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CONTI Emilio

30 aprile 1842 - 14 luglio 1919 Nominato il 21 gennaio 1906 per la categoria 03 - I deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio provenienza Lombardia

Commemorazione

 

Atti Parlamentari - Commemorazione
Adeodato Bonasi, Presidente

Signori senatori! Se amara per noi tutti è sempre la perdita di egregi colleghi, che per incontestate pubbliche benemerenze e per eccelse virtù d'animo e di intelletto, lasciano ricordi che perpetuano il cordoglio della loro scomparsa, ancora più dolorosamente ne restano colpiti coloro che con essi erano stretti da dolci, intime consuetudini di vita. A questo titolo, oggi particolarmente penoso, riesce a me l'adempimento del dovere pieno di tristezza di annunziarvi la morte dell'illustre collega senatore Emilio Conti, avvenuta in Milano il 14 luglio corrente, e l'accennare sommariamente ai meriti insigni che ne raccomandano la memoria alla riconoscenza nazionale.
Il Conti nato nella stessa città di Milano il 30 aprile 1842 da ricca famiglia, nobile non solo per diritto ereditario, ma per continuate rinnovantesi tradizioni di opere egregie, sin da giovane, sentendo il dovere di non venire meno agli obblighi speciali che la condizione privilegiata impone, si dedicò agli studi con non comune fervore; e non contento di una laurea, per estendere sempre più la sua cultura, e rendersi atto a servire degnamente e in più vasto campo il proprio paese, addottoratosi in giurisprudenza, volle conseguire altresì il diploma in ingegneria.
Con siffatta eccezionale preparazione di studi il Conti entrò nella vita pratica, e trattovi da quell'innato generoso sentimento di altruismo, che fu il grande elaterio di tutta la fruttuosa sua vita, si applicò con particolare predilezione a promuovere e divulgare le filantropiche istituzioni dirette ad assicurare una preveggente amorevole assistenza alle classi più bisognose di tutela e di aiuto, per salvarle dalla corruzione, che annulla ogni latente energia, per sottrarle alle male suggestioni ed ai pericoli dell'abbandono e della miseria, e farne invece un possente elemento di forza sociale, di concorde progresso e di civiltà.
Sotto l'impulso di sì nobili ideali di bene e di patriottismo, egli esordì con l'Opera pro orfani infanti che con l'altra della Assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro in agricoltura, dovuta principalmente alla coraggiosa sua iniziativa, ed alla virile imperturbata costanza con cui, attraverso ad infinite, non sempre disinteressate opposizioni, volle e seppe assicurarle il trionfo, resteranno tra le maggiori imperiture sue benemerenze.
Né soltanto a queste opere eminentemente umanitarie e civili si arrestò il devoto, pietoso interessamento del Conti.
Colpito dalla crudele sventura di perdere l'unico figlio maschio, già promettente di seguire le non fallaci orme paterne, dopo avere invano lottato con tutti i mezzi suggeriti dalla scienza e dall'amore, per strapparlo al lento, inesorabile morbo che doveva fatalmente rapirglielo, non trovò conforto a questo, che fu il gran dolore di tutta la sua vita, che nel profondersi sempre più nel fare il bene, e nel consacrarsi intieramente al paese.
Così recò il tributo della sua autorità, della sua indiscussa competenza e del suo gran cuore alla Casa dei veterani di Turate, alla pia istituzione Provvidenza Baliatica,all'Istituto sanitario Umberto I, all'Associazione Cesare Beccaria, che come la Hovard association di Londra e la Société générale des prisonsdi Parigi esercita un'azione efficace di patronato carcerario, e di studio per la riforma nella legislazione e nei sistemi penitenziari; nonché alla Cassa mutua lombarda di assicurazione degli infortuni del lavoro,della quale tenne sino all'ultimo la presidenza.
Di molte altre benefiche istituzioni egli si occupò con la consueta alacrità, e più specialmente di quelle tendenti a generalizzare l'educazione fisica per rendere più forti le crescenti generazioni, ma in questo momento soverchiamente lunga ne riuscirebbe anche la semplice enumerazione.
Convinto poi che l'agricoltura, oltre essere anche moralmente la più sana delle industrie, è, e deve essere per l'economia pubblica, la madre di tutte le altre, particolarmente per l'Italia nostra alma parens frugum,e che l'emanciparla dalla schiavitù di essere tributaria della produzione estera, è la più valida difesa della stessa sua indipendenza politica (e di tale verità in questi tristi giorni ne stiamo facendo una ben dura e dolorosa esperienza), il Conti dedicò ai miglioramenti agrari cure assidue e sapienti, che furono esempio ed incitamento che non rimase sterile, essendosi egli, anche con numerose pregiate pubblicazioni, fatto divulgatore dei metodi sperimentalmente da lui riscontrati più adatti alle nostre colture ed al nostro clima.
