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DE ANGELI Ernesto

29 gennaio 1849 - 17 gennaio 1907 Nominato il 25 ottobre 1896 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Tancredi Canonico, Presidente

Signori senatori, facendo seguito alla triste commemorazione di ieri debbo oggi ricordare altri quattro carissimi colleghi testé estinti. [...]
Un'esistenza non meno operosa e benemerita, benché esplicatasi sopra un campo affatto diverso, fu quella del senatore Ernesto De Angeli, morto a Milano il 17 di questo mese a soli 57 anni.
Nato a Laveno il 29 gennaio 1849, dovette - per la morte del padre - troncare gli studi d'ingegnere e prendere un modesto impiego nel cotonificio Cantoni, a Milano. Nei ritagli di tempo, egli amministrava una piccola tintoria suburbana, che (aiutato dal Cantoni, il quale sapeva apprezzare il valore di quel giovane) venne a poco a poco ampliando e trasformando.
Comprato dalla Società anonima del cotonificio Cantoni lo stabilimento della Maddalena, esso venne poi assunto da una società in accomandita, di cui fu gerente il De Angeli: il quale, valendosi allora dei molti viaggi e dei lunghi studi, con quel raro senso pratico che lo distingueva, seppe portare quell'opificio industriale a tale altezza da renderlo il primo d'Italia, sia per la precisione ed estensione del macchinario, sia per la perfezione dei prodotti: per modo che le sue stoffe stampate di cotone, per la morbidezza del tessuto, per la grazia e finezza del disegno, per la vivacità dei colori e per la mitezza del costo, possono gareggiare con le migliori delle fabbriche straniere.
Né l'attività del De Angeli si arrestava a quello stabilimento. Oltreché con esso diede un grande sviluppo all'industria cotoniera, egli incoraggiava nuove utili imprese, egli dirigeva riviste tecniche ed economiche. Ed in questo fu mirabile: ché mentre si occupava indefessamente della perfezione del lavoro, attendeva con non minore sollecitudine a migliorare la condizione morale ed economica dei lavoratori, vegliando a che la più stretta giustizia regnasse nelle relazioni fra sopraintendenti e operai, e a che questi fossero sovvenuti equamente nei loro bisogni.
Fu egli che fondò l'Associazione degli utenti di macchine a vapore e quella fra gl'industriali per prevenire gl'infortunii sul lavoro, delle quali venne fatto presidente.
Presidente della Camera di commercio, cooperò efficacemente alla riforma doganale del 1887: presidente del lanificio di Gavardo, della Società lombarda per la distribuzione dell'energia elettrica del Ticino, del Circolo commerciale e industriale, della Banca cooperativa milanese, del Museo commerciale di Milano da lui iniziato, membro del Consiglio superiore d'industria e commercio, del Consiglio comunale, in tutti codesti uffici, insieme ad una rara competenza tecnica portò sempre la rettitudine la più specchiata, l'amore e la benevola equità verso l'operaio, la spontanea genialità dell'artista.
Fatto senatore il 25 ottobre 1896, si occupava con particolare amore delle questioni sociali; fece parte della Commissione speciale pel disegno di legge sugl'infortunii e sul lavoro delle donne e dei fanciulli, recandovi il tesoro de' suoi saggi consigli fondati sul lungo studio e sulla grande sua esperienza.
Le numerose occupazioni che lo trattenevano a Milano, e ultimamente la lunghissima sua malattia, non gli consentivano più di recarsi fra noi: ma ad ogni questione economica o sociale che si dibatteva in Senato, egli mostrò sino all'ultimo il più vivo interesse.
La vita di Ernesto De Angeli fu un servizio continuo ed efficace per il proprio paese: vita, non di parole, ma di fatti. Mentre dava un potente impulso allo sviluppo dell'industria, egli vedeva nell'operaio, non solo uno strumento di produzione, ma altresì l'uomo che lavora e che soffre, che ha bisogni economici e morali. E l'operaio, che si sentiva trattato con giustizia ed amore, corrispondeva disciplinato e riconoscente; - mostrando con ciò che il fondo del nostro popolo è buono, e che solo per questa via si possono risolvere poco a poco dalla radice le questioni sociali.
All'estinto e benemerito collega il tributo del nostro affetto: alla famiglia sconsolata possa riescire di qualche conforto il nostro sincero rimpianto. (Benissimo). [...]
PEDOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PEDOTTI. Dopo la bella affettuosa commemorazione che il nostro illustre Presidente ha fatto del compianto senatore De Angeli, vogliate, onorevoli colleghi, consentire ch'io pur dica alcune parole ad onorarne fra voi la cara memoria. Nativo della stessa terra, sulle ridenti sponde del lago Maggiore, ed a lui legato da antica affettuosa amicizia, sebbene cresciuto in tutt'altro campo di attività, io verrei meno ad un dovere del cuore, se in questa ora mesta non mi associassi al venerando uomo che presiede questa alta Assemblea, per dirvi a mia volta quanto grave perdita hanno fatto, colla morte così immatura d'un uomo quale fu Ernesto De Angeli, e il Senato del Regno e il gran mondo industriale e commerciale italiano e le migliaia di operai del suo grandioso stabilimento e la città di Milano - il campo principale della sua attività e della sua fortuna - e infine, coi congiunti suoi tutti, la sua e mia terra natale.
