senato.it | archivio storico

DE SETA Francesco

15 giugno 1843 - 12 febbraio 1911 Nominato il 21 novembre 1901 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Calabria

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Un nuovo lutto ci sorprende: è morto in Napoli il senatore Francesco De Seta, prefetto di quella provincia.
Nato il 15 giugno 1843 in Belvedere Marittimo, sotto Cosenza, cresciuto agli studi, fu laureato in Napoli nelle scienze politiche e giuridiche. Lo ebbe sindaco Catanzaro, e venne in tanta reputazione e fiducia pubblica, da raccogliere i voti del primo collegio di quella città, pe' quali sedette alla camera attivamente nelle legislature 15ª e 16ª. Vi fu sì beneviso e stimato, che, eletto all'ufficio di segretario, vi fu confermato. Durante la legislatura 16ª il Governo ricorse al suo sapere ed ai suoi pregi per l'amministrazione delle provincie: e lo chiamò prefetto il 27 gennaio 1890 di Salerno, onde poi passò a Livorno, a Genova, a Firenze, a Palermo, a Bologna, a Roma stessa, per finire a Napoli, ove è stato colto dalla prematura fine, di cui piangiamo.
Per il pubblico ufficio, che adempì diligentemente e degnamente ovunque, lasciando nome amato ed onorato, non tolse attenzione alle discipline scientifiche; e dimostrò la sua cultura in pubblicazioni quali: Sull'unicità e pluralità delle Cassazioni in Italia, e Sulla questione degli zolfi in Sicilia. Fu membro di accademie scientifiche, e per le grandi benemerenze ebbe dal Re il marchesato per decreto de' 19 marzo 1895. Fu nominato senatore il 21 novembre 1901.
E di averlo oggi così repentinamente perduto sentiamo sommo dolore; e profonda è la condoglianza che in particolar modo al fratello del compianto estinto, altro nostro pregiato collega, rivolgiamo. (Approvazioni).
DEL CARRETTO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DEL CARRETTO. È con intima commozione che io mi associo alle nobili parole del nostro illustre Presidente per Francesco De Seta. Quando un breve telegramma mi ha questa mattina portato la triste notizia, io non vi ho, creduto, non ho voluto credervi, mi pareva impossibile che tanta energia, tanto sentimento di bene, tanta attività potessero spegnersi in un momento solo, come abbattute dal fulmine. Non ricorderò Francesco De Seta, deputato, non rievocherò l'interessamento vivissimo per la pubblica amministrazione che gli dettò discorsi pregevolissimi alla Camera, dove profuse la sua competenza e la sua dottrina nelle materie del diritto pubblico nel quale specialmente era versato.
Mi limiterò a ricordare quale sindaco di Napoli, che assunto a capo della provincia l'onorevole De Seta, non smentì la fama di esperto e solenne amministratore, che aveva conquistata nella sua luminosa carriera.
Ed a Napoli egli seppe in breve attirare a sé tutti gli animi e fu circondato dalla generale simpatia per la squisitezza dei modi e pel tatto, per l'interessamento vivissimo ai più gravi ed importanti problemi della vita pubblica napoletana.
La sua opera attiva si svolse in tutti i rami della pubblica amministrazione e fu energica e vigorosa nelle ultime traversie della pubblica salute in Napoli, nelle quali l'accordo completo tra l'autorità politica e amministrativa diede quei risultati che tutti conoscono, e che si compendiano nell'arresto immediato del male.
Propongo che al nostro collega fratello dell'estinto, alla marchesa De Seta, alla desolata famiglia, giunga il conforto delle condoglianze di questa Assemblea di cui l'Illustre estinto fece parte. (Approvazioni).
PATERNÒ. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PATERNÒ. Onorevoli colleghi! Mi consenta il Senato che anch'io aggiunga una parola di rimpianto per la morte del senatore De Seta.
Sindaco di Palermo per alcuni anni, e presidente per lungo tempo e fino ad oggi del Consiglio provinciale, ebbi occasione di avere continue relazioni col marchese De Seta e potei perciò apprezzare la rettitudine e la intelligente operosità che lo guidava in tutti i suoi atti.
Non spetta a me di tesserne l'elogio, ma debbo affermare che l'opera del De Seta, nella Provincia di Palermo, fu tale da meritargli viva gratitudine poiché egli, non solo si occupò dell'amministrazione ordinaria con saggezza, ma nessun problema che mirasse al progresso della città e della Provincia di Palermo egli trascurò.
Così studiava con amore la questione zolfifera e pubblicò un competentissismo studio sull'argomento; studiò il problema del rimboschimento del monte Pellegrino e presentò un progetto che si sta attuando; fu strenuo propugnatore della legge pel miglioramento delle condizioni economiche dell'Ospedale civile di Palermo.
Il nome della Provincia di Palermo, che ho l'onore di rappresentare, invia una parola di rimpianto alla memoria di un prefetto che rese alla mia città nativa servizi veramente notevoli. (Approvazioni generale).
LUZZATTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
LUZZATTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Onorevoli senatori! Col senatore De Seta lo Stato italiano perde uno dei suoi più abili e autorevoli amministratori. E come tante provincie italiane lo amarono in vita, ora lo piangono concordi. Il cordoglio del Senato sia di lenimento alla desolata famiglia, se l'umana compassione riesce a temperare così grandi dolori. (Bene).
CEFALY. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CEFALY. Mi associo anche io di gran cuore alla commemorazione fatta dell'illustre nostro Presidente, dal senatore Paternò, dal senatore Del Carretto e del presidente del Consiglio e propongo che il Senato invii le sue condoglianze al Comune di Catanzaro, del quale l'estinto fu sindaco modello e di grandissime iniziative, che valsero a trasformarne l'abitato. La sua memoria viene sempre ricordata da amici e da avversari ed il suo nome, al primo posto dei cittadini benemeriti di quella città, è circondato di fama duratura. (Bene).
PRESIDENTE. Mi farò premura di dar corso alle proposte dei senatori Paternò, Del Carretto e Cefaly.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,12 febbraio 1911.