Ai molti cui par fortuna e sapienza il sottrarsi ad ogni fatica evitabile, apparirà quasi inconcepibile che al Conti, già gravato da sì gran mole di lavoro, rimanesse ancora tempo e voglia per altro. E in verità se anche non avesse compiute nuove opere, nessuno potrebbe onestamente muovergli rimprovero di essersi neppure momentaneamente abbandonato alle false attrattive del proverbiale dolce far niente.
Ma a lui che sembrava ozio lo stesso riposo necessario a ritemprare e reintegrare le forze, non parve di aver diritto di negare allo stato il contributo della sua onestà, disinteressata influenza altresì nelle assemblee politiche. E prima nella Camera dei deputati, per cinque legislature consecutive, e più tardi nel Senato, dal 21 gennaio 1906, lasciò traccie che non si cancelleranno, non soltanto della sua non mai intermittente operosità, ma della somma preziosa sua esperienza, specialmente in materia agraria, economica e di pubblica assistenza, e gli annali parlamentari ne faranno sempre larga onorevolissima testimonianza.
Non potrà mai essere dimenticata la battaglia da lui ingaggiata perché legislativamente venisse resa obbligatoria, come ho già accennato, l'assicurazione per gli infortuni nel lavoro agricolo; campagna gloriosa per il suo nome, che non si chiuse che colla vittoria completa del principio di giustizia distributiva da lui instancabilmente propugnato, che gli assicura le benedizioni delle presenti e delle future generazioni delle numerose, benemerite schiere dei lavoratori della terra.
Il Conti, dotato di non comune ingegno, corroborato da quel forte buon senso che lo salvaguardava da ogni eccesso; fornito di soda, moderna cultura, abborrente dalle brillanti generalità, che formano il gran bagaglio degli improvvisatori; modestissimo, sebbene cosciente del suo valore; di salda tempra di carattere da scoraggiare ogni tentativo di piegarlo ad atti non conformi alle meditate sue convinzioni; onesto sino alla meticolosità nella vita pubblica e privata; signorilmente generoso, senza farne mai pompa; e tutto questo eletto insieme, irradiato da una così squisita bontà d'animo da renderlo irresistibilmente simpatico e caro agli stessi suoi avversari politici; ovunque passò lasciò ricordi che manterranno sempre viva e venerata la sua memoria in quanti ebbero la ventura di incontrarlo sulla loro via e di sentire l'alito di gran galantuomo che emanava da tutta la sua persona.
Auguriamo alla diletta patria nostra che la Provvidenza le sia sempre larga di uomini che, come Emilio Conti, così altamente la onorano, e fanno migliori molti altri, ravvivando la fede che non è la molla degli interessi egoistici che sovrana governi il mondo. (Approvazioni).
GREPPI. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GREPPI. Alle commoventi parole dette dal Presidente in onore della memoria del senatore Emilio Conti, io non saprei, ed anche sapendolo, non vorrei aggiungere parola, perché il ricordo che ne ha fatto il Presidente costituisce il ritratto completo del senatore Conti a cui nulla si deve aggiungere.
Ma, poiché è consuetudine che si associ alla commemorazione di un senatore qualcuno che rappresenti la sua regione io, in nome di Milano, ringrazio il Presidente di averlo così degnamente commemorato; l'animo dei milanesi e dei lombardi vibra a unisono con i sentimenti espressi dal nostro Presidente. Onde prego che della commemorazione fatta sia data comunicazione alla famiglia del defunto senatore, affinché ne tragga un conforto ed abbia in essa un documento che le virtù dell'estinto furono sentite ed apprezzate dalla più alta Assemblea della nazione. (Approvazioni).
NITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno.Il Governo si associa alle nobili parole del Presidente il quale con quella nobiltà ed austerità di linguaggio che gli è abituale ha parlato delle virtù del senatore Conti ed ogni nostra parola sarebbe superflua. Io voglio soltanto in quest'ora ricordare che il senatore Conti fu uno di quei conservatori saggi ed illuminati che comprese che di fronte ai movimenti delle masse operaie non è possibile alle classi colte e ricche di disinteressarsi, e non è possibile soltanto provvedere all'ordine pubblico, ma intese una cosa più profonda che le grandi riforme è dalle classi più colte che vanno avanzate.
Fu un pioniere, un uomo di nobiltà dello spirito, comprese la grandezza dei problemi sociali dell'ora presente e ne fu antesignano.
Mandando un saluto rispettoso alla sua memoria, possiamo dire che fu veramente onore del Senato, e fu veramente un uomo della sua ora. Pensiamo che nessuna lode più grande può essere fatta di lui che questa, che comprese il momento attuale nella sua grandezza e ne fu il grande interprete. (Approvazioni).

Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 24 luglio 1919.