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DE PETRA Giulio

13 febbraio 1841 - 22 luglio 1925 Nominato il 30 dicembre 1914 per la categoria 18 - I membri della Regia accademia delle scienze dopo sette anni di nomina provenienza Abruzzo

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli colleghi. Prima di iniziare i nostri lavori rammentiamo i cari colleghi scomparsi durante le vacanze parlamentari. [...]
Altra gravissima perdita ha, col Senato, colpito la Scienza Archeologica italiana. Il 22 luglio moriva in Napoli il professor Giulio De Petra. Nato in Casoli il 13 febbraio 1841, iniziò gli studi di giurisprudenza, ma, tratto da una naturale vocazione, preferì gli studi storici e sovratutto archeologici, seguendo nell'Ateneo napoletano i corsi del Fiorelli, che concepì tanta stima per l'allievo da chiamarlo appena ventiquattrenne a suo coadiutore nella direzione del Museo nazionale di Napoli e degli Scavi di Pompei in cui doveva, alcuni anni più tardi, succedergli, dopo essere già divenuto professore ordinario di archeologia nell'Università.
Alla direzione del Museo ed agli scavi di Pompei, di Ercolano, di Stabia e di Cuma il De Petra dette tutta la sua attività, con risultati sì fecondi, da procacciargli la stima e l'amicizia dei più grandi archeologi contemporanei, a cominciare dal Mommsen, che lo volle compagno prezioso in parecchi viaggi a scopo scientifico e dell'aiuto di lui si giovò moltissimo nei suoi lavori sull'Italia meridionale, serbandogliene poi costante gratitudine. Numerose pregevoli pubblicazioni egli lascia, in materia archeologica e storica: ma sovratutto il suo nome resta e resterà legato alle importanti scoperte compiute durante il lungo periodo della sua direzione cessata solo nel 1910. Fu socio benemerito ed apprezzato delle più insigni accademie italiane e straniere: per la lunga appartenenza alla Società Reale di Napoli e ai Lincei fu nominato senatore il 30 dicembre 1914, pochi mesi prima della sua uscita dall'insegnamento: la tarda età e la malferma salute gli impedirono di partecipare ai nostri lavori con quell'assiduità e diligenza che fu norma costante della sua vita. Negli ultimi suoi anni gli furono conforto gli studi storici, sovratutto di topografia e storia antica di Napoli, ch'egli amava come sua seconda patria.
Colla sua morte, la scienza archeologica perde un valoroso cultore, la cui opera non sarà tanto presto dimenticata.
Inchiniamoci reverenti sulla sua salma e inviamo alla famiglia desolata e alla città di Napoli le nostre più profonde condoglianze. [Bene].

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 16 novembre 1925.