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DI BROCCHETTI Alfonso

03 agosto 1844 - 14 gennaio 1918 Nominato il 04 aprile 1909 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! [...]
Il barone Alfonso Di Brocchetti, nato in Napoli il 13 agosto 1844, di padre capitano di vascello nella marina del reame siculo; a soli anni nove aspirante, nel 1860 guardiamarina, passò con il padre alla bandiera nazionale, che servì sino a grado di viceammiraglio, con il quale nella riserva navale ha finito la vita il 14 gennaio. Quanto onorato nome portò alla marina italiana il barone Enrico, che vi fu pur viceammiraglio ed alcuni mesi ministro, tanto lo ha mantenuto alto il figlio; ambi del Senato decoro.
Tenente di vascello nel 1866 alla battaglia di Lissa meritò la medaglia di bronzo al valore militare. Nella lunga carriera importanti comandi esercitò splendidamente; quello in ispecie della divisione navale oceanica nell'America meridionale, e quello della forza navale del Mediterraneo. Adempì alte cariche in modo segnalato. Fu accanto al sovrano ufficiale di ordinanza ed aiutante di campo. Andò addetto navale a Parigi; fu due volte comandante in capo del dipartimento di Napoli; vicepresidente, presidente poi del Consiglio superiore di marina.
Il 4 aprile 1909, al suo collocamento in posizione ausiliaria, pe' limiti d'età, seguì la sua nomina di senatore; e fu anche qui osservante del dovere e prestante all'Assemblea, che della sua perdita è dolente. Le doti migliori del marinaio Alfonso Di Brocchetti portava congiunte a quelle del perfetto gentiluomo; e le sue maniere nel comando producevangli l'obbedienza volenterosa; creavangli subalterni devoti ed i futuri amici, de' quali i sedenti fra noi ed i molti dell'Armata, lui ora con affetto ricordano e piangono. (Bene). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Gualtierio.
GUALTERIO. L'autorevole parola del nostro illustre Presidente ha saputo tratteggiare nel modo più efficace e completo la vita e la carriera militare del defunto collega ammiraglio Di Brocchetti e la di lui partecipazione coscienziosa ed assidua ai lavori del Senato, così che a me non sarebbe possibile, senza incorrere in ripetizioni, il tessere sulla trama medesima ed aggiungere nulla a quanto fu già detto sopra questa nobile esistenza, spesa per intero al servizio del paese, che ora si è spenta.
Ciò non pertanto io, che fui per ben cinquant'anni di vita militare compagno dell'estinto ammiraglio ed a lui legato da vincoli di sincera amicizia, contratti nei lunghi anni trascorsi insieme sulle navi o in comunanza di lavoro in uffici speciali, non potrei serbare il silenzio davanti alla sua repentina scomparsa, e brevi parole dirò a meglio prospettare la figura del collega, che nella tornata dello scorso dicembre siedeva ancora pieno di vita fra noi.
Qui nel Senato la cortesia che lo distingueva e la signorilità dei suoi modi aveva conquistato a lui larghe simpatie, ma non è improbabile che egli abbia potuto essere imperfettamente apprezzato, essendo alieno per naturale ritrosia a far mostra di sé. Però tale riserbo che lo portava ad astenersi per consuetudine dall'intervenire con la parola nelle discussioni che si svolgono in un ambiente così alto quale è quello del nostro consesso, ove figurano le più elette menti del paese e così illustri maestri dell'arte oratoria, non gli impediva di portare il contributo del suo spirito sereno, che in ogni circostanza gli ha permesso di giudicare con rettitudine e con savio discernimento.
Queste caratteristiche dell'animo e dell'intelletto che sono indice del felice complesso di una natura elevata, di uno spirito retto e di una mente equilibrata, furono nel lungo servizio militare dell'ammiraglio Di Brocchetti un'attrattiva tale da conciliargli in ogni circostanza il più favorevole apprezzamento di quanti ebbero relazioni con lui; e mentre nei primordi di carriera seppe acquistarsi la benevolenza e la considerazione dei suoi capi, ebbe la soddisfazione non comune nel disimpegno degli alti incarichi a lui affidati di vedersi coadiuvato con affetto dai suoi dipendenti che, per la sua temperanza ed equanimità, amavano prestar servizio sotto i suoi ordini.
La marina, per quanto già da diversi anni il Di Brocchetti avesse lasciato il servizio attivo, ne conservava sempre grato ricordo e certamente con tristezza ha appreso la notizia della sua morte.
Alla desolata famiglia che nel suo capo affettuoso e ben amato ha perduto, nei momenti difficili che traversiamo, la guida sicura e il valido sostegno contro le avversità, vada il compianto del Senato, che certamente vorrà associarsi alla mia proposta di esprimere alla vedova le nostre condoglianze. (Vivissime e generali approvazioni). [...]
DEL BONO, ministro della marina. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DEL BONO, ministro della marina. Alla parola alata del nostro illustre Presidente, che ringrazio per la marina ed alla commossa eloquenza degli onorevoli Gualterio, Amero d'Aste e De Sonnaz si associa l'omaggio reverente che in nome del Governo e della famiglia marinara, porgo alla memoria degli ammiragli Di Brocchetti e Viale,
Il viceammiraglio barone Alfonso Di Brocchetti entrò in servizio nell'Armata nel 1860 e vi percorse brillantemente tutti i gradi, degnamente ricoprendo, nei suoi 49 anni di servizio, le più elevate cariche sia a terra che a bordo e disimpegnando, in maniera superiore ad ogni elogio, le importanti ed onorifiche missioni affidategli all'estero, e l'alto ufficio di aiutante di campo di S. M. il Re. Quanti fra noi della famiglia marinara, che gli amò come la propria, l'ebbero compagno, comandante, ammiraglio, han potuto direttamente apprezzare le elette doti di animo, d'intelletto di cuore che si manifestavamo in ogni sua azione, sempre proficuamente indirizzata al bene della nostra marina, alla quale dedicò interamente, con inesauribile affetto, la parte migliore della sua nobile esistenza.
Veterano della guerra contro il secolare nemico, decorato al valore per la campagna del ‘66, ben avrebbe egli voluto, malgrado l'età, prender parte attiva al completamento della redenzione d'Italia, o quanto meno, poter assistere, spettatore ben consapevole, all'evento auspicato dal profondo dell'animo suo generoso.
Ma il fato volle altrimenti. Egli è passato nella quiete suprema, quando pel mondo intero più avvampa l'incendio immane dalle cui fiamme purificatrici usciranno compiuti tutti i nostri destini.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 13 febbraio 1918.