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DE GORI PANNILLINI Augusto

12 ottobre 1820 - 20 gennaio 1877 Nominato il 23 marzo 1860 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Toscana

Commemorazione

 

Sebastiano Tecchio, Presidente
Signori Senatori!
Avevo[...] sperato che non mi arriverebbe più la occasione di rinnovare simili ufficî, tanto gravi al mio cuore.
Ma quella speranza non trovò grazia davanti a Lui, che tiene in mano la vita e sì degli oscuri e dei celebri, e sì dei pusilli e dei forti.
Or ecco, nel giro di appena un mese, discendere nel sepolcro altri sette dei valentuomini, scritti nell'Albo di questa Assemblea.
Erano:
De' Gori Pannilini conte Augusto; nato a Siena il 12 ottobre 1820; Senatore dal 23 marzo 1860 [...]
Il conte De' Gori Pannilini, di facile ingegno, di begli studî, di non poca dottrina; professò con amore i veri e sani principî della politica economica; e si adoperò, soprattutto, a promuovere le arti e le industrie che più profittano alla gente delle classi mezzane.
Nel 1848 pensava (come allora i più dei nostri pensavano) che i destini italiani avessero ad essere confidati ad una Confederazione dei varî Stati della Penisola: e fu, in un col nostro collega Giuseppe Griffoli, degli inviati di Toscana che avocarono codesto partito dinanzi a Ferdinando II.
Stipulatisi felicemente nei primi mesi del 1860 la unione della Toscana alle antiche provincie, alla Lombardia, all'Emilia, il Governo del Re si è affrettato ad innalzare il conte De' Gori alla dignità senatoria: ma il nuovo eletto non aveva ancora la età prefinita dallo Statuto; talché nell'aprile di quell'anno il Senato, pur acclamandolo, decretava ch'ei non sarebbe ammesso a dare suoi voti sino a che non compiesse gli anni 40.
Le varie Relazioni da lui compilate, e i frequenti discorsi che ha proferito in questa Assemblea, fanno amplissimo testimonio della sua alacrità e delle sue cognizioni in qualchesiasi materia che abbia attenenza coi pubblici servigî, col pubblico bene.
Accenno ai principali.
Nella sessione 1861-1862 fu Relatore, e sostenne la discussione, dello schema di legge sulla istruzione elementare: e poi ragionò dello schema di legge per la istituzione della Corte de' Conti; e di quello per lo stabilimento delle strade nazionali nella Sicilia; e dell'altro, per la tassa sui redditi dei beni di mano morta; e dell'altro per lo insegnamento secondario. Nella sessione del 1863-64 parlò sul disegno di legge per la fondazione della Banca Nazionale; e su quello della unificazione legislativa [ndrsi tratta in realtà della sessione 1863-1865]. Nella sessione del 1876 [sic] [ndr si tratta in realtà della sessione 1867-1868] fu Relatore, e sostenne la discussione, del progetto di legge che ha licenziato i Comuni ad eccedere il maximum dei dazi di consumo; e dell'altro che rifletteva al Bilancio attivo del 1868: e arringò pei trattati di commercio colla China e il Giappone; e per lo schema di legge sul riordinamento delle scuole normali e magistrali. Nel 1869 fu Relatore e sostenne la discussione del progetto di un nuovo Codice forestale. Nel 1870 ebbe repentinamente ad assumere, in via straordinaria, il carico malagevole di Relatore del progetto di legge per la riscossione delle imposte dirette. E disse del disegno di legge intorno ai provvedimenti del Tesoro; e dell'altro intorno ai provvedimenti finanziarî.
Nel 1871, perorando per l'accettazione del plebiscito romano, intanto che il Senato sedeva ancora a Firenze, uscì in queste parole: "Bello è per noi (che toscani siamo), bello è per noi il sacrificio di perdere quel fiore della cittadinanza d'Italia, che quasi meteora luminosa ha traversato il nostro cielo: purché si compia la unità della patria; purché sul clivo capitolino, ove il fato lo guida, resti potente, sicuro, incontaminato il vessillo italiano". Nello stesso anno 1871 tenne discorso dello schema di legge per l'ordinamento dell'esercito; e poi di quello per le guarentigie al Sommo Pontefice; e fu Relatore dell'altro, per l'approvazione dei conti amministrativi del Regno. Nel 1872 prese parte alla discussione del disegno di legge sul saggio e il marchio dei metalli preziosi. E negli 8 di giugno 1874, dibattendosi il progetto dell'avocazione dei quindici centesimi addizionali, diceva spigliatamente: "La partita finanziaria di questa legge è molto semplice ed intuitiva: sono sei milioni avulsi alle provincie, assegnati allo Stato. Ma ho il gran dubbio che, oltre la sua vera e propria natura finanziaria, la legge non contenga due germi di malaugurate conseguenze, affatto estranee all'argomento di finanza; l'uno nell'ordine economico, l'altro nell'ordine morale; e l'uno e l'altro nell'ordine della vita pubblica del paese".
Taccio di altri soggetti da lui toccati nella sessione del 1874-1875 sopra le tasse e il sistema degli esami universitarî, onde provengono or vuoi diplomi di merito, or vuoi diplomi di tolleranza; e sopra il tremendo problema della pena del capo, della quale ha strenuamente propugnata l'abolizione.
Ma non pretermetto, che nel 1876 (l'anno supremo della operosa sua vita) è intervenuto dapprima nella discussione del disegno di legge circa la tassa di bollo sui contratti di borsa; e poco appresso fu Relatore, e sostenne con molto calore il disegno di legge per l'accettazione della, ormai famosa, Convenzione di Basilea.
Ebbe dal Governo del Re il brevetto di rappresentante l'Italia alle grandi Esposizioni di Londra, di Parigi, di Amsterdam, di Copenaghen, di Vienna.
Mandò in istampa parecchi opuscoli; dei quali, poiché la lunga via mi sospinge, non nominerò che due solamente. Quello del 1861, sulla legislazione forestale; e l'altro del 1866 sull'ordinamento dello Stato.
[...] Quando ripenso che si corta è la vita quaggiù, e tanto è ingorda delle salme nostre la fossa, parmi udire una voce che mi grida alla mente ed al cuore: presta i tuoi servigi alla patria oggi stesso; forse, se tu aspetti domani, non li potrai prestare mai più!
(Vivi segni d'approvazione - Alcuni Senatori si recano a stringere la mano al Presidente).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 febbraio 1877.