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DE FORESTA Giovanni

29 agosto 1799 - 14 febbraio 1872 Nominato il 31 maggio 1855 per la categoria 09 - I primi presidenti dei Magistrati di appello e per la categoria 16 - I membri dei Consigli di divisione dopo tre elezioni alla loro presidenza provenienza Estero

Commemorazione

 

TerenzioMamiani, Vicepresidente
Signori Senatori,
Benché sia varcato assai poco tempo dalla intermissione delle nostre tornate a quest'oggi, tuttavolta a me tocca il dolore di dovervi annunziare la perdita fatta nell'intervallo, di tre degni Colleghi, [...] il conte Giovanni De Foresta [...]
Nel conte Giovanni De Foresta la Nazione possedeva un ingegno ed un cuore a lei devotissimi; principii liberali, un propugnatore perseverante, operoso, integerrimo. Cercando il vero con grave senno e con rara imparzialità, il conte De Foresta dedicò per intero sé [sic] stesso e ogni giorno della sua vita ad emendare e perfezionare le istituzioni nostre legislative e giuridiche. Per ciò medesimo accettò egli due volte di essere parte del Consiglio della Corona con dignità e titolo di Guardasigilli; la prima nel 1851, la seconda nel 1855 infino al 20 luglio del 1859; e nell'una e nell'altra propose ed ottenne di temperare in modo efficace la soverchia durezza del Codice penale Albertino.
Uomo di toga dottissimo ed espertissimo, varcò assai presto per tutti i gradi delle alte magistrature, primeggiando in ciascuna per lume di scienze e attività fruttuosa e invidiabile, e facendosi specchio a superiori e subordinati per la osservanza scrupolosa di tutti gli obblighi spettanti agli uffici che di mano in mano assumeva.
Nato nella Contea di Nizza, volle rimanere italiano e durare sino alla morte cittadino leale di quella terra che infino dai tempi di Augusto assegnava a propri confini le Alpi ed il Varo.
Eletto senatore nel 1855, fu norma e sprone a moltissimi nel sostenerne i carichi con zelo ed assiduità.
Nel ‘62 fu Relatore della proposta di legge per accumunare ai Lombardi il Codice di procedura penale e il rinnovato ordinamento giudiziario. Nel ‘63 [sic] fu Commissario nostro per la disamina del Codice nuovo civile; nel ‘65 riferì e discusse strenuamente il disegno di legge per la unificazione dei tribunali e degli annessi istituti. Nel generale, mai non mancarono in questo Consesso la pratica, la meditazione e la parola di lui, quando trattavasi di materie attinenti al Foro e al Giure amministrativo.
Abbiano sempre cara e sempre onorata la sua memoria i magistrati italiani dentro al cui petto si riparano oggi la moralità, la giustizia, il dovere, spiriti vitali solenni che girano lenti e scarsi nelle membra e nei polsi del corpo sociale.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 febbraio 1872.