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DE FORESTA Adolfo

26 novembre 1825 - 29 novembre 1886 Nominato il 26 novembre 1884 per la categoria 10 - L'avvocato generale presso il Magistrato di cassazione e il procuratore generale dopo cinque anni di funzioni provenienza Estero

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giacomo Durando, Presidente

Onorevoli colleghi. Il conte Adolfo De Foresta, di cui ebbi ieri il dolore di annunziarvi la perdita, era nato in Nizza marittima il 26 novembre 1825. Il di lui genitore, giureconsulto illustre, deputato, ministro nel Regno Subalpino e che fu pur membro di quest'alta Assemblea avendo seguìto le sorti del Regno d'Italia dopo la cessione di Nizza alla Francia, egli, il compianto collega nostro, proseguì i suoi studi e progredì in Italia nella sua carriera della magistratura raggiungendo rapidamente pei suoi meriti i più alti gradi fino a quello di procuratore generale di Corte d'appello, che sostenne degnamente per parecchi anni. Attualmente copriva la carica di avvocato generale presso il Tribunale supremo di guerra e marina. Dal novembre del 1884 apparteneva a quest'alta Assemblea, alle di cui adunanze era assiduo, portando il contributo della sua intelligente operosità. In questi giorni, benché travagliato da crudele morbo esacerbato da grave sventura di famiglia, ebbe ancora a riferire sopra un disegno di legge che venne dal Senato recentemente approvato. Era decretato che quello dovesse essere l'ultimo suo lavoro. Lascia scritti pregevoli in materia penale e intorno agli stabilimenti penitenziari, allo studio dei quali si era particolarmente dedicato. La sua memoria si raccomanda meritamente alla vostra benevolenza.
MANFREDI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha la facoltà di parlare.
MANFREDI. Udimmo un doloroso annunzio nella tornata di ieri, confermato oggi, dall'onorevole nostro Presidente; la perdita di uno dei nostri colleghi entrato di recente tra di noi, di età non tarda, ancora promettente di recar valido sussidio all'opera nostra; la perdita pure per lo Stato di uno dei più alti e rispettabili funzionari.
Giustissimo fu il compianto dall'onorevole nostro Presidente espresso, e ben meritato l'encomio.
La parola di cordoglio, che ho domandato di proferire, non farà che aggiungere il tributo doveroso all'estinto di chi gli fu collega lunghi anni nella magistratura giudiziaria, e poteva ancora considerarlo collega, sebbene passato a capo degli uffizi fiscali per la giustizia militare.
Nella vita del conte Adolfo De Foresta, erede di un nome ognora riverito tra noi in questo stesso Senato, caro di ricordi congiunti ai ricordi di quei casi delle antiche provincie, onde vedemmo sorgere l'aurora del nazionale riscatto; ricco di censo; anche nella vita del conte Adolfo De Foresta, la sorte ha voluto dar segno del suo giuoco. Negli uffici giudiziari incontrò varie vicende; favorito da aure prospere, afflitto dalle avverse. E quando qui nel seggio senatorio godeva di aver ottenuto l'attesa riparazione, nella famiglia una sventura lo colpì; una di quelle sventure che lasciano per sempre trafitto, insanabilmente lacerato il cuore di un padre. Noi di questa sventura lo compiangevamo; ma ancora auguravamo a lui di trovare il conforto negli altri affetti, nelle altre dolcezze della vita. Quando la morte è venuta a troncare in lui gioie e dolori, speranza e vita.
Ed ora in altra guisa e più amaramente lo compiangiamo; mandiamo a lui l'ultimo compianto, l'estremo vale. Questo salga il suo spirito, se può allietarsene; e, se l'onoranza degli estinti può alleviare il lutto dei superstiti, giunga alla vedova ed ai figli desolati la promessa che noi facciamo, che del conte Adolfo De Foresta, come del conte Giovanni suo genitore, non sarà mai perduta la memoria fra noi.
Voci. Bene, benissimo, bravo.
COPPINO, ministro dell'istruzione pubblica. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
COPPINO, ministro dell'istruzione pubblica. A nome del Governo sento il debito di associarmi alle nobili parole colle quali il Presidente del Senato espresse il compianto dei colleghi sulla tomba del conte De Foresta. Mi associo del pari alle altre generose parole colle quali il senatore Manfredi commemorò i pregi del collega nella vita pubblica e nella privata. Anche il Governo ha il desiderio di significare alla desolata famiglia la parte che prende all'irreparabile dolore.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 30 novembre 1886.