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DEZZA Giuseppe

23 febbraio 1830 - 14 maggio 1898 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Vicepresidente

Signori senatori! Pur troppo il Senato non può quasi mai sospendere i suoi lavori, anche per poche settimane, senza che al riprenderli non debba rimpiangere la perdita di qualcuno de' suoi membri. E questa volta pure, la morte non fu parca nella triste sua messe fra noi. [...]
Il senatore Giuseppe Dezza, nato a Melegnano il 23 febbraio 1830, faceva il corso d'ingegnere quando scoppiò la guerra del 1848. Lasciati gli studi, impugnò il fucile e vi prese parte come volontario. Nel 1859 entrò nei cacciatori delle Alpi, vi fu promosso sottotenente e si guadagnò la medaglia al valor militare. Finita la guerra passò nel 3° reggimento fanteria.
Ma, non appena seppe che Garibaldi preparava una spedizione in Sicilia, si dimise e partecipò a quella meravigliosa campagna come luogotenente. Il valore spiegato sotto Nino Bixio a Calatafimi, a Milazzo, a Palermo, gli valse il grado di tenente colonnello; e comandò al Volturno la prima brigata di quella divisione. Fu egli che costrinse le preponderanti forze borboniche ad abbandonare le alture di Monte Caro e decise così in gran parte le sorti di quella giornata.
Rientrato il Dezza, dopo quella campagna, nell'esercito regolare, durante la guerra del 1866, comandava come colonnello il 29° reggimento di fanteria. Ferito il generale Cerale, ucciso il generale Villarey che avrebbe dovuto sostituirlo, assunse egli il comando della brigata e della divisione: e ne diresse la ritirata con un ordine ed un sangue freddo, che riscosse l'ammirazione dei tecnici e gli procurò la commenda dell'ordine militare di Savoia.
Maggior generale nel 1868, tenente generale nel 1877, dopo aver comandato la divisione di Milano, ebbe successivamente il comando d'un corpo d'Armata in Ancona, Palermo, Bologna, Milano; dove rimase finché il limite d'età lo rilegò nella posizione ausiliaria e dove mandò l'ultimo sospiro il 14 maggio testé scorso.
Deputato nella XIII e XIV legislatura, fu chiamato a sedere in quest'Aula il 26 gennaio 1889: ed ebbe missioni diplomatiche e militari all'estero.
Di poche parole come tutti gli uomini operosi, modesto come tutti gli uomini valenti, mai non parlava di sé. Prode soldato, intelligente, esperto e sagace condottiero, era agli antipodi del miles gloriosus raffiguratoci sì al vivo dall'antico poeta.
Queste doti, e la schietta affabilità del cortese suo conversare, lo fecero caro a quanti lo conobbero. La sua dipartita lascia un nuovo e doloroso vuoto nelle file già sì diradate di coloro che combatterono pel riscatto della patria: lascia un mesto ed affettuoso rimpianto nel cuore di noi tutti, che perdemmo in lui un distinto ed amato collega. (Benissimo). [...]
DI SAN MARZANO, ministro della guerra. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
DI SAN MARZANO, ministro della guerra. Non aggiungerò parole a quelle di elogio che disse testé il nostro Presidente alla memoria del collega generale senatore Dezza; ma come suo compagno, come suo collega nelle armi, come suo coetaneo, sento di dover dire una parola di profondo compianto, per la perdita di quest'uomo al quale l'età sua poteva forse riservare di rendere ancora nella difesa dello Stato veri servizi. Sovente nella carriera mi trovai a contatto con lui; provenienti da origini diverse, ben presto ci trovammo uniti negli stessi sentimenti. Compagno di un mio capo, illustre patriotta, imparai da lui quante erano le doti militari e patriottiche del general Dezza ed imparai a stimarlo.
Poco venne qui fra noi, perciò non tutti coloro che siedono oggi qui potevano conoscere l'animo di quell'uomo, che oggi purtroppo non abbiamo più. E però dovrete comprendere come io, suo compagno, abbia creduto di aggiungere qui le mie parole a quelle del Presidente. [...]
BONVICINI. [...]
Credo infine di essere interprete dei vostri sentimenti col proporre al Senato che la Presidenza mandi alle famiglie degli estinti oggi commemorati una lettera di compianto. (Benissimo).
PRESIDENTE. Come il Senato ha udito, il senatore Bonvicini propone di mandare una lettera di condoglianza alle famiglie dei defunti oggi commemorati.
Chi approva questa proposto è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 16 giugno 1898.