maggiore asprezza de' partiti si ricorse alle sue qualità conciliative; giacché nel gentiluomo ad intelligenza ed illibatezza univansi garbo, mitezza, schiettezza e modestia. alla amministrazione fu diligente e solerte; della sua valida opera giovaronsi istituti e fondazioni; ebbe cuore alla beneficenza; particolarmente lo ricorda l'istituto delle Artigianelle. Rappresentò Palermo degnamente; ed anche quelli, che gli furono oppositori, rendono onore alla sua memoria. Dando l'annunzio della sua morte, così esprimevasi la Gazzetta di Sicilia: "Davanti alla tomba di Girolamo Di Martino, dal quale spesso ci divisero dissensioni politiche, ma al quale mai negammo la bontà delle intenzioni, c'inchiniamo riverenti, addolorati della scomparsa di un onest'uomo, sinceramente commossi". Era senatore dal 21 gennaio 1906; ed al duolo di Palermo è pari quello del Senato. (Bene). [...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne a facoltà.
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Assolvo il compito altrettanto onorevole quanto doloroso di esprimere a nome del Governo tutta la simpatia riverente, che esso prova innanzi ai gravi lutti, che quest'alto consesso ha subiti; e in questa simpatia si contiene il pieno consenso al tributo di conoscenza e di lode, che le ispirate parole del Presidente illustre e degli altri senatori hanno apprestato alla memoria degl'insigni uomini, di cui piangiamo la perdita.
Ascoltando quelle parole, la mia mente quasi astraeva dalle persone singole, e al di sopra degli uomini commemorati, io vedevo passare innanzi ai miei occhi tutta una serie di vite nobilmente spese nei campi più diversi: dall'esercito all'amministrazione civile, dal Parlamento alle amministrazioni locali, dalle aule della giustizia alla cattedra della scuola e così via via - forme di attività diverse, ma congiunte tra loro da quest'unica idea e da quest'unica fede: il servizio reso alla patria (Bene! Bravo!).
E pensavo a quanti tesori di sapienza e di patriottismo in quest'Aula nobilissima si racchiudono. Né io nulla aggiungerei a quanto così egregiamente è stato detto; ma concederà il Senato che trovi qui un'eco la vibrazione di talune note particolari, che o per ragioni personali o per ragioni di ufficio più vivamente palpitano nell'animo mio, a proposito della dipartita di alcuni valentuomini. E così, il dolce vincolo della concittadinanza creò rapporti quasi fraterni nell'un senso, quasi filiali nell'altro, con due senatori palermitani, di cui oggi si è rimpianta la perdita. L'uno è Gerolamo [sic] De Martino i cui ricordi si confondono con quelli della mia adolescenza: anima buona, mite, semplice e diritta. [...]
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 15 dicembre 1915.