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D'ANCONA Sansone

21 agosto 1814 - 21 novembre 1894 Nominato il 16 novembre 1882 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Marche

Commemorazione

 

Atti parlamentari Commemorazioni.
Domenico Farini, Presidente

Dal giorno ventitre del mese di luglio ad oggi noi avemmo a lamentare la morte dei senatori La Porta, Pernati di Momo, Durando, Fabretti, Lauri, Amore, Pavese, D'Ancona, De Crecchio. [...]
Nel cerchio dei giovani toscani che verso il 1840 volgevano mente ed animo ad un regime nel quale ogni ordine di cittadini avesse voce ed alla tradizionale mitezza e tolleranza del Governo si desse gagliardia di spiriti nazionali e rincalzo di liberi istituti fu Sansone D'Ancona.
Era nato nello Stato della Chiesa di dove lo avevano respinto pregiudizii, costumi, leggi incivili che ragguagliavano i diritti e la tutela dei sudditi a ragione di credenze e di culto. Colla famiglia uscito da Pesaro, in Pisa con distinzione nelle matematiche si addottorò, le discipline economiche altresì con profitto coltivò. Professori e discepoli andarono a gara nel volergli bene; tanto colle maniere cortesi se li affezionava ed ai generosi sentimenti della scolaresca i suoi facevano riscontro.
In Firenze più tardi la casa d'uno zio materno, per affari e per vaghezza di mente in continua consuetudine col fior fiore dei cittadini e dei forastieri, gli valse per essere dai migliori conosciuto e pregiato. Con molti dei quali, artisti, letterati, scienziati, politici si strinse anzi in soave dimestichezza: dico col Ferrucci, col Rossini, col Peruzzi, col Regnoli, col Matteucci con Vincenzo Salvagnoli e Bettino Ricasoli; a nominare i morti soli e soltanto alcuni.
Fiorentino di adozione il tratto garbato e fine dei fiorentini lo distingueva. Geniale cultura, assegnato giudizio, animo equo lo facevano a prima giunta segno alle simpatie, che spesso voltavansi in dolci amicizie, pronto come era in servizio di chi a lui si indirizzasse: tutto a tutti.
Ad opere d'incremento scientifico e morale, ad istituti di carità ed educazione, ad associazioni intese al progresso di parecchi rami dell'umana attività diede il nome, aiuto efficace, disinteressato.
Erano una volta codesti i soli mezzi leciti a chi mirasse a ben più alta e libera meta. Per raggiungerla occorreva fomentare, creare, tenere sveglia la pubblica opinione, confortare, aiutare i profughi in ispecie dello Stato pontificio, farsene mallevadore, impetrare un non vedere o un non sentire pietosi, men aspre provvisioni. Ed anche in questo il D'Ancona si adoperò per naturale bontà e per fermezza di proposito.
Così quando l'opinione pubblica fatta potente, prima di mutare lo Stato ne soggiogò il Governo, egli fu tramite di notizie che mettevano capo in Piemonte e di istruzioni che di là impartivano amici suoi, con autorità da ciò.
A ridurre tutto in breve, alieno sempre dall'iperboleggiare quanto dal suo contrario, egli a seconda dei tempi e delle occasioni adeguò opere e desideri al possibile. Fu la sua un'influenza, fu un'azione schiva dal mettersi in chiassosa mostra, cui lo stesso modesto non parere francheggiava ed afforzava.
Di tale maniera, allorché i Lorenesi se ne andarono, fra coloro che il Boncompagni aiutarono e nel Ricasoli con devozione incondizionata si confidarono, dandogli presidio di quell'autorità meravigliosa d'onde conseguì l'annessione, fu il nostro. Il quale, ricusato il portafoglio delle finanze all'insediarsi del Governo provvisorio, nei particolari incarichi che accettò addimostrò perizia e sagacia non comuni. Le confermò ampiamente quando ad annessione compiuta per proposta del Ricasoli, che in grandissima stima lo aveva, diresse i lavori pubblici e la finanza, rinunciando ad ogni emolumento.
Perché eletto nel collegio di Bagno a Ripoli non volle lasciarne la rappresentanza che poi Cortona e Pesaro gli mantennero: sei legislature in tutto (7ª-12ª).
Entrato in quest'alta Camera il 16 novembre 1882 lo proseguì il favore che le belle qualità gli avevano nell'altro ramo del Parlamento procacciato: lì e qui sull'uomo pubblico si riversarono le simpatie stesse che avevano accarezzato il privato.
Osservò i doveri dell'ufficio finché l'età ed i malanni ad astenersene lo forzarono; di che ebbe più volte a dolersi con me, seco lui congiunto da ricordi ed affetti perenni. Fanciullo, lui, amico di mio padre esule, riamato, amai. Scambievoli, lunghi conforti per quanto son lunghi cinquant'anni, delle due nostre case, degli animi nostri ne fecer uno.
Questi affetti m'impetrino venia se chiamato a commemorarlo qui, sciolsi un debito di riconoscenza alla memoria di lui, la cui fine privò me d'una bontà quasi paterna, mi tolse un altro pezzo di vita. Ponendovi una mano sul petto, voi intenderete il dolore che mi fece parlare: indulgerete a me se sulla modesta fossa di Sansone D'Ancona, apertasi il 20 di novembre, correndo l'ottantunesimo anno di sua età e che Firenze onorò, malgrado egli ne volesse bandito il fasto ufficiale, io pure osai di spargere in vostra presenza un fiore d'amicizia. (Benissimo - Vivi applausi). [...]
PRESIDENTE. Il senatore Sprovieri Francesco propone di far pervenire le condoglianze del Senato alle famiglie degli estinti testé commemorati.
Chi approva questa proposta è pregato di alzarsi.
(Approvato).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1894.