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DE MARTINO Giacomo*

21 settembre 1849 - 23 novembre 1921 Nominato il 04 marzo 1905 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Estero

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tommaso Tittoni, Presidente

Onorevoli senatori!
Anche questa volta, pur troppo, nel riprendere i nostri lavori, mi incombe il doloroso dovere di annunciarvi la perdita di amati colleghi. [...]
Dopo breve violenta malattia contro cui vanamente lottò la sua fibra robustissima, morì ieri mattina in Bengasi il conte Giacomo De Martino, governatore civile della Cirenaica.
Nato a Londra il 21 settembre 1849, dimorò poi a lungo a Napoli, donde originava la sua nobile famiglia. Dopo una breve permanenza nella carriera diplomatica, quasi per non interrompere una tradizione costante della sua famiglia si dedicò alla vita politica, e Napoli lo inviò nel 1890 suo rappresentante alla Camera dei deputati per la 17^ legislatura. Alla Camera sedette fino al 1904 dando opera feconda alla soluzione dei molti problemi che interessavano la sua diletta città.
Fu sottosegretario di Stato dapprima ai lavori pubblici per circa tre anni coi ministri Perazzi e Prinetti e poi nuovamente con quest'ultimo fu sottosegretario agli Affari esteri e si mostrò provetto e rigido amministratore, nemico d'ogni favoritismo.
Il 4 marzo 1905 fu nominato senatore, ed anche nella nostra Assemblea, come già alla Camera, seppe far valere la sua grande cultura e la vasta competenza procacciatasi nelle cariche ricoperte, trattando sovratutto argomenti relativi alla politica estera ed alla marina.
Ma la sua alta mente si dedicò con più fervido amore allo studio dei problemi coloniali e dell'emigrazione, nell'interesse delle numerose popolazioni italiane stabilite fuori dei confini della patria, la cui vita e le cui aspirazioni gli erano famigliari per i numerosi viaggi compiuti.
E di ciò sono prove tangibili non solo i suoi discorsi parlamentari, taluno dei quali veramente memorabile, ma anche numerosi scritti, conferenze ed articoli. E dell'espansione italiana, specialmente nella Tripolitania, egli fu vero profeta e banditore fin dal 1902 e nel 1908 pubblicò un bellissimo volume "Cirene e Cartagine", relazione di un suo viaggio attraverso la Tripolitania e la Tunisia.
Nel 1905 ideò e ben presto seppe far sorgere l'Istituto coloniale italiano, somma sua benemerenza; tale organismo, divenuto ben presto fiorentissimo, si propose fin dall'inizio di diffondere la conoscenza dei paesi che possono servire di sbocco alla nostra emigrazione e di creare un permanente legame tra gli italiani residenti all'estero e la Madre patria.
Nel 1908 egli organizzò il primo congresso degli italiani all'estero, che vide convenire a Roma i delegati delle colonie italiane di tutto il mondo e nel quale tanti vitali problemi furono fecondamente discussi.
Ma dal suo ardente apostolato d'italianità il conte De Martino doveva esser presto chiamato a servire attivamente quale governatore delle giovani colonie italiane. Nel 1910 fu assunto al Governo della Somalia, in momenti alquanto difficili: e la sua opera abile seppe estendere pacificamente la nostra occupazione rendendo sicuro il nostro dominio e cattivandoci l'animo degli indigeni.
Nel 1916 fu chiamato a governare l'Eritrea e nel periodo di tre anni in cui resse quella colonia dette grande incremento ad essenziali opere pubbliche, intimamente collegate collo sviluppo dei traffici e dei commerci, che la sua mente sagace concepì sempre come la vera base della politica coloniale.
Nel luglio 1919 ebbe l'incarico assai delicato di governare la Cirenaica, che tanti problemi difficili presentava. E qui sovratutto le sue doti rifulsero: egli seppe consolidare le nostre relazioni con la Senussia, consacrate nel trattato di El Regima e nel recentissimo accordo di El Abiar. Nello stesso tempo dette anche qui massimo impulso alle opere pubbliche ed alle iniziative dirette ad accrescere il valore e la prosperità della colonia. La sua breve opera sarà feconda di bene nell'avvenire.
Ben può dirsi di lui esser egli morto come un soldato sul campo, poiché la malattia che doveva ucciderlo lo colpì nell'ultimo viaggio compiuto, per obbedire al dovere, nell'interno della colonia.
Egli ha ben meritato della patria che ora lo piange. Sulla bara ancora schiusa dell'insigne cittadino, dell'uomo di stato eminente, dell'amato collega, inchiniamoci reverenti e vada alla orbata famiglia l'espressione del nostro vivo cordoglio. (Benissimo). [...]
GIRARDINI, ministro delle Colonie. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIRARDINI, ministro delle Colonie. Dopo che l'illustre Presidente del Senato ha commemorata con tanta nobiltà di parole e di sentimento l'opera del senatore De Martino, al Governo non resterebbe che associarsi al rimpianto di cui egli è stato qui eloquente espressione.
Giacomo De Martino, come fu ricordato, dopo una notevole carriera parlamentare fu nominato senatore; da allora, volse l'animo fervido di patriottismo e la passione politica alle cose coloniali, e in seguito a viaggi e a studi che maturarono la sua preparazione, fondò l'Istituto coloniale che fu promotore di utili iniziative, fra le quali merita di essere ricordato il primo Congresso coloniale tenutosi in Italia.
In seguito fu nominato governatore della Somalia, e mentre l'esperienza delle difficoltà nostre altrove incontrate e delle difficoltà di altri colonizzatori faceva prevedere che noi avremmo dovuto mandare in quella colonia, - dove allora non tenevamo che pochi posti - spedizioni militari e spendere molto sangue dei nostri soldati, egli seppe, con il senno e l'energia e con mezzi soltanto politici e pacifici, acquistarci interamente quella contrada e darle il primo ordinamento. È questa una benemerenza che raccomanda la memoria dell'onorevole De Martino alla gratitudine degli italiani.
Dalla Somalia, passò, come governatore, in Eritrea e intuì uno dei principali bisogni di quella nostra colonia: favorire lo sviluppo edilizio. Fu anche fondatore del primo impianto idroelettrico laggiù, e, dopo il suo breve governatorato, partendo, lasciò un programma da svolgere per il dopo guerra programma notevole per insegnamenti e utili consigli.
Fu nominato governatore della Cirenaica, dove un modus vivendi già istituito con la Senussia aveva assicurata la pace che, durante la guerra europea, non fu turbata nemmeno da un colpo di fucile. Egli seppe svolgere questo modus vivendie fu uno dei principali autori del trattato di Regima; concezione politica pregevole, la quale confidiamo che, posta in atto, ci darà i frutti che ne attendiamo, cioè ci conserverà e ci darà la tranquillità e la piena disponibilità di quella colonia, che si presenta così ricca nell'avvenire di produzione e di lavoro.
Il De Martino fu un uomo di straordinarie facoltà, ricco di energia, gran signore, di vivace intelligenza, suscitatore di operosità e di pensiero attorno a sé. Egli ha compiuto opera benefica, e da parte di tutti coloro che lo conobbero, da parte di tutti coloro che con lui collaborarono, va ora alla sua memoria un mesto saluto, doverosa testimonianza che è dovuta ai cittadini grandemente benemeriti del proprio paese. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 novembre 1921.