Già la parola eloquente del nostro Presidente vi ha detto chi è stato questo uomo, il quale su per l'erta aspra e faticosa della vita, muovendo, tutto solo e giovinetto ancora, quasi dai piedi della salita, e con nessun altro aiuto che quello delle sue innate virtù (della sua laboriosità infaticabile, del suo coraggio, della sua perseveranza, della mente chiara e perspicace che sempre più si fecondava di sapere ed infine del suo forte carattere e del suo gran cuore), è vittoriosamente pervenuto là dove si raccoglie il premio delle sudate fortune e degli onori; - chi è stato quest'uomo che verso l'alto giungendo non ha sostato a godere solo, come pur tanti fanno, dei conquistati beni, ma allora appunto, sospinto dalle ingenite feconde sue virtù, allora appunto più divenne alacre e più perseverò nelle opere; né per sé solo, ma sì e più per l'altrui bene, per il meglio delle classi lavoratrici, per il meglio delle attività e fortune economiche della patria.
Promotore e, potrebbe dirsi, creatore in Italia di una grandiosa industria - quella della stampa dei tessuti - che prima di lui era qui pressoché, sconosciuta - il De Angeli, e con l'indefesso lavoro, e col molto studio, e con le intelligenti coraggiose iniziative (iniziative dopo molti anni da altri seguite, ma facilmente seguite, poiché egli aveva spianata la via e additata la mèta) il De Angeli seppe portar quell'industria, non facile e complessa, a tal grado di sviluppo e prosperità che oggi la sua produzione annua rappresenta un valore di oltre settanta milioni di lire; a talché mentre fino a pochi decenni or sono l'Italia era per cotali articoli completamente tributaria dell'estero, essa è or giunta ad esportarne già, con vantaggiosa concorrenza, per circa 15 milioni all'anno.
Sarebbe sol questo un insigne titolo di benemerenza; ma in altri più rami della produzione industriale doveva la feconda attività di questo uomo esplicarsi. Ed egli fa presidente, dalla fondazione (1897) della Società lombarda per distribuzione di energia elettrica, la quale impiantò ed esercita la centrale elettrica di Vizzola, la più grandiosa centrale d'Europa - che toglie alle acque del Ticino ben la forza di 24000 cavalli, ed altre colossali officine ha testé finito di impiantare a Turbigo e Castellanza, ed altra ne sta ora impiantando a Brusio, cosicché disporrà in totale di 50000 cavalli. Ed egli fu presidente, dal 1898, dei Lanificio di Gavardo; ed egli appartenne ai consigli d'amministrazione di parecchie altre società industriali. E fu inoltre, fin dal 1883, presidente fondatore della Banca cooperativa milanese, che ebbe prosperoso sviluppo e possiede ora un capitale di forse quattro milioni.
Ma fu nel campo della economia sociale dove la geniale iniziativa, dove l'eletta mente ed il cuore chiaroveggente e filantropico di Ernesto De Angeli specialmente stamparono orme profonde.
Curante dei suoi operai, che sono più e più migliaia, come un affettuoso padre di famiglia, senza tregua egli s'interessava del loro benessere materiale e morale: cosi, fin dal 1881 (da oltre un quarto di secolo) istituiva una Cassa di sussidi per malattia, ad esclusivo carico della sua azienda; così, egli chiamò la mano d'opera a partecipare ai profitti dell'esercizio; così costruì per i bambini dei suoi operai un asilo infantile modello, asilo ch'egli dedicava alla santa memoria di sua madre (sua madre per la quale egli ebbe tale un culto che, a quanti lo conoscevano nell'intimità, rendeva più cara e simpatica la di lui nobile e bella figura); così egli fu tra i primissimi ad assicurare a proprie spese gli operai contro le conseguenze degli infortirai nel lavoro, un decennio prima che l'obbligo ne venisse imposto dalle leggi, ad un tempo fin d' allora mirabilmente curando la più estesa applicazione degli apparecchi di prevenzione. E così fu pure tra i primissimi ad inscrivere gli operai alla Cassa nazionale di previdenza, assumendosi il pagamento dei contributi annui non solo, ma anche l'ingentissima spesa di tutti i contributi arretrati.
Né alla propria industria soltanto limitò il De Angeli l'applicazione di questi larghi e sani concetti umanitari, ma con l'opera sua, con la parola e con la penna, prendendo attiva parte ad innumerevoli congressi, in Italia ed all'estero, egli contribuì a tutte le pubbliche affermazioni che di quei concetti in quest'ultimo decennio si sono avute. E non ciò solo, ma in Milano, riuniti attorno a sé, coll'efficacia della sua propaganda di parole e di fatti, un manipolo di valorosi industriali, egli diede vita a tre istituzioni di pubblica utilità, che certo tornano a vanto della grandiosa e laboriosa metropoli lombarda; e di tutte e tre fu e rimase dalla fondazione il Presidente: l'Associazione fra gli utenti di caldaie a vapore, quella fra gli Industriali d'Italia per prevenire gli infortuni sul lavoro, che conta ora più di 2000 soci con 400,000 operai, e fu ed è cotanto benefica; e infine la tanto umanitaria Associazione medica per la cura degli infortuni del lavoro.
