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DELFICO DE FILIPPIS Troiano

24 luglio 1821 - 09 maggio 1908 Nominato il 15 febbraio 1880 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Abruzzo

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Signori senatori! Durante la sospensione delle nostre sedute, la morte ci ha rapiti due colleghi. [...]
Sull'aprico colle di Montesilvano, ridente terra abruzzese in quel di Teramo, nel suo palazzo avito, in mezzo a campi ubertosi, viveva ridotto a vita privata ed agricola, sotto il peso degli anni gravi, per cui da qualche tempo non era ricomparso fra noi, il nostro collega marchese Traiano Delfico de Filippis conte di Longano; modestissimo nel lustro antico del casato, e nella devozione dei conterranei ond'era circondato, pure portando rinomanza di studioso e scrittore di soggetti sociali, pur anche ornato di cultura artistica. Nulla avendo mai ambito per sé, a nulla più aspirava; soddisfatto del dovere adempito verso la patria e del bene operato; pago di vedere l'Italia risorta, libera ed una, qual fu l'anelito della sua giovanile età, in cui l'aveva veduta divisa e serva. Ma perduta la dolcezza domestica, quando nel marzo esalò lo spirito la compagna de' suoi giorni, la forte fibra del vegliardo sull'ottantasettesimo anno piegò, ed alla diletta si ricongiunse al di là di questa vita il 9 del corrente maggio.
Il tumulo in Teramo, nella cappella gentilizia, dirà che il marchese Traiano non fu degenere dagli illustri antenati: da quel Melchiorre, ingegno colto e fecondo, storico, pubblicista, economista e scrittore anche in giurisprudenza e lettere; che fu assessore militare della Provincia di Teramo nel 1790, governò gli Abruzzi per la Repubblica partenopea, poi esule ebbe cittadinanza in S. Marino; rimpatriato nel 1806, fu presidente delle cose interne nel Consiglio di Stato, promotore di utili istituzioni; da quel Melchiorre, di cui fu il primo appello per l'unità italiana, appello diretto a Napoleone il grande, e che la rivoluzione del 1820 ebbe capo della giunta provvisoria di governo.
Degno suo nipote il nostro, fu ardente quanto lui di amore di patria e di libertà, partecipò ai moti liberali abruzzesi con il fratello Filippo e combatté da prode nel 1848 e 1849. La reazione borbonica lo condannò nel capo; scampò la vita, rifugiando in Grecia, insieme al detto fratello ed al iuniore Melchiorre; ma la confisca lo costrinse nell'esilio a guadagnarsi il pane, e campò dando lezioni di musica e pittura.
Ancora da lontano l'esule, quanto poteva, teneva viva la cospirazione patria nella regione nativa; e, rimpatriato nel 1860, festeggiato ed elevato sulle cose pubbliche locali, fu di quel novero egregio, cui appartennero i Tommasi, i Devicenzi, i De Blasiis, gli Acquaviva, i De Virgili, con i quali si pose a propugnare le idee liberali unitarie; e con quegli accorti ed arditi adoperò efficacemente ad aprire nel 1861 al Re liberatore il passo del Tronto, attraversato dalla reazione e dal partito repubblicano. La resa della fortezza di Civitella del Tronto, piccolo baluardo degli estremi dei borbonici, alle truppe italiane condotte dal generale Mezzacapo, cui tenne dietro quella del forte di Messina, fu l'ultimo strappo ai brandelli della bandiera della mala signoria. Fortuna d'Italia e virtù de' suoi migliori figli, rese vani i conati della discordia.
Un benemerito della patria, quale Troiano Delfico, un carattere sì fermo, nobile, disinteressato, era ben degno di rappresentare, e degnamente rappresentò, il collegio di Teramo alla Camera dei deputati [sic], come degnamente sedette tra noi. Ora ne addolora acerbamente la scomparsa della veneranda figura abruzzese. L'Abruzzo, che gli s'inchinava, come a sua gloria, lamenta il perduto concittadino insigne; ed agli abruzzesi devono il compianto tutti gli italiani, perché un altro più non è di quei forti, che furono i militi dell'indipendenza, i vindici della libertà, gli operai veri dell'unità italiana. (Approvazioni). [...]
LACAVA, ministro delle finanze.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LACAVA, ministro delle finanze.[...] Del marchese Delfico dirò che nella storia del risorgimento del Mezzogiorno egli è una delle prime figure. Il Delfico va ricordato non solamente come scrittore, ma come patriota. Fu modesto e integro nella vita sua, tanto in patria, quanto nell'esilio.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 19 maggio 1908.