DELLA SOMAGLIA (CAVAZZI) Gian Giacomo
16 luglio 1869 - 18 luglio 1918 Nominato il 23 febbraio 1917 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza LombardiaCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Emanuele Paternò di Sessa,Vicepresidente
Signori senatori! [...]
Abbiamo perduto il senatore conte Giangiacomo Cavazzi Della Somaglia, morto in Roma il 18 luglio; ed ancora n'è vivo il generale cordoglio nella città.
D'antica e nobile famiglia milanese, era nato in Milano il 16 luglio 1869, padre il conte Gianluca, senatore pur esso del Regno; madre una Doria Pamphili. Trasferitasi la famiglia in Roma, studiò in Bologna e si laureò in giurisprudenza.
Sin dagli anni giovanili, essendo il padre Presidente della Croce rossa italiana, il conte Giangiacomo prese amore all'umanitaria istituzione. Entrò a farne parte nel 1897; e durante la Presidenza del conte Taverna, fu vicepresidente del Comitato centrale, e delegato ai più importanti congressi internazionali della Croce rossa. All'opera benemerita di questa cooperò egregiamente. Mancato poi il conte Taverna nel 1913, gli succedette.
L'Esposizione del 1900 in Milano e quella del 1911 in Roma, misero alla luce l'opera preparatoria della Croce rossa, che fece trovare pronto materiale e personale allo scoppio della guerra con la Turchia. Pari al bisogno straordinario è stata la sua cooperazione con la sanità militare nella bellica conflagrazione europea tuttora accesa. Il conte della Somaglia vi fu indefesso, ed in gran parte son da attribuire ad esso le benemerenze dell'Associazione che anche nel terremoto della Marsica soccorse. Non solo sedeva ed ordinava; ma andava in zona di guerra per ispezionare; e fu l'ultimo suo viaggio, quello del giugno, in cui la malattia lo fece ritornare giacente.
Alla elevazione del conte Della Somaglia alla presidenza della Croce rossa, nella quale fu il quarto (terzo era stato suo padre il conte Gianluca), seguì la nomina di senatore per Decreto 23 febbraio 1917.
L'eletto gentiluomo rimarrà fra noi lungamente desiderato. (Benissimo). [...]
FRASCARA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRASCARA. Mi sia permesso di associarmi con tutto il cuore alle nobili espressioni pronunciate dal nostro illustre Presidente in memoria del compianto collega e mio amico carissimo conte Gian Giacomo Della Somaglia.
Essendogli stato compagno di lavoro già dal tempo di pace e durante i tre anni trascorsi della nostra grande guerra, ho potuto conoscere ed apprezzare da vicino con quanto intelletto d'amore, con quanto spirito patriottico, con quanto disinteresse egli si adoperasse ad ordinare i servizi della Croce rossa, sia in tempo di pace sia in guerra.
L'ho visto accorrere tra i primi nelle disgraziate terre colpite dal terremoto in Sicilia e Calabria, e nella Marsica. L'ho visto tutto assorto da intenso lavoro per l'ordinamento delle numerosi unità ospitaliere, di assistenza e di soccorso che la Croce rossa ha preparato ad integrazione dell'opera della Sanità militare nella presente guerra.
Dopo che sono stato chiamato dalla fiducia di S.M. a succedere al povero conte della Somalia, tanto di me più giovane, nell'alto ufficio di Presidente della Croce rossa italiana, ho potuto conoscere sempre meglio l'importanza dell'opera da lui compiuta, la grande perizia che egli aveva in ogni ramo del complesso servizio e le difficoltà di uomini e di cose che egli dovette superare. Il compianto amico aveva dato tutta la sua attività e tutte le doti dell'animo generoso allo sviluppo della istituzione, alla quale si dedicava con vero entusiasmo.
Ogni qualvolta si apriva un nuovo ospedale o si premiava un atto di valore compiuto dagli ufficiali o dai militi della Croce rossa o dalle benemerite infermiere volontarie, il volto di lui buono e leale s'illuminava di gioia come se si trattasse di un'intima festa domestica. In ogni occasione, ed anche nei momenti più difficili, egli dimostrava spirito calmo ed equilibrato né mai una parola dura usciva dal suo labbro anche quando egli doveva esprimere un rimprovero.
Poiché ho nominato le infermiere volontarie dirò che un telegramma giunto oggi annunciava la perdita di una di esse per infezione contratta in servizio in un ospedale di Napoli, della signorina Luisa Iappelli, figlia del professor Iappelli, presidente del Comitato della Croce rossa di Napoli. Il nome di lei si aggiunge alla schiera delle vittime del dovere che numerose si contano fra il personale della Croce rossa.
Discendente di antica famiglia patrizia lombarda, che con lui si spegne, imparentato con la gloriosa Casa dei Doria, che ricorda eroiche gesta marinare e guerriere, delle quali in questi giorni si ravviva la memoria in tutti coloro che sentono la futura grandezza d'Italia, il conte della Somaglia aveva della sua classe tutta la squisita gentilezza, senza alcuna alterigia.
Morì in breve tempo per morbo contratto in una visita in zona di guerra, sicché si può dire che cadde sul campo del dovere.
Vada il compianto del Senato alla veneranda madre del povero nostro amico, vada alla eletta gentildonna contessa Virginia, che gli fu compagna affettuosa e che volle onorare la memoria del perduto consorte con una splendida offerta per la fondazione di un ospedale per bambini tubercolosi in Roma. A lei, tutta assorta nell'affetto delle figliuole, la riconoscenza della Croce rossa italiana. (Vive approvazioni, applausi). [...]
ZUPELLI ministro della guerra. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZUPELLI ministro della guerra. Il fervido riconoscimento che, quale ministro della guerra, tributo all'opera della Croce rossa italiana, benefica ausiliatrice dell'esercito in guerra, non può non manifestarsi in un reverente omaggio alla memoria di colui che di quell'opera fu organizzatore e vivificatore impareggiabile.
Singolare fortuna è da considerarsi che all'attività della grande istituzione presiedesse per lungo tempo il conte Della Somaglia; poiché per quelle funzioni, anzi, dirò meglio, per quella alta missione animatrice, non possono bastare soltanto elette doti della mente, ma occorre uno spirito quasi apostolico guidato dalla luce della carità, occorrono quelle forze morali di amore e di fede, per cui ogni dolore ed ogni tristizia appaiono soltanto come l'occasione contingente per l'attuazione del bene, per l'affermazione delle imperiture idealità di fratellanza umana.
Di quello spirito, di quelle forze fu ricco l'animo del conte Della Somaglia, onde bene egli, pur tra le grandissime difficoltà di sopperire a bisogni sempre nuovi ed immensi, poter accogliere tante belle energie nazionali e indirizzarle a un fine che contempera il più puro ardore patriottico con i sensi umanitari più universali.
E a nome dell'esercito si rivolge il mio pensiero di commosso rimpiante all'ammirabile fiducia del gentiluomo e del cittadino scomparso, la cui opera di bene si perpetuerà, come ammaestramento, nell'attività di quanti appartengono alla nobile istituzione che egli presiedette; come ricordo, nella riconoscenza dell'infinito numero di soldati che la Croce rossa ha confortati e curati nelle gloriose loro sofferenze restituendoli alla vita. (Approvazioni). [...]
PRESIDENTE. Mi farò un dovere di dare esecuzione alle varie proposte fatte per l'invio di condoglianze alle famiglie ed alle città natali dei senatori oggi commemorati.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 3 ottobre 1918.