Fautore convinto della diffusione della istruzione ecoltura tecnica, il De Angeli appartenne fin dal 1883 al Consiglio direttivo della Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri; e dal 1886 presiedette il Comitato direttivo della rivista tecnica L'Industriada lui fondata in unione ad un gruppo di amici, industriali e tecnici.
Un simile uomo, così singolarmente dotato di splendide energie intellettuali e fattive, non poteva non essere per tempo additato all'estimazione dei suoi concittadini e non essere chiamato alle pubbliche cariche; nelle quali, come ad esempio quale Presidente della Camera di commercio di Milano durante gli anni 1838-89, e poi nel Consiglio comunale, dove si edette per ben 15 anni, egli dette largo contributo d'opere, e prove sicure della sua illuminata laboriosità, del suo alto interessamento, al pubblico bene. Notevole fra l'altro la parte preponderante ch'egli ebbe nella Commissione che studiò e concretò il riordinamento finanziario di Milano colla soppressione delia cinta murata, d'onde il recente straordinario sviluppo della città nel campo edilizio economico e finanziario.
Ed altri ed altri ancora furono i campi della sua attività; ma io ricorderò solo come egli sia stato spesso ricercato ed ascoltato consigliere nelle negoziazioni dei nostri trattati di commercio. E a questo proposito permettete ancora ch' io ricordi - a meglio lumeggiarne la elevatezza delle idee ed il modo largo e sicuro in cui egli intendeva gli interessi del paese - che mentre per il passato, ravvisandola necessaria, egli reclamava protezione alle nostre industrie, ora che queste fatte adulte e vigorose più non giudicava averne assoluto bisogno, egli pel primo sosteneva potersi e doversi preferire quegli accordi commerciali che più tornassero vantaggiosi alle produzioni della nostra agricoltura.
Nel 1896 - ora è compiuto un decennio - Ernesto De Angeli è entrato a far parte di questo alto consesso, e meritamente egli vi doveva entrare.
Dell'opera da lui qui svolta, della parte che ei prese, con l'autorità che gli veniva dalla competenza e dalla dottrina, alle discussioni di carattere sociale ed economico, del lavoro suo quale membro della Commissione permanente per le tariffe ed i trattati o quale membro della Commissione del Consiglio superiore del lavoro, io nulla aggiungerò a quanto già disse il nostro illustre Presidente.
Questo mi concederete bensì ch'io accenni: che la grande e feconda attività sua, oltre al largo censo, acquistarono a lui ed alla sua ditta innumeri distinzioni ed onorificenze nostrane e straniere, ma che di tutte quelle a lui personalmente conferite, queste maggiormente egli pregiava: la grande medaglia d'oro triennale che fin dal 1882 gli veniva decretata dall'Istituto lombardo di scienze e lettere per avere introdotto in Italia una industria, nuova; e poscia la Croce di cavaliere del lavoro. E a quest' ultima giustamente ei teneva, comechè la vita sua è stata quella di un indefesso lavoratore che col lavoro proprio ha promosso, sviluppato, fecondato il lavoro degli altri.
Eppure questa vita così operosa e feconda, questa vita che, in mezzo alle gravi cure degli in numeri affari e delle svariatissime occupazioni, lo spirito colto e gentile e l'animo buono e generoso di Ernesto De Angeli sapeva anche allietare col culto del bello, - avvegnaché la di lui casa era pure signorilmente aperta ad uomini di arte e di lettere, - questa vita così produttrice di bene, doveva spegnersi, purtroppo, assai anzi tempo.
Il compianto nostro collega, l'amico a me carissimo, è spirato non ancora cinquantottenne, dopo una lunga crudele malattia che già da oltre un anno lo aveva condannato alla quasi completa inazione, amarissimo destino per lui che solo lavorando viveva.
L'ultima volta ch'egli apparve in pubblico fu alla inaugurazione fattasi in Milano della Torre Umberto I, quale presidente ch'egli era del Comitato per il monumento al compianto Re.
Il 19 del mese che oggi finisce, Milano ha reso alla salma di Ernesto De Angeli così solenni imponenti onoranze come di rado accade ad un semplice cittadino; ma Milano sentiva di dovere glorificare in quell'estinto uno dei più splendidi esempi di uomini che saliti per proprio valore in alta fortuna così operosamente vivono e così utilmente operano da imporsi alla generale ammirazione.
E dopo le onoranze della grande Milano, la mia piccola Laveno accolse mesta e piangente la spoglia del suo chiarissimo e diletto figlio, per darle l'estremo riposo.
In nome di questa terra che entrambi ci vide fanciulli, in nome dell'affetto grande che a lui mi legava, io mando da questo seggio un ultimo saluto e una voce di alto rimpianto alla cara memoria del senatore De Angeli. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 31 gennaio 1907.