senato.it | archivio storico

DE MARINIS Giuseppe

20 gennaio 1832 - 29 settembre 1911 Nominato il 04 marzo 1904 per la categoria 10 - L'avvocato generale presso il Magistrato di cassazione e il procuratore generale dopo cinque anni di funzioni provenienza Campania

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Onorevoli colleghi! Non dimentichiamo quelli de' nostri, che abbiamo perduti durante l'intervallo, in cui siamo stati separati. [...]
Altro specchiatissimo magistrato pur esso salito meritevolmente al sommo dell'ordine giudiziario, fu Giuseppe De Marinis ch'ebbe i natali in Sala Consilina il 19 gennaio 1832, e fu da morte improvvisa colto in Napoli il 30 settembre. Dall'alunnato di giurisprudenza pratica preso i collegi giudiziari napoletani, che intraprese il 21 luglio 1855, entrò al Tribunale civile di Salerno giudice soprannumerario nel 9 dicembre 1858. Sostituto procuratore del Re in Napoli il 6 aprile 1862, procuratore del Re in Gerace nel 26 dicembre di quello stesso anno, proseguì poi la carriera quasi sempre nell'ufficio del pubblico ministero, tenendovi in onore pur egli la nobile istituzione. Procuratore generale fu presso le Corti d'appello di Catania, di Trani, di Firenze, di Napoli reputatissimo; e per decreto del 13 dicembre 1903 fu elevato al seggio di procuratore generale di cassazione presso la Corte suprema di Palermo, nel quale sedette sino all'età del riposo raggiunta nel 1907.
In Senato entrò per nomina del 4 marzo 1904. Fu membro della Commissione d'istruzione dell'Alta Corte di giustizia, e di quella per la riforma del regolamento della stessa. Frequente alle nostre sedute, spiegò il saper suo con la sua serenità nelle discussioni; quando in ispecie riguardavano l'ordine giudiziario e la magistratura, cui non è mancato mai in quest'Assemblea il patrocinio per la voce degli alti magistrati, che v'appartengono. Di sua iniziativa fu una proposta di legge sugli istituti della patria potestà e della tutela rispetto all'educazione dei minorenni poveri, che rimase agli uffici. L'argomento è stato dilucidato in un suo opuscolo intitolato Una questione sociale.
Amabilissimo delle maniere, quanto rigido del dovere ed inflessibile nella rettitudine, fu dolce anche nell'oppugnare, placido nel propugnare; temperato ed umano pur quando ebbe ufficio di severità; soltanto sdegnoso dell'ingiusto. Di lui rimane caro e rispettato nome ovunque ebbe carica; come grata la memoria fra noi, che lo piangiamo così repentinamente scomparso. (Bene). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Placido.
PLACIDO. Onorevoli colleghi: due nomi, due astri, due altissimi sacerdoti della giustizia, due eletti benefattori dell'umanità, scomparvero quasi ad un tempo dalla scena del mondo: Giuseppe Borgnini e Giuseppe De Marinis.
Queste venerande figure, ricordate con commossa ed eloquente parola dal nostro illustre Presidente, lasciarono un'orma incancellabile del loro passato nei sentieri luminosi della vita che percorsero.
Il Borgnini, nato a piè delle Alpi, il De Marinis in un paese montano del Mezzogiorno, dimostrarono a chiare note come il carattere, la rettitudine, la saviezza possono sorgere, alimentarsi, giganteggiare in qualunque angolo più remoto d'Italia.
Ambedue diversi per origine, per temperamento, per abitudini, per natura di studi, per forma di pensiero e di azione, ambedue ebbero però uguale condotta, uguale criterio nell'amministrazione della giustizia e nell'intervento pietoso a favore dell'umanità sofferente. [...]
Non dissimile, quantunque in condizioni diverse, fu Giuseppe De Marinis. Egli ebbe quasi un'idea fissa, la protezione, l'azione per i minorenni poveri. Da cittadino, da magistrato, per cinquantatre anni di carriera, trascorsi quasi sempre nella carica del pubblico ministero, nelle lettere ufficiali, negli scritti pubblicati per le stampe, nei resoconti giudiziarii, patrocinò sempre la causa dei minorenni poveri! Che più? Da senatore egli giunse persino a presentare apposito progetto di legge col quale lo Stato doveva, a sue spese, venire in soccorso di questi sventurati.
Alla memoria di così illustri trapassati mandi il Senato l'ultimo dolorosissimo vale, come lo hanno già inviato con memore e sentito affetto le popolazioni partenopee; fiore unico e mesto di gratitudine e di riconoscenza. (Approvazioni). [...]
VACCA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
VACCA. Mi associo anch'io con tutte le forze dell'animo alle eloquenti parole dedicate dal nostro Presidente alla memoria dei senatori Borgnini e De Marinis, che mi furono maestri e guida nelle funzioni del pubblico ministero. Entrambi, per altezza d'intelletto e di dottrina, per fierezza e indipendenza di carattere e per grande, inesauribile bontà di cuore, furono onore e vanto della magistratura, e lasciarono orme luminose di virtù pubbliche e private, degne di essere additate ad esempio ai giovani magistrati. (Bravo - Approvazioni).
QUARTA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
QUARTA. Non potrei dire né più né meglio di quanto è stato detto dal nostro illustre Presidente su Giuseppe Borgnini, Giuseppe De Marinis e Carlo Municchi. Ma sospinto dalla grande e profonda reverenza che ebbi sempre per essi, non posso non mandare alla cara memoria di loro il più affettuoso saluto, anche a nome di tutta la magistratura italiana, i sentimenti della quale credo di interpretare in questo momento assai fedelmente, e di augurare con tutte le forze dell'animo mio, pel bene della giustizia, che tutti i magistrati ne seguano l'altissimo esempio. (Approvazioni). [...]
QUARTA. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
QUARTA. Propongo che sia mandato dal Senato un telegramma di condoglianza anche alle famiglie ed alle città natali dei senatori Borgnini e De Marinis. [...]
FINOCCHIARO-APRILE, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINOCCHIARO-APRILE, ministro di grazia e giustizia e dei culti. A nome del Governo e della magistratura italiana io mi associo alle eloquenti parole di vivo rimpianto che sono state pronunziate dall'illustre Presidente del Senato, dall'onorevole Quarta e da altri, pei senatori defunti che alla magistratura appartennero.
I nomi di Giuseppe Borgnini e di Giuseppe de Marinis saranno sempre ricordati dalla magistratura alla quale diedero nobile esempio di fermezza e indipendenza di carattere, di operosità e di devozione nell'adempimento dei loro doveri. [...]
Lo stesso è a dire di Giuseppe De Marinis, che, venuto su da quella borghesia meridionale che ha dato alla patria e alla scienza tanti ingegni eletti, tenne sempre alto il prestigio degli uffici eminenti che degnamente ricoprì nella magistratura. (Bene!).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 23 febbraio 1912.