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DEL LUNGO Isidoro

20 dicembre 1841 - 04 maggio 1927 Nominato il 21 gennaio 1906 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Toscana

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi, la breve interruzione dei nostri lavori ci ha recato nuovi lutti dolorosi. [...]
A breve distanza dalla scomparsa del compianto collega [...] le patrie lettere hanno subito una nuova gravissima perdita: il 4 maggio in Firenze Isidoro Del Lungo ha chinato per sempre l'alta fronte che per tanti anni aveva meditato sulle pagine del poema sacro di Dante e sulla nostra storia: con noi amaramente lo piangono Firenze e l'Italia, che entrambe egli amò di grandissimo amore.
Nato in Montevarchi il 20 dicembre 1841, aveva ereditato la passione per gli studi dal padre Angelo, dotto medico, di cui egli pubblicò poi, con filiale cura amorosa, un'eccellente traduzione degli otto libri della Medicina di Aulo Cornelio Celso e varie letture accademiche. Laureatosi ancor giovanissimo in diritto, Isidoro Del Lungo si dedicò invece alla letteratura e alla storia e iniziò a 21 anni la carriera dell'insegnamento nel liceo di Faenza da cui passò ai licei di Casale, Siena e Firenze. E tanta fama ebbe ben presto a procacciarsi coi suoi scritti e studi da essere nominato fin dal 1868 accademico residente della Crusca: eletto poi uno dei quattro compilatori del Vocabolario, lasciò nel 1876 l'insegnamento per il nuovo ufficio, che mai più abbandonò, reggendo per moltissimi anni, fino a questi ultimi tempi, la carica di Arciconsolo presidente dell'Accademia.
La sua attività di scrittore e di indagatore, iniziata nel 1861 e chiusasi l'anno scorso solo colla straziante lunga malattia che ora ce lo ha tolto, è stata straordinariamente vasta, molteplice e proficua, dando alla nostra storia e critica letteraria alcuni lavori fondamentali e insieme una serie di oltre trecento scritti minori, oltre ad una cospicua mole di recensioni, iscrizioni, lettere e financo poesie originali o tradotte.
Isidoro Del Lungo fu, dalle sue predilezioni spirituali ed estetiche, tratto a studiare specialmente le gloriose memorie fiorentine e fra queste soprattutto l'epoca e l'opera di Dante. Con un lavoro assiduo di più che cinquant'anni, consacrato in una collana di mirabili studi storici e critici mirò a ricostruire e rappresentare l'ambiente da cui il Poema Sacro è sorto, coronando poi tanta fatica a ottantacinque anni, con un mirabile commento alla Divina Commedia, pubblicato, ultimo suo lavoro, nel 1926. Con tale opera, così bella ed utile che ne è stata necessaria già una ristampa, egli volle togliere il "troppo ed il vano" dalla selva d'interpretazioni sorta attorno al Poema a renderlo quasi più oscuro; volle dire insomma, - come egli scriveva nella prefazione, - e nel modo più succinto, soltanto quel che il testo richiede sia detto o ricordato per la compiuta sua intelligenza”. Ben pochi certo ebbero come il Del Lungo profonda conoscenza dei tempi e dell'opera di Dante: e nessuno meglio di lui avrebbe meritato di coprire una Cattedra dantesca, così come degnamente ricoprì la carica di presidente della Società dantesca italiana.
Merito non piccolo di Isidoro Del Lungo fu ancora quello di aver dimostrato, con numerosi studi culminati in una poderosa opera in due volumi pubblicata nel 1879, l'autenticità della Cronica di Dino Compagni, da lui riveduta sopra i manoscritti e commentata già da vari anni e che i tedeschi giudicavano invece apocrifa. Anche in quel lavoro seppe far rivivere la vita sociale intellettuale e politica di Firenze nel duecento e nel trecento. Ma anche in altri e diversi campi portò la sua fruttuosa indagine e la sua sapienza di rievocazione: dall'umanesimo fiorentino, dalla Corte Medicea e dal Poliziano, al Galilei e giù giù fino a Santorre di Santarosa, a Goffredo Mameli, al Giusti: ricercatore paziente ed infaticabile di archivi, egli seppe, dagli aridi documenti, trarre nuova vita di pensiero, chiarire molti punti oscuri, rivendicare tante prove della grandezza spirituale della nazione.
Oratore facondo e ornato, conferenziere affascinante, Isidoro Del Lungo mirò anche nei suoi numerosi discorsi e conferenze a civili propositi, a ricordare le passate glorie, ad onorare gli illustri che furono, per ispingere le giovani generazioni ad opere magnanime. Fervidissimo patriota, dette ogni sua opera per incitare all'intervento in guerra e poi alla resistenza ad ogni costo: e in questi ultimi anni il suo pensiero era costantemente rivolto alla terra dalmata, ch'egli aveva preso ad amare attraverso il grande Tommaseo: il Tommaseo di cui aveva pubblicato, con esemplare cura, il carteggio con Gino Capponi.
Isidoro Del Lungo conobbe, come pochissimi altri, la nostra lingua, della cui purezza fu difensore e custode gentilissimo: l'ufficio cui più teneva, fra i moltissimi ricoperti, fu appunto quello di accademico della Crusca e compilatore del Vocabolario. Ma non fu l'erudito pedante e arcigno, sibbene il dotto arguto e amabile, che accompagnava alla profondità dell'erudizione larghezza tutta moderna di vedute e d'iniziative, onde per lui l'Accademia divenne centro di nobili manifestazioni per l'elevazione spirituale degli italiani.
Nostro amato collega dal 21 gennaio 1906, a noi tutti carissimo per la grande bontà e gentilezza, pronunziò elevati discorsi specialmente in materia di pubblica istruzione e di archivi; ma ancora rammentiamo con commozione il discorso che nella discussione del Trattato di Rapallo il venerando uomo pronunziò, e fu l'ultimo suo in Senato, per rivendicare l'italianità della Dalmazia.
Allorché nel 1921, compiendo egli l'ottantesimo anno, gli vennero tributate solenni onoranze, non la sola Firenze, che lo aveva avuto anche per tanto anni benemerito consigliere e assessore, gli si strinse intorno per onorarlo, ma tutta l'Italia che riconosceva in lui una delle figure più rappresentative della sua critica storica e letteraria, un'eletta anima di letterato patriota che attraverso gli studi e la difesa della sua lingua e del suo patrimonio culturale non aveva avuto che un solo ideale: esaltare la grandezza della patria nelle sue gloriose memorie, auspicarne le future fortune.
Ed ora, con noi, piangono sulla sua bara tutti gli italiani. Invochiamo presente fra noi il suo grande spirito: inviamo alla famiglia straziata l'espressione del nostro dolore. (Benissimo).
FEDERZONI, ministro delle Colonie. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERZONI, ministro delleColonie. Compianto e riverenza esprime anche il Governo per la memoria degli insigni membri di questa Assemblea ultimamente tolti all'affetto comune. Onoriamo [...]; infine Isidoro del Lungo, uno degli spiriti magni della cultura italiana, il nome del quale resta affidato ad opere che non periranno.
Col Senato, la nazione iscrive questi [...] nomi tra quelli degli italiani che hanno benemeritato della patria. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 16 maggio 1927.