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DE SAINT BON (PACORET) Simone Antonio

20 marzo 1828 - 26 novembre 1892 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Estero

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Ha facoltà di parlare il presidente del Consiglio.
GIOLITTI, presidente del Consiglio. Come ho già partecipato per lettera al Presidente del Senato, ho il dolore di annunziare che nel giorno 26 del mese corrente alle otto pomeridiane moriva il viceammiraglio Pacoret di Saint-Bon, senatore del Regno e ministro della marina.
Il Senato del Regno che lo ebbe per molti anni fra i suoi membri, comprende quanto dolorosa codesta perdita riesca al Governo, alla marina e all'Italia intera.
Altri ricorderà che l'ammiraglio di Saint-Bon partecipò a tutte le guerre dell'indipendenza italiana e rappresentò una parte splendida all'assedio di Gaeta ed alla battaglia di Lissa. Io mi limito a dire che l'elevatezza del carattere del compianto ministro della Marina sarà sempre esempio perenne agli italiani tutti e soprattutto per l'esercito e per l'Armata quando venissero giorni di prova (Approvazioni).
PRESIDENTE. Signori senatori! La morte implacata due nuove vittime ha mietuto fra noi!
[...]
Sortiva i natali in Chambéry l'anno 1828 il senatore di Saint-Bon che ieri l'altro, nelle prime ore della sera, moriva in Roma.
Fanciullo di ingegno fervido e di vivacissimo naturale, fu allievo della scuola di marina. Lasciata questa, il suo nome, poiché ebbe i primi gradi, si diffuse quale speranza dell'Armata: né l'amara delusione seguì l'attesa.
Le prime guerre dell'indipendenza e quella d'Oriente non furono a lui occasione di battaglie, ma lo mostrarono nato fatto per il mare: l'uomo ed il marinaro predissero il soldato. Alle audacie di Ancona non partecipe, l'arrischiato attacco, il combattimento omerico ne stimolò l'ardore che nei gagliardi destano gli esempi magnanimi. Li emulerà a Lissa! (Bene).
A Gaeta si accosta alla rocca collo sprone del temerario esempio, con ammirato valore; e quando si apparecchiano navi per squarciare la muraglia con scoppio immane, il comandante di Saint-Bon impetra di condurre egli la sua Confienza mutata in brulotto. Il disegno non ha seguito, l'agognata occasione gli sfugge; ma i diportamenti suoi al blocco ed all'assedio sono premiati colla croce di Savoia. (Approvazioni).
Questi fatti, questi propositi, lo studio e la passione dell'arte marinaresca gli accrescono intanto invidiabile rinomanza: ingegno, tempra, dottrina lo annoverano fra i migliori; la guerra del 1886 lo innalzerà su piedistallo così alto che ai presenti additerà l'invitto, ai futuri lo mostrerà avvolto in un nimbo di gloria. Imperocché quando negli imi gorghi di Lissa ebbero grandiosa sepoltura i valorosi cui fu drappo funereo la bandiera della patria e si sprofondarono speranze e inabissarono fumose reputazioni, il nome di Simone di Saint-Bon, sopravvivendo all'immane naufragio, corse tutta l'Italia come una salvezza. (Bene).
Porto San Giorgio lo aveva veduto per due giorni intrepido fra una tempesta di ferro e di fuoco, calmo, sereno, incatenato all'inesorabile dovere, affrontare impassibile il ferro e la morte. Invulnerabile, fatato sul cassero della Formidabile, entra guardingo: non lo arrestano il grandinare degli archibugi, il fulminare delle artiglierie; smantella ripari, rovescia cannoni, fuga nemici; si slancia, a breve gittata dalla più potente difesa s'imbozza e sta imperterrito; il ferro che decima i suoi non lo raggiunge; davanti a lui la morte dalla sua virtù domata, attonita si arresta; il genio della patria lo serba incolume. Mai medaglia d'oro fregiò più degno! (Benissimo).
