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DI GIOVANNI Francesco

04 ottobre 1805 - 23 gennaio 1889 Nominato il 13 marzo 1864 per la categoria 05 - I ministri segretari di Stato provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori. Voi conoscete già i ripetuti colpi coi quali la morte ci percosse dacché ci separammo. Ma il dovere comanda a me, annunciando quelle ed altre morti, di ricordare i colleghi estinti e il vostro dolore. [...]
In Firenze, addì 23 gennaio, moriva il senatore Francesco Di Giovanni, che era nato a Palermo il 4 ottobre 1805 ed apparteneva al Senato dappoi il 13 marzo 1864.
Dall'esempio e dagli insegnamenti paterni infervorato, fin dalla giovanile età, nei principî liberali, il Di Giovanni fu presto noto fra i coetanei per quelli nonché pel bell'ingegno.
Impiegato, verso il 1820, nel Ministero di Stato presso la Luogotenenza generale di Sicilia, nel dipartimento delle finanze, vi ottenne rapidamente un alto grado, nonostante le sue sospettate tendenze; comecché laboriosissimo ed espertissimo fosse.
Nelle cospirazioni dal 1833 in poi segnalatosi, la insurrezione vittoriosa del 1848, che lo aveva noverato fra i suoi combattenti, lo innalzò a direttore del Ministero delle finanze.
Esulò a Malta. Tornato, a non lungo andare, in patria, non piegò a rimessi consigli. Alle profferte che il restaurato Governo, dell'opera sua abbisognevole, reiteratamente gli fece, preferì, povero come era, campar la vita, gerendo, per un amico, alcuni latifondi in quel di Militello.
Il dittatore Garibaldi lo elesse il 27 giugno 1860 segretario di Stato per le finanze; carica che, equivalendo a quella di ministro, gli fu titolo a far parte di questo consesso.
Nel quale, per sei sessioni consecutive, dal 1865 al 1873, fu scelto fra i componenti la Commissione di finanze. Le leggi relative a lavori marittimi, sulla riscossione delle imposte dirette, sull'ordinamento forestale, per la conservazione dei monumenti e degli oggetti d'arte e d'archeologia, per l'abolizione della tassa del macinato, furongli occasione a dare anche qui saggio manifesto della molta dottrina e della grande esperienza sua.
Mente eletta, versato assai nel latino e nel greco, nella storia antica e nell'archeologia, tenne con onore la presidenza della Commissione di antichità e belle arti in Sicilia. Viveva da molti anni a Firenze: la cecità e la paralisi lo avevano da più di sei fieramente colpito; ma, in mezzo ai tormenti del corpo, il venerando patriota finché visse portò vivo in cuore l'amore per l'isola natale e per la patria, onoratamente e fedelmente servita. (Bene!).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 29 gennaio 1889.