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CORDOVA SAVINI Vincenzo

30 novembre 1819 - 09 maggio 1897 Nominato il 26 gennaio 1889 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Sicilia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Domenico Farini, Presidente

Signori senatori! Il barone Vincenzo Cordova-Savini, non ancora riavutosi dal male acuto onde tempo addietro fu colto, andato in villa presso ad Aidone, passò di vita nell'ora quarta del giorno 9 di maggio. Era quello il luogo d'origine della famiglia sua, dove egli aveva sortito i natali il 30 novembre 1819 e nel 1847 dato il primo passo nella pubblica amministrazione, quale ricevitore del registro.
Sentimento patrio, esempio di congiunti lo trassero a partecipare alla rivoluzione del 1848, a difesa della quale combatté a Taormina.
Sul cadere del maggio 1860, dopo la battaglia di Calatafimi, incaricato da Garibaldi, rumoreggiando con un pugno d'insorti sviò la colonna borbonica accampata a Caltanissetta dall'accorrere in soccorso di Palermo; e nel luglio mise innanzi il partito ed operò a che i municipi dell'isola, rotti gli indugi, chiedessero l'annessione pronta ed incondizionata: due fatti da lui documentati ed a buon diritto vantati.
Consigliere di Governo a Catania nel marzo 1861, sottoprefetto nel 1862 ad Acireale, poi a Pallanza, e di bel nuovo ad Acireale, volontariamente abbandonato l'ufficio nel novembre 1870 fu eletto deputato del collegio di Giarre; degli amministrati raro consenso, bella lode per un funzionario. Entrato nella Camera durante la undecima legislatura, rimasevi anche nelle quattro successive. Sia in quella che in quest'Assemblea, cui fu annoverato il 26 gennaio 1889, diede opera assidua e pertinace a favorire le ragioni dell'equità, della libertà, della giustizia. Delle quali discorrendo in argomenti concernenti l'isola, la provincia, il luogo natio si infiammava come se divampante passione con la parola traboccasse. Né minor affetto negli ultimi suoi anni mise nel pubblicare e commentare gli scritti ed i discorsi dello zio Filippo, che fu dei primati della rivoluzione siciliana del 1848 e, quale miracolo di sapere e di eloquenza, tanto nome lasciò dopo di sé nel Parlamento e nel Governo italiano. Pagine d'entusiasmo per l'estinto, di sdegno per gli obliviosi di lui; con le quali, ponendo in risalto le fattezze morali e le opere dell'amato congiunto, ritrasse anche la propria natura che spronata sempre ad un'alta meta ideale, non fu sempre assegnata tanto da non oltrepassare a volte il segno. (Bene). [...]
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il signor senatore Sprovieri.
SPROVIERI. Io dirò soltanto due parole.
Si permetta anche a me da questo banco di mandare un tributo di affetto e di stima al mio amico defunto senatore Cordova.
È inutile il tesserne le lodi dopo le parole testé dette dal nostro illustre Presidente: mi limito quindi a pregare il Senato di mandare le condoglianze alle famiglie dei senatori commemorati. [...]
GRANTURCO, ministro della pubblica istruzione.Domando la parola.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare.
GRANTURCO, ministro della pubblica istruzione. Mi consenta il Senato di aggiungere poche parole a quelle nobilissime, che ha pronunziato l'illustre Presidente commemorando il senatore Filippo Serafini e il senatore Cordova.
Il Cordova, erede di un gran nome, per il carattere mite, per l'ingegno acuto, per la tenacia della volontà, si può, senza tema affermare, che serbò con animo forte, con coscienza sicura, le tradizioni della sua famiglia.
E fu, senza dubbio, uno degli uomini che maggiormente contribuirono al risorgimento italiano, continuando da prima nei campi di battaglia e poi negli uffici pubblici, le tradizioni di quella classe dirigente che preparò la rivoluzione italiana.

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni,25 maggio 1897.