Dopo lungo abbandono verrà giorno in cui, riscossi quasi da letargo, ricorderemo l'immensa distesa di coste che ci ricinge, le fiorenti città marinare esposte ad ogni insulto, udremo il commercio nei lontani mari invocare tutela e difesa, vedremo il naviglio antiquato, impotente. Carità di patria allora ci ange e ci preme; allora, correndo il 1873, il contrammiraglio di Saint Bon è ministro della marina.
Preparato con lungo studio, accarezzato dal favore dei compagni, sorretto dalla pubblica coscienza, spinto dalla natura ardente pone tosto la scure alle radici del vecchio organismo.
La storia gli insegna le grandi innovazioni conseguire soltanto chi ha salda fede e sa infonderla, l'occasione calva sfuggire ai dubbiosi; che l'ondeggiare, il titubare fiaccano ogni volere ed ogni potere, tronca ogni indugio e del ricredersi e del pentirsi ogni occasione: si brucino, si vendano le vecchie navi, si distrugga quasi mezza l'antica flotta; fallace illusione di forza, sperpero di danaro, mostra d'impotenza, origine di disastri. (Bravo).
Tutto è da disfare, tutto è da rifare, tanto a tutti veniamo dopo. Al Parlamento la verità intiera. Dalla grandezza dell'argomento e dell'intento invasato, la sua parola sale alle altezze d'una eloquenza che convince, persuade e trascina: orante, plaudente Giuseppe Garibaldi si vende, si disfa, si rifà la flotta ed in breve ora l'Italia per corazze, per mole, per velocità, per artiglierie ha navi superiori alle marine straniere che la imiteranno.
Ministro ancor prima che deputato, al ministro non manca il suffragio della nazione, né tardano molte città marinare, Pozzuoli, Venezia, Spezia, Messina ed altre di terraferma a contendersi l'onore di averlo per quattro legislature a loro rappresentante.
Viceammiraglio da cinque anni, senatore da quasi quattro, e per una seconda volta ministro, a qualunque dei due rami del Parlamento appartenga, sia o non sia al Governo, il cuore gli batte di legittimo orgoglio ogni qualvolta si tratti di marinai, di navi, di onore, di gloria, d'interesse nazionale. Ama l'Italia, patria d'elezione, coll'impeto dell'affetto che la preferì; ama la marina coll'ardore, colla passione che esalta i pensieri, l'operare, il patire. Batte, addita la nuova via, la via del progresso con fede di credente, con volontà di ferro; con pertinacia con severa rampogna inculca il dovere; dissipa le nebbie, scansa le sirti con franchezza rude che non conosce fronte o parole dipinte: è rupe contro cui i marosi si infrangono impotenti. (Bene).
Dal labbro insofferente trabocca a volte l'impeto dell'animo esulcerato; sbollita l'ira, la riflessione lo frena, la ragione ne smorza la foga, ne vince la terribilità, doma il turbine cui si abbandonò: ne fa ammenda. La marziale intrepidezza, le gloriose gesta, il carattere adamantino, le alte ispirazioni, che generano i poeti e i valorosi, procacciarono a Simone di Saint-Bon in ogni età, in ogni grado un ascendente, che affascinava chiunque pur gli fosse superiore di milizia, di età, di grado. Uomo forte, natura lo aveva creato al comando, al successo, alla gloria; era degli invitti e fedeli, era dei predestinati che accrescono gli stati, li difendono, li assicurano, sui quali le nazioni fidenti riposano. (Benissimo).
Ce lo tolse il crudele destino!
Soldato, cittadino, ministro, deputato, senatore, dai palpiti del gran cuore egli trasse virtù alle grandi azioni; soggiogò la fortuna coll'entusiasmo che suscita i martiri, eterna gli eroi.
L'esempio, il retaggio fulgidissimo gli sopravviveranno!
Se alle parole debbano un giorno seguire i fatti; se tornino le sanguinose prove, la maestosa gloria di Simone di Saint-Bon, che fra sventure maestose si levò a sublime fastigio, sarà stella a cui i generosi dirizzeranno il cuore, faro che guiderà i marinai d'Italia alla vittoria. (Approvazioni vive generali - Applausi).
