D'ONCIEU DE LA BATIE Paolo
01 settembre 1829 - 02 febbraio 1918 Nominato il 21 novembre 1892 per la categoria 14 - Gli ufficiali generali di terra e di mare. Tuttavia i maggiori generali e i contrammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività provenienza PiemonteCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Manfredi, Presidente
Onorevoli colleghi! [...]
In Torino il giorno 2 ha finito i giorni il tenente generale a riposo senatore D'Oncieu de la Batie, che presentavaci la cara memoria dell'esercito sardo, antica speranza d'Italia, e prima disfida all'Austria sui campi lombardi, spiegato il tricolore vessillo con lo scudo di Savoia.
Nato era il conte Paolo in Rivoli della Provincia di Torino il 1° settembre 1829. Allievo dell'Accademia militare della capitale piemontese; paggio d'onore di S.M., entrò alla campagna del 1848 sottotenente dei granatieri e vi fu promosso luogotenente. Nel 1859, capitano dei bersaglieri, guadagnò la medaglia d'argento al valore militare. Durante la campagna delle Marche e dell'Umbria nel 1860 meritò la promozione a maggiore; ed ebbe nel 1861 menzione onorevole per i servizi resi nella campagna d'Ancona e delle bassa Italia. Colonnello nella campagna del 1866, progredì sempre con onore nell'esercito italiano. Fu capo dello Stato maggiore nei diversi corpi; Aiutante di campo di Vittorio Emanuele, il gran Re, e di Re Umberto, che, al cessare, gli conferì il titolo di aiutante di campo generale onorario. Adempì, in grado di maggiore generale, una missione militare a Vienna nel 1876; tenente generale nel 1882, comandante di corpo d'Armata; compito il servizio attivo nel 1892, entrò in Senato per decreto 21 novembre dello stesso anno. Il nobile carattere del generale D'Oncieu gli diede pregio ovunque ei fu; ed il Senato ne ricorda il nome con affetto. (Benissimo). [...]
DE SONNAZ. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE SONNAZ. [...]
Mi consenta poi il Senato che aggiunga poche parole in memoria del compianto senatore D'Oncieu de la Batie conte Paolo, che era con me della presidenza dell'Associazione fra oriundi savoiardi e nizzardi italiani.
Il senatore D'Oncieu apparteneva ad una antica ed illustre famiglia savoiarda, che aveva dato ai duchi di Savoia ed ai Re di Sardegna alti e devoti funzionar! Nell'esercito e nella magistratura, fra cui un cavaliere dell'Annunziata. Un D'Oncieu, comandava i vittoriosi dragoni del Re Genova cavalleria al Brichetto nel 1796; un capitano conte Enrico D'Oncieu è caduto da eroe nell'attuale guerra e la sua memoria ebbe la medaglia d'argento al valore, il generale Paolo si distingueva per una somma cortesia, benevolenza e rettitudine che lo facevano tanto amare a Torino, ove aveva fissato la sua dimora.
S. M. l'aveva nominato direttore della splendida Armeria del Re Carlo Alberto. Egli aveva saputo ben organizzare la bella collezione ed aveva dimostrato una immensa devozione alle LL. MM. Umberto I e Vittorio Emanuele III, e, come i vecchi savoiardi dell'antico stampo, una grande affezione alla gloriosa bianca croce di Savoia.
Pregherei il Presidente di inviare le condoglianze del Senato del Regno alla famiglia D'Oncieu a Torino. (Approvazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Mazza.
MAZZA. Onorevoli colleghi! Consentitemi di aggiungere poche parole a quelle già pronunciate dal nostro illustre Presidente per commemorare il defunto collega conte Paolo D'Oncieu de la Batie. Soddisfo con ciò ad un mio dovere e, al tempo stesso, ad un bisogno del cuore, perché io ebbi l'onore di essere ai suoi ordini a Palermo quale capo di Stato maggiore del XII corpo d Armata, del quale egli fu comandante dal 1888 al 1892.
Là ebbi il modo di conoscere a fondo le sue eminenti qualità di gentiluomo, di soldato e di generale e mi affezionai a lai seriamente.
Come gentiluomo egli era foggiato sul buono stampo antico: di modi distinti, di sentimenti elevati, di una rettitudine senza pari.
Come soldato era un valoroso come pochi sanno esserlo altrettanto,
Come generale era dotato di grande cultura militare; ed era così modesto e riservato che non ne faceva mai sfoggio. Sopratutto eccelleva in lui un gran senso pratico, cioè quel giusto apprezzamento degli uomini e delle cose, che non è sempre il compagno della sapienza, è che costituisce la qualità più importante dell'uomo d'azione.
