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DE DOMINICIS Antonio

02 gennaio 1826 - 04 luglio 1897 Nominato il 10 ottobre 1892 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Marche

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazione
Luigi Cremona, Vicepresidente

Signori senatori! Oggi il Senato ha da registrare un nuovo lutto.
Antonio De Dominicis era nato ad Ascoli-Piceno il 2 gennaio 1826. Ben presto venne a stabilirsi in Roma, si laureò in giurisprudenza, si diede all'esercizio forense, e ne acquistò fama, che andò sempre crescendo, di valoroso e integro giureconsulto.
Senonché, liberata gran parte d'Italia sotto lo scettro costituzionale del gran Re Vittorio Emanuele, non era più tollerabile che la decretata capitale del nuovo Regno, continuasse a vivere nell'obbrobriosa servitù della curia pontificia. Il De Dominicis, ascritto al gran partito che era stato fondato da Camillo di Cavour, fu tra quelli che più attivamente si adoperarono all'intento che cessasse tale vergogna. Dopo il 1867, perseguitato dalla polizia papale, dové cercare scampo nell'esilio; ma, a breve distanza, poco mancò che non cadesse vittima di sicarii (siccome un noto processo di Terni ha svelato) per opera di un'associazione di malfattori, diretta a commettere assassinî politici, colla maschera del fine di affrettare la liberazione di Roma.
Restituita Roma all'Italia, il De Dominicis subito rincasò e i suoi concittadini ne apprezzarono il senno e il patriottismo conferendogli il mandato legislativo.
Rappresentò il collegio di Ascoli-Piceno durante le legislature XI, XII, XIII e XVI; prese parte come relatore e come oratore alla discussione di importanti disegni di legge sul codice di procedura penale, su costruzioni ferroviarie, sui consorzi minerari, sulle scuole industriali, ecc.
Si mantenne fedele al partito moderato anche dopo il 1876, poiché fu uno dei più solerti cooperatori dell'istituzione delle associazioni costituzionali promosse dal Sella, dal Minghetti, dal Rudinì e da altri illustri uomini politici. Ebbe sempre a cuore gli interessi, intesi in senso alto, della regione dove era nato; basti ricordare i premi da lui fondati, da conferirsi dalla Regia deputazione di storia patria delle Marche a giovani marchigiani inscritti all'Università di Roma.
Antonio De Dominicis fu nominato senatore del Regno con regio decreto 10 ottobre 1892, e prestò giuramento il 30 novembre successivo.
Morì ieri in questa città, dopo lunga malattia, lasciando un nome onorato così pei servigi resi alla patria con costante fede politica, come per l'esercizio, senza macchia, della sua professione, del quale valga come prova ch'egli da più di quarant'anni era avvocato di una grande casa patrizia con illimitata fiducia. (Bene).
SERAFINI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
SERAFINI. Come conregionario del senatore De Dominicis credo di rendermi interprete dei sentimenti delle popolazione marchigiane ringraziando l'illustre Presidente delle espressioni lusinghiere pronunciate al suo indirizzo.
Al certo nel foro romano il De Dominicis era considerato uno dei più acuti giureconsulti e lo era pure, nel Diritto canonico e feudale. Egli nato non ricco di censo giunse col suo ingegno, con la sua tenacità a crearsi in Roma una distinta posizione.
Come deputato e senatore fu sobrionei discorsi, ma nelle discussioni poneva sempre una nota giusta e persuasiva.
La sua città nativa deve essergli grata per averne costantemente difeso gl'interessi, e così le Marche a vantaggio delle quali si prestò a rivendicare i diritti che hanno sul Istituto piceno contrastati dalla vecchia Confraternita composto di clericali della più nera tinta. Egli fu anche il terzo ed ultimo commissario di quel benefico istituto apportandovi utili riforme e compilando una brillante e vivace difesa destinata per il Consiglio di Stato contro le pretese dei vecchi confratri.
Pace sia a lui.
Prego poi il Senato a voler esprimere le condoglianze del Senato alla famiglia, e al sindaco di Ascoli Piceno. (Approvazioni).
LUZZATTI, ministro del Tesoro. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
LUZZATTI, ministro del Tesoro.Il Governo si associa alle parole eloquenti e di alto compianto fatto manifeste dal nostro illustre Presidente verso l'intemerato patriota, l'eminente giurista e l'illibato amministratore (Bene).
PRESIDENTE. Il signor senatore Serafini propone che a nome del Senato si invii un telegramma di condoglianza alla famiglia del compianto senatore De Dominicis ed uno alla città di Ascoli-Piceno.
Chi approva la proposta è pregato di sorgere.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,5 luglio 1897.