BRIN, ministro degli affari esteriinterim della marina. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRIN, ministro degli affari esteriinterim della marina. Signori senatori, i due uomini eminenti che disparendo hanno in questi giorni contristato l'Italia ebbero qui oggi lode condegna.
In nome del Governo ringrazio il vostro illustre Presidente che interpretando i sentimenti di questa nobile Assemblea ha così mirabilmente consacrato alla memoria ed all'esempio i meriti degli estinti.
Se io li riandassi correrei il rischio di menomarne l'efficacia.
Ma consenta il Senato che io esprima il sentimento di mestizia che ora occupa l'animo mio, per la dipartita del mio collega ammiraglio Di Sain-Bon.
Consapevole per lunga consuetudine degli alti intenti cui egli mirava, forse nessuno più di me può misurare il danno della patria.
Alto intelletto, animo fiero e generoso, dei suoi propositi propugnatore ardente e tenace, è onorato per me ora qui il ricordo del comune lavoro con lui, ed anche di dispute a cui fummo talvolta condotti ciascuno dalla proprie convinzione e dall'intento Comune di gareggia Re per il supremo fine che era la potenza della marina italiana. (Bene).
Ora è per me melanconico e funesto il pensiero che io debba oggi piangere chi mi fu ieri compagno del Governo dello Stato.
Solo conforto in tanto dolore possiamo trovarlo nell'unanime cordoglio destato dalla sventura che ha colpito la patria. (Benissimo).
Tutti gli uomini di cuore si inchinano rispettosi e commossi davanti a questa tomba prematuramente schiusa a Simone di Sain-Bon.
La sua morte lascia un grande vuoto, ma un grande esempio, poiché nella coscienza del paese il suo nome è indissolubilmente congiunto al risorgimento della marina italiana. (Vive approvazioni).
FINALI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
FINALI. Solo presente in Senato fra i colleghi dell'ammiraglio di Saint-Bon nel Ministero che fu presieduto da Marco Minghetti, mi associo con animo grandemente commosso alla eloquente commemorazione che di lui hanno fatto l'onorevolissimo nostro Presidente, il presidente del Consiglio ed il ministro degli affari esteri.
Una delle poche soddisfazioni da me provate in quel travagliato triennio, fu la consuetudine e l'amicizia con Simone di Saint-Bon.
La soddisfazione di allora si converte oggi in profondo dolore.
Era egli stato chiamato dalla fiducia della corona al Ministero della marina, mentre non aveva che il grado di capitano di vascello. Lo indicavano alla fiducia sovrana le segnalate prove di intrepidezza date in una infelice campagna, e lo indicava la grande reputazione che egli aveva di scienza e di perizia nelle cose di guerra e di marineria.
Fatto ministro accrebbe grandemente quella reputazione, ed acquistò ben presto intera la fiducia del Parlamento, dell'Armata e del paese.
Molte cose erano ammirabili in lui.
Ammirabile era l'ingegno fervido e pronto; ammirabile la varietà e la copia di dottrina; ammirabili i nobili entusiasmi, che facilmente comunicava con la virtù della parola accesa e convinta.
Era pur commovente, ed in certe circostanze riusciva confortevole quel suo perfetto sentimento della patria italiana; onde nato oltre Alpi pareva egli nato sulle rive dell'Arno o del Tevere.
Messosi a tutt'uomo all'opera colossale, così splendidamente ricordata dall'onorevole nostro Presidente, dalla trasformazione del naviglio nazionale, il primo nome che egli volle imposto alla prima grande nave corazzata fu il nome romano di Duilio. Questo nome non era soltanto la evocazione di una gloria; ma era anche la significazione di un grande proposito; era la indicazione di un'alta meta che egli prefiggeva alla marina italiana. (Bene, bravo!).
Il paese sapeva e confidava che, sotto il comando di lui, quando il giorno della prova fosse venuto, a quell'alto e glorioso segno l'Armata non avrebbe fallito. (Approvazioni).
Ora egli è morto!
