D'ERRICO Felice
15 gennaio 1829 - 25 agosto 1901 Nominato il 17 novembre 1898 per la categoria 21 - Le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria provenienza CampaniaCommemorazione
Atti Parlamentari - Commemorazione
Giuseppe Saracco, Presidente
Signori senatori! Nel volgere di quattro mesi, fra il 7 luglio ed il 15 corrente mese, la morte ci ha tolto sette colleghi, nelle persone dei senatori Buttini, D'Errico, Mirabelli, Piccioni, Morelli Domenico, Sole, Pallavicini Emilio.
Dirò di ciascuno assai brevemente. [...]
Il senatore Felice D'Errico non doveva lasciare larghe traccie di sé, e delle opere sue nel Senato del Regno, giacché chiamato a far parte di questo consesso in fine del 1898, allorché stava per compiere il suo settantesimo anno di età, non trovò opportunità nei pochi mesi che l'ebbimo fra noi, a far prova del suo personale valore. Nato a Capua nel 1831 morì a Napoli nell'agosto passato.
Sappiamo di lui, che col diuturno lavoro seppe acquistarsi fama e ricchezze, e di queste usò nobilmente e generosamente. Perciò egli ha bene meritato che il Senato debba dolersi di averlo perduto. (Bene). [...]
LAMPERTICO. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
LAMPERTICO. Non sapendo dire meglio di quello che ha detto il presidente, mi associo alle parole da lui pronunciate, come certo vi si associa il Senato.
Rimane la consuetudine, sempre bella, di manifestare i nostri sentimenti alle famiglie. Però a me pare superfluo esprimere questo voto, non essendovi dubbio che il nostro Presidente lo compia, se già non lo ha prevenuto.
PRESIDENTE. Mi sento in dovere di dichiarare al collega Lampertico che vennero già inviate le condoglianze del Senato alle famiglie del senatori defunti.
COCCO-ORTU, ministro di grazia e giustizia e dei culti. Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
COCCO-ORTU, ministro di grazia e giustizia e dei culti. In nome del Governo, mi associo alle eloquenti parole di mesto rimpianto, al tributo di omaggio reso dal nostro Presidente agli eminenti cittadini, rapiti alle arti, al foro, alla magistratura, all'esercito, alla cosa pubblica; i quali furono tutti vanto e decoro del Parlamento, onore del nome italiano. (Approvazioni).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 27 novembre 1901.