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DE CRISTOFORIS Malachia

09 novembre 1832 - 28 dicembre 1915 Nominato il 03 dicembre 1905 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente

Avvenne il 28 dicembre in Milano la morte del senatore De Cristoforis; e ne fu un grande lutto cittadino. Vi era nato il 9 novembre 1832 di famiglia, che nell'eroismo per la patria la Lombardia ricorda accanto ai Cairoli. Il 22 marzo del 1848, dal fratello maggiore Carlo chiamati alle barricate tutti gli uomini di sua casa, il dodicenne Malachia fu il portatore e distributore delle munizioni ai rivoltosi, il fonditore dei proiettili. Nel 1859, milite di Garibaldi, ne' Cacciatori delle Alpi, combatté a San Fermo perdendovi il fratello ferito a morte. Nel 1860 seguì ancora Garibaldi, medico e combattente, da Marsala al Volturno, guadagnando la medaglia d'argento al valore militare; e nel 1866 sul Trentino meritando la Croce di Savoia.
Non abbandonati gli studi, con laurea di medicina presa in Pavia nel 1856, si approfondì specialmente nell'ostetricia e nella ginecologia; ed ottenutone l'insegnamento, divenne Malachia De Cristoforis lo scienziato di fama, il medico chiarissimo nell'esercizio. Fu nei comitati de' principali periodici medici della Lombardia, e questi arricchì d'innumerevoli scritti di autorità, massimamente ne' quesiti della pubblica igiene. Nel cinquantenario della sua laurea, or fa nove anni, il plauso al contributo amplissimo da lui prestato alla scienza medica, gli si volse, non solo dalle corporazioni mediche della Lombardia, ma da tutti i centri universitari e da tutti gli istituti di alta cultura della penisola e da parecchi stranieri.
Il collegio 3° di Milano lo volle deputato nelle legislature XIX e XX. Fu nominato senatore il 3 dicembre 1905. Del Comune di Milano fu un tempo consigliere ed assessore. Il nostro defunto fu un filantropo di pensiero, di cuore, di azione, che preferì star vicino ai bisogni dell'umanità e dar la mano al popolo; studioso degli argomenti sociali e sanitari. Ricordiamo i suoi notevoli discorsi al Senato nelle tornate del 9, 10 ed 11 dicembre 1907 sugli esposti e sull'infanzia abbandonata. Somma fu la sua premura dell'educazione, la sua attività nell'associazione per l'assistenza scolastica, per la cura climatica degli alunni poveri. Da lui ebbe avviamento in Milano il primo gabinetto italiano di pedagogia sperimentale. Bene meritò nel Consiglio sanitario della Provincia, nell'amministrazione del pellagrosario provinciale di Inzago, e presiedendo la Commissione internazionale per le malattie professionali. Fu l'iniziatore del primo Congresso internazionale sulle malattie del lavoro nel 1906; presiedé la Lega popolare contro l'alcoolismo; favorì le cooperative ed ogni benefica istituzione. Con l'Italia in cuore sino all'ultimo della vita, rammaricandosi di non poter essere alle armi in campo, soddisfaceva al suo ardore per la guerra, che combattiamo, ponendo tutta l'anima alla preparazione civile ne' presagi della vittoria, tuttora rispondenti dalle sue ceneri al nostro ultimo addio. (Bene). [...]
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORLANDO, ministro di grazia e giustizia e dei culti.[...]
E nel campo della politica, ben dolorosa è la perdita di Annibale Marazio, parlamentare, pubblicista, giornalista di antico stampo, e non men dolorosa quella di Malachia De Cristoforis, appartenente a gloriosa famiglia di patrioti, il cui nome si ricollega alle Cinque Giornate di Milano. Ricordiamo e rimpiangiamo in lui il medico filantropo, che sui campi insanguinati di S. Martino e sul Volturno e a Condino, proteggeva, soccorreva, confortava morenti e feriti, e a tempo e luogo spianava il facile e sparava intrepidamente mentre tuonava la mitraglia austriaca, sì da meritare il glorioso rimprovero, che gli rivolse Giovanni Nicotera: "Non è posto di medico questo!", cui egli spartanamente rispose: "Ed è per questo che ci voglio restare". (Approvazioni).[...]
Onorevoli senatori, io non so adeguatamente esprimere un sentimento complesso, che in questo momento mi grava sull'animo; ma io vorrei dir questo: che sembra quasi un triste destino la scomparsa di uomini così insigni in questo e in quell'altro ramo del Parlamento, in un'ora in cui alla patria più che mai occorrono le forze e le virtù di tutti i suoi figli, e specialmente dei suoi figli maggiori. (Approvazioni).Ma quanto in questo sentimento può esservi di ansia patriottica, si tramuta in un argomento di conforto, se pensiamo che da queste illustri tombe, testé dischiuse, sorge a noi, come sacro retaggio, l'ammonimento che c'incita sempre più ad una devozione piena verso la patria: quella patria cui essi, gl'insigni nostri morti, diedero tanta opera e apprestarono tanto onore nei campi del pensiero e della politica, per le virtù domestiche e per le virtù pubbliche. (Approvazioni vivissime - Applausi).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 22 marzo 1916.