Ma, come ben diceva il ministro degli affare esteri, i grandi nomi non muoiono; come non muoiono gli esempi delle grandi virtù.
Ed io vorrei che qui mi fosse lecito esprimere un desiderio; ed è, che, come ne ebbe esempio la marina sarda, e ne hanno la nostra e le marine di altre nazioni, ad una delle nostre navi da guerra sia posto il nome dell'ammiraglio di Saint-Bonorevole (Bene, bravo! Approvazioni vivissime).
Sarà questo un onore ben meritato da lui.
E quel nome in un giorno di battaglia sarò come l'ordine della giornata di Trafalgar; che ogni uomo faccia il suo dovere per la gloria d'Italia! (Bene, benissimo! Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il signor senatore Cerruti.
CERRUTI C. Onorevoli signori. È sempre il compito di un capo commemorare le azioni, le benemerenze dei subalterni.
Ma è sempre permesso al subalterno versare una lagrima su una tomba prematuramente chiusa per rendere omaggio alle virtù di un capo; e più ancora quando la di costui dipartita scende grandemente amara al cuore dei colleghi, dei dipendenti, della nazione intera.
Se le opere del ministro Sain-Bon riuscirono di immensa utilità al paese, la di lui esistenza era considerata fortunato presagio a maggiori speranze, in quanto che egli accomunava sapienza, cuore gentile, superiore intelligenza, ferma volontà, immenso amore.
L'ammiraglio di Saint-Bon, del quale ormai non ci rimane che il ricordo, fu lungamente mio subalterno, poi mio collega ed ebbi la viva soddisfazione si salutarlo mio capo.
Ebbe adunque vasto campo di studiarne l'indole, il carattere, ammirarne le virtù.
Non mi illude, onorevoli colleghi, l'affetto, l'amore che ho sempre portato a codesto distinto uffiziale fino da quando era giovane guardia marina. No.
Posso quindi asseverare che la di lui dipartita è un profondo lutto per la marina, una irreparabile perdita per l'Italia.
Nel mio subalterno ho ammirato sentimenti di pronta ubbidienza e di corretta disciplina; non quelli imposti dal codice, ma quelli ispirati dal dogma.
Nel collega ho potuto apprezzare l'incanto delle sue relazioni e gli affetti di un'amicizia vera, costante, senza limiti, senza restrizioni.
Saint-Bon era amico leale, sincero per coscienza.
Dal mio capo imparai sentimenti di giustizia, di equità a tutela dei doveri verso la patria, scevri e lontani sempre da particolare interesse.
Il Saint-Bon a capo d'importante e difficile amministrazione seppe farsi apprezzare per i suoi ordini ponderati e corrette, fu, ed era, costantemente amato da tutti coloro che l'ordine, la disciplina, il bene del paese antepongono ad ogni altro pensiero.
Saint-Bon fu sempre ubbidito perché? Perché seppe sempre ubbidire.
Nel 1873 la marineria salutava con commovente patriottica nazionale esultanza la chiamata del Saint-Bon al Ministero e la ritenne quale fortunato presagio ai destini della difesa, della protezione, della sicurezza del paese: e la marina non s'ingannava; e Saint-Bon nella sua modestia, non dissimulandosi gli alti doveri che quel grado supremo gl'imponeva, non rallentava mai la perseveranza allo studio dei problemi delle cose di mare, non aspirando ad altro guiderdone che riuscire per il bene del paese.
La memoria dell'ammiraglio, la memoria del ministro di Saint-Bon resterà scolpita imperitura sull'animo di tutti coloro che non lo poterono avvicinare senza prestargli un culto di doveroso, ma più ancora affettuoso rispetto.
Non posso oggi tessere la vita e la storia dei servizi del Saint-Bonorevole Voi avete udite le nobili parole del nostro Presidente e di tanti altri colleghi; io non potrei andare più oltre; son troppo commosso.
Accennerò solo due punti importanti.
Nel 1873 con inaudito coraggio, sorprese, quando con la sua autorevole voce domandava, ben a malincuore, alla nazione il sacrificio di tante belle e maestose navi, direi di quasi l'intera flotta, per ricostruirla su nuovi disegni, con nuove costruzione che egli riteneva più in armonia con i tempi.