Ciò dava un valore speciale ai giudizi ed alle determinazioni che soleva pronunciare ed emettere con sicurezza e con elegante semplicità.
Nato a Rivoli nel 1829 da nobile famiglia savoiarda, egli iniziò la sua carriera militare nel 1843 quale allievo dell'accademia di Torino, dove fu paggio d'onore di S.M. Uscitone poco più che diciottenne, fece con distinzione le campagne di guerra del 1848, 1859, 1860-61 e 1866. Dove però ebbe occasione di mettere meglio in evidenza le sue qualità di soldato intrepido, fu nella campagna del 1859 e più precisamente nella giornata del 24 giugno, durante la quale si affermava sulle alture di Solferino e S. Martino, e su quelle intermedie di Madonna della Scoperta, quella fratellanza di armi fra italiani e francesi, che ora, trova così splendida conferma sulle alture fra Brenta e Piave.
In quella giornata il capitano D'Oncieu, quale comandante di sua compagnia di bersaglieri, si guadagnava una medaglia d'argento al valore con la seguente motivazione:
"Per essersi distinto nel fatto darmi di Madonna della Scoperta, conducendo con molta intelligenza e valore la sua compagnia all'attacco ove più forte e trincerato era il nemico. Pervenne a sloggiarlo con vari attacchi alla baionetta, nei quali figurò sempre, il primo, animando col suo esempio i soldati".
Promosso maggiore dei bersaglieri nel 1860, passò poco tempo dopo nel Corpo di Stato maggiore, dove servì con distinzione fino al grado di maggior generale, guadagnandosi la stima e la fiducia di tutti e particolarmente quella del generale Pianell che non era di tanto facile contentatura.
Egli fu aiutante di campo generale effettivo ed onorario di due sovrani, il Re Vittorio Emanuele, ed il compianto Re Umberto.
Giunse ai più alti gradi della gerarchia e fu nominato senatore nel novembre 1892.
Come tale, avendo conservata la sua residenza a Torino, dove già era andato come comandante del I corpo d'Armata, non fu dei più assidui alle sedute del Senato; anzi, in questi ultimi anni, stante la tarda età e le sue precarie condizioni di salute, abbiamo raramente, avuto piacere di vederlo fra noi.
Con lui è sparito un gran galantuomo ed un gentiluomo squisito.
È morto un generale valoroso e distinto per la profonda conoscenza teorica e pratica dell'arte militare. Auguro all'esercito nostro ed all'Italia che tutti suoi generali gli rassomiglino. Sarà questa un'arra sicura per quella vittoria finale che tutti agogniamo.
Credo di essere interprete dei sentimenti di tutti i colleghi, pregando il nostro illustre Predente di esprimere alla famiglia, e particolarmente alla vedova desolata, che gli fu compagna fedele per tanti anni, il cordoglio del Senato. (Vive approvazioni). [...]
ALFIERI, ministro della guerra. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERI, ministro della guerra. Con sincero dolore, con animo profondamente commosso mi associo, a nome del Governo e dell'esercito, alle nobili parole qui pronunziate in memoria del senatore generale D'Oncieu ai cui ordini ho avuto anch'io l'onore di servire per tua tempo purtroppo assai breve, ma sufficiente largamente per riconoscergli le elette qualità a cui hanno accennato oggi i senatori Mazza e Di Prampero. Con la morte del forte e fiero soldato, decorato del simbolo del valore e del ricordo dei 50 anni di servizio militare prestato, è sparito uno di coloro ai quali l'esercito nuovo, che vive e sente i gloriosi ricordi del passato e li rinnova alla storia, guardava come a fulgido esempio di valore e di virtù. Negli estremi momenti (chi lo conosceva non ne dubita) il pensiero ed i voti del generale senatore D'Oncieu sono andati alla patria, di cui anelava veder compiuti i destini; all'esercito, che nelle lotte recenti gli si era rivelato sempre all'altezza delle antiche tradizioni.
L'esercito darà tutta la sua anima, tutte le sue forze perché questi voti si compiano, e non potrà onorare in modo migliore e più degno la memoria del prode generale scomparso. (Vivissime approvazioni, applausi).
PRESIDENTE. Mi farò un dovere di dar corso tutte le proposte che sono state fatte per invio di condoglianze e per onorare la memoria degli illustri colleghi dei quali abbiamo ricordato la scomparsa.
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 13 febbraio 1918.