Convinto delle sue opinioni, e sorretto dall'opera intelligente del Brin, ebbe il coraggio a non cedere il passo, anzi direi ad imporsi alle critiche, alle censure, ai tristi pronostici, agli ostacoli, alle contrarietà, e trionfò; ed ottenne un premio. Tutte le nazioni gli resero pubblica testimonianza di ammirazione e di rispetto.
In oggi l'Italia, mentre ne deplora e rimpiange la perdita, è fiera della flotta da lui iniziata, e continuata e portata a compimento dal Brin sull'indirizzo del 1873 assieme studiato.
Entrambi per comune concordia e di pari intelligenza possono, con legittimo orgoglio, vantarne la paternità.
La fermezza di carattere del Saint-Bon fu messa un giorno a ben dura prova. Nel 1859 giunto un momento storico, ben doloroso a tutti gli italiani, respingendo lusinghiere e seducenti offerte, preferì optare, anche a sacrificio dei suoi particolari interesse, per quella dinastia che si era impegnata a ricostruire il Regno d'Italia. E mentre per ragioni politiche la sua cara Savoia veniva affidata ad altra nazione, egli, nel profondo del suo cuore afflitto, faceva caldi voti affine il nuovo sovrano avesse a tutelarla con quelle cure già prodigate con le itale-sabaude virtù.
Oh se mai ci fosse serbato dalla Provvidenza un altro momento di prova, noi tutti evocheremo la memoria dell'illustre estinto, e con la sua fede e con la sua costanza i suoi superstiti dipendenti potranno raccogliere temi da scrivere nuove e lunghe pagine di storia da cancellare la memoria di quelle che sventura volle fossero registrate negli anni addietro. (Approvazioni).
ALBINI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
ALBINI. Onorevoli colleghi! Coll'animo profondamente commosso dal più vivo, dal più intenso dolore, quale può veramente sentirlo un vecchio, sincero amico, io mi associo alla nobile ed eloquente commemorazione testé fatta dall'illustre nostro Presidente per onorare la memoria del grande che fu, del nostro collega senatore Saint-Bon.
Delle sue gesta, delle sue virtù dirà la storia ai posteri.
A voi, che davvicino avete potuto apprezzare le doti della sua mente e del suo cuore, io non oso ripetere oggi, colla mia disadorna parola, ciò che vi è stato detto con tanta maestria, con tanta eloquenza, dagli onorevoli oratori che mi hanno preceduto.
Io desidero solo di porgere un tributo di affetto, di stima e di venerazione al caro estinto; e voi, nobili campioni di valore e di patriottismo, concedete che io a voi mi associ nel commemorare quel sommo, quel prode, che fu e che sarà sempre orgoglio della nostra marina, che nell'infausta giornata di Lissa col suo valore, col suo senno e col suo patriottismo mantenne alta ed intemerata la giovane gloriosa nostra bandiera. Concedete che io a voi mi associ nel dar fervidi voti che le generazioni che sorgono, quando sieno chiamate a nuovi cimenti per la difesa della patria, sappiano imitare il suo esempio, si ispirino alle sue virtù per quel sommo bene, che egli ebbe sempre nel cuore, per bene inseparabile del Re e della patria. (Bene).
PRESIDENTE. Come il Senato ha udito, [...] il senatore Di Prampero ha proposto che in segno di lutto per la morte del senatore di Saint-Bon piaccia al Senato di sospendere la seduta, di abbrunare il banco di Presidenza per 15 giorni, e di esprimere le sue condoglianze alla famiglia dell'estinto.
Pongo ai voti queste proposte.
Chi le approva voglia sorgere.
(Approvato).
Avverto i signori senatori, come ne avranno già ricevuto partecipazione per inscritto, il trasporto della salma dell'onorevole di Saint-Bon avrà luogo domani alle ore 10 di mattina, partendo da casa dell'estinto.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 28 novembre 1892.